Libero, 5 gennaio 2019
Perdiamo un’ora al giorno in coda
Ti sei pure svegliato qualche minuto prima, perché lo sai che raggiungere l’ufficio non sarà una passeggiata. Ingorghi, semafori rossi, code chilometriche che tappano qualsiasi possibilità di scorrimento veloce. Anche la scorciatoia che ti hanno suggerito per fare più in fretta è piena zeppa di auto. Di muoversi, non se ne parla. Vai a 30 chilometri all’ora, se va bene. Procedi a passo d’uomo, se va male. Con il piede sempre pigiato sul freno, la frizione che romba più del motore, gli altri automobilisti che sbuffano e guardano l’orologio: in Italia si perdono – letteralmente – circa 38 ore all’anno nel traffico. Sono quasi due giorni, a metterli assieme. Due giorni di clacson che strombettano e marce che non scalano. Lo dice l’ultimo rapporto di TomTom Traffic, una società olandese che a livello europeo analizza proprio questo: le ore bruciate inutilmente a bordo di una macchina. E a scartabellare i vari dati nazionali viene fuori che le carreggiate tricolori sono tra le peggiori del Vecchio Continente.Peggio di noi fanno solo Regno Unito e Belgio, con all’attivo (si fa per dire) rispettivamente 45 e 39 ore di bit-stop non richiesto. La media europea non arriva a 30 ore annue, noi la superiamo abbondantemente. Con tutto quel che ne consegue: gomme che si usurano più velocemente, sicurezza che si riduce, anidride carbonica che schizza alle stelle e smog che fa lo stesso. Il tutto per rimane imbottigliati sulla bretella, non è un gran vanto. I pendolari più sfortunati sono quelli della Capitale: rischiano di passare anche 105 minuti nel traffico. Ogni santissimo giorno. Ci sono le code (interminabili) al Grande Raccordo Anulare che valgono in media 50 minuti al dì, i rallentamenti sulla Tiburtina, sulla Cassia e sull’Aurelia che ne totalizzano altri 40, il caos del centro (vedi via Nazionale) che fa perdere un quarto d’ora. Per i romani non c’è davvero pace, men che meno al volante.
Neanche a Milano sono proprio rose e fiori, tra l’altro: chi deve raggiungere il capoluogo lombardo mette in conto anche 70 minuti di traffico al giorno, passati tutti – o quasi – sull’asfalto della A4 (che nelle ore di punta, prima e dopo il timbro del cartellino, diventa un inferno) o nei meandri della Circonvallazione. A Napoli i minuti “in coda” sono invece 50: il triste primato di strada intasata, nella città partenopea, lo vince la direttrice Casoria – Centro Direzionale, ma c’è da mettersi le mani nei capelli anche a imboccare le arterie che vanno all’aeroporto di Capodichino e alla Stazione centrale. Corso Umberto I conviene farlo a piedi. TomTom Traffic stima che, nel nostro Paese, e solo nei giorni lavorativi, cioè dal lunedì al venerdì, si spendano mediamente ben dieci ore e 40 minuti a testa per spostarti: o per andare al lavoro, o per portare i figli a scuola, o per fare la spesa. Praticamente stiamo sempre in macchina, per qualcosa come 556 ore all’anno (cioè 23 giorni interi in dodici mesi). Se poi in buona parte siamo anche fermi, apriti cielo.
L’unica consolazione è che, col passare degli anni, qualche piccolo miglioramento c’è stato. Nel 2015 le rilevazioni “chiavi in mano” davano 93 ore all’anno perse nel traffico di Roma, 87 in quello di Milano (dove però i cantieri di Expo hanno avuto un ruolo determinante anche se estemporaneo) e 75 a Napoli. “Faccio un salto in ufficio e torno il prima possibile”, un miraggio. E dire che il 69% dei lavoratori italiani usa l’auto per raggiungere l’ufficio (questo lo dice l’Osservatorio europeo della Mobilità): che poi, alla fine, il problema si ripropone lo stesso anche a scegliere i mezzi pubblici. Non è che a stare fermi in colonna su un autobus il traffico diventi di colpo divertente. Anzi. L’86% di noi usa la quattroruote di famiglia per andare al supermercato e il 64% per accompagnare i figli a scuola o all’asilo. Sono entrambe percentuali molto più elevate delle medie europee. Dopodiché certo, incidenti e contrattempi dell’ultimo minuto possono sempre capitare. Uno li mette in conto, non si sa mai. Però c’è davvero di che spazientirsi a perdere tempo in questo modo. Bloccati nel traffico, con l’unica consolazione della radio che magari non passa nemmeno le proprie canzoni preferite. E senza contare gli effetti sulla salute (per una vita passata a respirare gas di scarico) e sul portafogli (la benzina che si consuma per avanzare pochi metri al minuto).