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 2019  gennaio 06 Domenica calendario

Laura Morante e la figlia Eugenia si raccontano

«Quando aspettavo Eugenia, vivevo in una casa malmessa a Riano Flaminio: era piena di pentole e ci pioveva dentro. Sia io che suo padre, il regista Daniele Costantini, eravamo ancora molto precari nei nostri mestieri artistici. Una mattina Lina Taviani, la moglie di Paolo, venne a trovarmi e mi volle rassicurare: non ti preoccupare, ogni bambino arriva col panierino». Laura Morante ricorda la vita da Bohème di quando era ragazza. Quella delicatezza un po’ astratta, la vena crepuscolare che siamo abituati a studiare nel suo volto magnifico, fin dai tempi dei film con Nanni Moretti, si riverbera nella voce. Qui parla di sé come madre.
Eugenia, la primogenita, 34 anni, fa anche lei l’attrice. La più piccola, Agnese, nata dal secondo matrimonio con l’attore George Claisse, è musicista e vive a Londra. Anche lei ha fatto piccole parti, ma finora non sembra aver scelto la carriera d’attrice così come ha fatto Eugenia, che nei primi anni Duemila, con Manuale d’amore e Boris, si è imposta in Italia come un volto familiare. Occhi chiari, una bellezza diafana e un modo di parlare anche lei attento e sottile, pur se scolpito in un differente accento romano, che la distanzia dal toscano materno, la figlia maggiore di Laura Morante sembra aver portato nella casa quel panierino di doni che Lina Taviani, diventata poi sua madrina, aveva annunciato.

LA CASA
«Il salto di qualità nella mia carriera è avvenuto con l’arrivo di Eugenia e in poco tempo abbiamo cambiato casa» racconta Laura Morante, che a 62 anni vive adesso a Roma con il suo terzo marito, l’architetto Francesco Giammatteo. Insieme la coppia ha adottato un bambino, Stefan, oggi dodicenne. «So di essere stata una madre incoerente. Entrambe le mie figlie hanno dovuto subire da piccole le separazioni dai loro padri. Ma siamo state sempre molto legate. Come era Eugenia da piccola? Curiosa, spiritosa, non ci si poteva annoiare con lei». 
Quando Eugenia ha sette anni, la famiglia si trasferisce in Francia, prima in provincia e poi a Parigi. «È lì che ho frequentato parte delle scuole elementari, le medie, e buona parte del liceo. Avevo fatto appena in tempo ad ambientarmi, che dopo dieci anni mia madre decide di tornare in Italia. A quel punto avevo 17 anni, ero bilingue e avevo tante amiche. Alcune sono ancora le mie sorelline e vado spesso a trovarle a Parigi» spiega Eugenia Costantini, che ora vive con il suo fidanzato. «Sento Roma come la mia città. Sarà un caso che oggi ho affittato una casa a Monteverde e che dalla mia finestra guardo l’asilo che ho frequentato da bambina?».
«Per era normale vedere mia madre nei film, e mi piacevano soprattutto quelli di Nanni Moretti», Eugenia aveva, all’inizio, desiderio di maggiore riservatezza e si iscrisse al primo anno d’università, serbando un desiderio non confessato. «Ricordo che un giorno le dissi – a parlare è Laura – Eugenia, se per caso vuoi recitare, io sono d’accordo. Non avere pudore se vuoi fare lo stesso mio mestiere». 
Così come Laura ha avuto un ruolo benefico nel tirare fuori il talento inespresso della figlia, arrivando a dirigerla nel suo secondo film da regista, Assolo, allo stesso modo Elisabetta Sgarbi ha intercettato di Laura il desiderio di scrivere. 
Come editrice, le ha chiesto un libro di racconti e interludi, Brividi immorali, uscito a maggio di quest’anno, che in diverse occasioni oggi madre e figlia si trovano a leggere insieme in pubblico: «Quando ho cominciato a leggere il primo racconto, mi sono astratta e a un certo punto non mi ricordavo più che l’avesse scritto mia madre. Mi piace il tono surreale e fiabesco» dice la figlia, che a sua volta ha cominciato a scrivere, come il padre, sceneggiature.
«L’ultimo mese l’ho passato a casa per mettere giù un soggetto cinematografico sul Capodanno. Per me la vigilia è un giorno particolare. Tanti anni fa, a ridosso del 31 dicembre, è morta una mia cara amica del Circeo. Quell’evento ha cambiato tante cose nella mia vita e in quella del nostro gruppo di amici». 
Di natura schiva e di temperamento emotivo, Laura Morante dichiara che l’unico Capodanno che lei ricordi è quello passato da sola a casa di un’amica a Monaco: «Tutti erano andati a festeggiare, io restai a casa ad ascoltare i festeggiamenti che arrivavano da lontano. Mi sentivo felice». 
L’anatomia della linea femminile di casa Morante porta fino a Elsa, che era la sorella del padre di Laura. Una figura gigantesca che ha pesato molto nell’infanzia dell’attrice. «A Natale, zia Elsa portava tanti regali ma lei voleva che la distribuzione fosse frutto del caso. Naturalmente, quando lei andava via, poi noi bambini ce li scambiavamo. Io ero la sua nipotina prediletta, fino a che non ruppe i rapporti con mio padre». Oggi sul comodino di Eugenia ci sono tutti i libri della prozia, da La Storia a L’Isola di Arturo. «Stanno lì, ma non mi sento ancora pronta per leggerli. Sto cercando il momento giusto» spiega Eugenia Costantini.

