il Giornale, 6 gennaio 2019
Riapre la prigione di Lupin e avrà i telefoni nelle celle
Ha ispirato film e canzoni. Da lunedì assomiglierà a un call center. È la prigione più famosa di Francia. Con ospiti illustri, fughe e rilasci. Fino alla chiusura per ristrutturazione nel luglio 2014. La Santè, al 42 dell’omonima strada nel cuore di Parigi, riapre i cancelli dopo essersi tirata a lucido. E torna a far parlare di sé perché ogni cella avrà un telefono fisso. Una rivoluzione per un penitenziario con oltre 150 anni di storia. Troppo difficile prevenire la comunicazione con l’esterno, meglio concedere una cornetta per chiamare mamma o fidanzata.
Dopo il record d’infrazioni commesse nel 2017 (40 mila cellulari sequestrati nelle 180 prigioni francesi tra i 70 mila detenuti totali) ecco l’idea: per 8 centesimi al minuto, gli «ospiti» de La Santè potranno chiamare un numero fisso nazionale; 18 centesimi per telefonate verso cellulare. È una première in Francia. Prezzi inferiori al normale e jammer per bloccare i cellulari istallati nelle celle, rinnovate con due letti in ogni stanza.
Era diventato uno zimbello negli anni pre-restauro, simbolo del decadimento del sistema carcerario. Via dunque a un cantiere di tre ettari. Fuori i detenuti e dentro muratori, ingegneri e architetti. Rigenerazione urbana ma soprattutto l’idea di installare telefoni come «elemento di pacificazione della detenzione», spiega la direttrice dell’istituto Christelle Rotach. Quattro anni fa, dopo 147 anni di vita, serviva una soluzione per migliorare il reinserimento in società e prevenire i suicidi. I prigionieri potranno così comporre numeri convalidati in anticipo e verificati dall’amministrazione. Ma non sarà difficile aggirare le regole.
C’è chi si chiede che farebbe oggi Jean Genet, uno dei più discussi detenuti che componeva i suoi romanzi in prigione perché lo aiutavano a uscire mentalmente da lì. Tra gli artisti passati dal carcere di Montparnasse, anche il poeta Apollinaire, che a La Santè trascorse una settimana nel 1911 per complicità in furto con un mercante d’arte. Più recentemente, i rapper Joey Starr e Booba. Nell’area VIP sono stati anche i politici: Bernard Tapie nel ’97, Maurice Papon nel ’99 o Jean-Christophe Mitterrand nel 2000. Perfino moderni Robin Hood, come l’ex trader di Société Générale Jérôme Kerviel, rilasciato nel marzo 2008 e allora considerato dall’opinione pubblica uno speculatore truffaldino ma al tempo stesso un eroe per aver causato perdite da 4,9 miliardi alla banca. Grandi figure del banditismo francese come Jacques Mesrine da qui sono evase, il nemico pubblico numero uno del tempo scapperà l’8 maggio 1978 con i complici François Besse e Carman Rives. Una delle sole tre fughe che La Santè abbia sperimentato in 150 anni. La Santè ha pure trovato terreno fertile nella cultura popolare grazie al personaggio di Lupin, che qui fu imprigionato nel romanzo «813» del 1910. Artisti come Georges Brassens e Yves Duteil citano le sue mura nelle canzoni. Immancabile la cinematografia, col film Il Buco che si svolge quasi interamente nel carcere.
Nel 1867 fu inaugurato, 800 posti. Ora si arriverà a sfiorare i mille. Tra gli altri illustri detenuti, Alfred Dreyfus e Carlos lo «Sciacallo» (ergastolo per la bomba al Drugstore parigino nel 1974). Fino all’ex dittatore panamense Manuel Noriega, che ha lasciato il carcere appena sette anni fa. Gli ultimi 60 condannati hanno abbandonato le celle nel 2014. Da quel momento è stato in funzione solo il distretto di semi-libertà. Lavori su larga scala. Una nuova idea di privazione della libertà fisica, ma non di comunicare. Tutto è pronto per girare di nuovo chiavistelli e serrature.