Il Sole 24 Ore, 6 gennaio 2019
Evitate di sognare cani e capre!
«Cominciano le interpretationi de’sogni di Daniel Propheta le quali interpretationi egli expose in Babilonia in quel tempo».
Così nel codice 1258 della Biblioteca Riccardiana di Firenze è introdotto un manuale di interpretazione dei sogni (in versione volgare), estremamente semplice – per ogni immagine onirica un significato – largamente diffuso nel Medioevo e più volte stampato fino al 1550: il Somniale Danielis attribuito al celebre personaggio biblico interprete dei sogni di Nabucodonosor. Si tratta di un testo greco forse del IV secolo tradotto in latino nel IX, variamente manipolato e più volte tradotto in volgare (italiano, francese, gallese, inglese, islandese, irlandese e tedesco); ne sono stati recensiti fin qui 145 manoscritti latini e molte decine in volgare.
Il Somniale Danielis è ora ampiamente studiato da Valerio Cappozzo sotto vari punti di vista – di storia della cultura e tradizione manoscritta – con particolare attenzione alla sua presenza nella letteratura italiana del Due-Trecento, per il valore e l’interpretazione dei simboli onirici: «nella letteratura italiana delle origini, avverte l’autore, la tematica del sogno nasce con le tenzoni di Dante Alighieri e di Dante da Maiano». L’opera fornisce quindi significativi esempi di sogni presenti in testi letterari dei due secoli che rispecchiano nella loro interpretazione una tradizione ben codificata e documentata nel Somniale Danielis: per ricordarne solo alcuni, il sogno dantesco di Purgatorio IX, 1-33 con l’aquila che rapisce Dante «suso infino al foco» (l’aquila è simbolo positivo, significa «iter prosperum et felicem vitam»), o quello di Gabriotto nel Decameron che sogna capra e cane, simboli negativi tanto che il sognante al risveglio muore. Molte le corrispondenze fra testi letterari e il Somniale Danielis individuate dall’autore, che segnala fra l’altro come nell’Acerba di Cecco d’Ascoli si trovino varie traduzioni in versi di luoghi del Somniale.
La tradizione manoscritta conferma questi rapporti che i copisti sembrano sottolineare raccogliendo in un solo codice tanto il Somniale e altri testi oniromantici, quanto scritti letterari, accostati per analoghe tematiche oniriche: come il manoscritto miscellaneo Martelli 12 della Biblioteca Laurenziana che unisce al Somniale (in latino e volgare) rime di Dante e Cavalcanti e l’intera Vita nova. Di particolare significato anche il manoscritto laurenziano Tempi 2 – copiato dal fiorentino Antonio Pucci, datato 1362 – ricchissimo di opere del Due e Trecento: il Somniale è accompagnato da testi di vari autori – da Dante a Petrarca, da Brunetto Latini a Cecco d’Ascoli, da Fazio degli Uberti a Giovanni Villani – insieme a profezie di origine diversa, unitamente a scritti scientifici, storici e curiosi. Altri manoscritti studiati da Cappozzo presentano interessanti raccolte di testi oniromantici, come il Riccardiano 859 da lui per la prima volta illustrato nella sua originalità e completezza, in quanto offre un articolato panorama delle teorie oniromantiche del mondo antico e arabo, non senza riferimenti sia alla Bibbia sia alla tradizione cristiana da Gregorio Magno a Tommaso d’Aquino.
Con lo studio dei codici –alcuni dei quali non utilizzati fin qui – Cappozzo dà l’edizione di varie redazioni latine del Somniale e, per la prima volta, le sei versioni italiane. Contributo decisivo quindi non solo per la tradizione onirocritica medioevale e rinascimentale (Leonardo da Vinci possedeva tre edizioni a stampa del Somniale in volgare italiano e Girolamo Cardano ne farà largo uso anche per interpretare i propri sogni) ma per il confronto fra le varie redazioni latine e le versioni italiane. Dalla comparazione e fusione del testo latino e delle versioni italiane, l’Autore trae un prezioso “Dizionario dei sogni” che è l’originale “risultato dello spoglio di manoscritti latini e volgari dal IX secolo alla fine del XV secolo e comprende le prime edizioni dal 1475 alle ristampe del 1550. Questo materiale, così riunito per la prima volta, sarà utile non solo ad avere un quadro più dettagliato dell’immaginario onirico medioevale che si tramanda nel Rinascimento, ma potrà anche essere utilizzato praticamente nello studio del simbolismo letterario e storico – artistico”.
E poiché a volte alle immagini oniriche sono associati una lettera e un numero, di matrice astrologica o alchemica (come nel Riccardiano 859), il Somniale costituisce anche – con la sua tradizione manoscritta – un importante capitolo nella storia dell’aritmologia, dal mondo antico alle soglie della modernità.