IL PALCOSCENICO
La storia dei destini incrociati ha voluto che a un certo punto Eugenia incontrasse il teatro di Carlo Cecchi. Assieme a Daniele Morante (fratello maggiore di Laura) Cecchi detiene i diritti di Elsa Morante. «Da ogni scuola o esperienza lavorativa ho preso qualcosa, ma Carlo Cecchi è quello che mi ha insegnato a recitare. Nel 2015 ho lavorato nella Dodicesima notte di Shakespeare con la sua regia: l’esperienza più importante della mia vita». «Sono andata a vedere quello spettacolo decine di volte, e non solo perché ci recitava mia figlia» confessa Laura, che continua a recitare in teatro. «Per un attore l’esperienza del palcoscenico è imprescindibile. Amo anche il cinema, ma non sono mai stata una cinefila. Tra un bel film e un bel libro, preferisco sempre leggere. La vera cinefila di casa è Eugenia». «Se per cinefila si intende una persona che è in grado di vedere lo stesso film cento volte, allora sì, ha ragione mamma, io lo sono. Avrò visto cento volte i film di Chaplin, di Fellini e di Billy Wilder. Ho un gusto antico». 

LA PASSEGGIATA
Il gusto antico di cui parla Eugenia si riverbera in ogni espressione di madre e figlia, che condividono le stesse paure: «Non ho mai imparato a nuotare, eppure ho una grande fascinazione per il mare, al punto che mi piacerebbe immaginare di vivere gli ultimi anni della mia vita in un posto vicino al mare» confessa Laura. «Io nuoto solo dove si tocca. Altrimenti mi metto i braccioli come i bambini» aggiunge Eugenia. 
Una traccia antica di pensiero attraversa anche la loro concezione della bellezza che non è strumentale né provocatoriamente seduttiva: «Mia madre mi ha insegnato a essere una donna fiera e spiritosa e non fare molto affidamento sulla bellezza. Quando Weinstein dieci anni fa a Venezia mi chiese un po’ insistentemente di fare una passeggiata sulla spiaggia, io la presi come una cosa quasi buffa di cui ridere con gli amici» conclude Eugenia. «Per noi la bellezza non è solo quella fisica. La bellezza è la grazia, è un certo modo di parlare, di comportarsi. Mia madre, così come mia nonna, è così».