Libero, 5 gennaio 2019
Cosa succede quando ci sbronziamo
Si chiama “blackout mentale”, ed insorge dopo una sonora ubriacatura, quando cioè si è bevuto troppo alcol per tutta la notte e il giorno dopo, al risveglio, non si ricorda nulla della serata appena trascorsa. Si calcola che oltre la metà degli studenti universitari abbia vissuto almeno una volta una situazione neurologica del genere, dovuta all’abuso di alcol durante una notte brava, ed anche a distanza, nessuno di loro è stato in grado di richiamare alla memoria quanto accaduto nelle ore precedenti. Il blackout mentale infatti, è incredibilmente diffuso tra i giovani che bevono troppo durante i fine settimana, che dopo la sbornia non ricordano come sono arrivati a casa, cosa hanno fatto o detto, non rammentano eventuali atti di vandalismo, di sesso occasionale non protetto o di guida in stato di ebbrezza, e non è esatto dire che i ragazzi sbronzi si limitano solo a dimenticare parti della serata, perché il loro cervello non ha proprio creato o immagazzinato i ricordi a breve termine, né li ha cancellati, perché quelle azioni semplicemente non sono state fissate nelle aree mnemoniche andate in tilt, che hanno smesso di registrare. Ma perché durante l’assunzione di alcol non si è in grado di memorizzare le informazioni, e perché più si beve e meno si ricorda di quei momenti?
VASODILATATORE
L’alcol è un calmante che agisce come un sedativo, è un potente vasodilatatore che rallenta molti processi cerebrali, e provoca ubriacatura da tossicità quando viene consumato in quantità eccessive in un breve periodo di tempo, con conseguente indebolimento di molte reazioni ed azioni, incluse quelle mnemoniche, ed i blackout sono la conseguenza della grave intossicazione, a prescindere dall’età o dal fatto che il consumatore sia o meno dipendente dall’alcol. Il rapido aumento dei livelli di sostanze alcoliche nel sangue infatti, come per ogni sedativo, produce una altrettanto rapida riduzione delle funzioni cerebrali superiori, con sovvertimento delle sostanze chimiche necessarie a fissare il ricordo nel cervello. L’alcol agisce sui neurorecettori che rilevano i cambiamenti dell’ambiente encefalico, ed inviano segnali di allarme alle cellule nervose che si spengono, si mettono a riposo e non riescono quindi a fissare i ricordi, agendo con lo stesso meccanismo indotto da alcuni farmaci come le benzodiazepine o gli anestetici come la ketamina, che indeboliscono ulteriormente o spengono le funzioni mnemoniche. La buona notizia è che i blackout non causano necessariamente danni permanenti alle cellule cerebrali, ma possono comunque avere serie conseguenze. Nel breve periodo infatti, chi dimentica cosa ha fatto durante l’ubriacatura ha sfiorato un rischio neurologico senza rendersene conto, che però svanisce con la fine della sbornia, ma nel lungo periodo il consumo eccessivo e frequente può danneggiare seriamente il cervello a causa dell’effetto dell’alcol sul delicato equilibrio chimico encefalico. Gli alcolisti infatti nelle immagini radiologiche mostrano un rimpicciolimento del cervello significativo, con volumi e cavità ridotte, e riportano a livello metabolico una carenza di tiamina, di vitamina B12, cosa che sviluppa temibili patologie cerebrali e problemi neurologici seri. Attualmente è tra i 15 ed i 19 anni che i ragazzi sperimentano il blackout, e molti sono stati gli accessi nei pronto soccorso italiani ed europei durante la notte di fine anno, per le peggiori “bevute” in compagnia, caratterizzate dalla perdita di controllo e sottovalutazione del rischio di bere, mettendo a repentaglio anche la compiuta formazione del loro cervello, che si fissa in modalità off e smette di registrare, lasciando un buco nero e una lacuna mnemonica di quelle ore.
SINTOMI NEUROLOGICI
Molto dipende anche dal modo in cui ognuno è in grado di assimilare l’alcol, diverso da individuo ad individuo, influenzato dal rapporto grasso-peso, dalla quantità di cibo ingerito in grado di ridurre la rapidità di assorbimento delle sostanze alcoliche, e dal grado di maturità e funzionalità degli enzimi epatici adibiti a smaltirle, ma comunque l’eccesso di alcol dà come primi sintomi immediati quelli neurologici, rallentando i processi mentali e cognitivi, deprimendo la corteccia cerebrale, quella che regola la memoria, l’attenzione, la percezione, il pensiero, la fluidità di parola e la consapevolezza. C’è poi un altro sintomo tipicamente attribuito alla sbornia, il presunto aumento del desiderio sessuale, il quale però non aumenta affatto, perché si tratta di un comportamento sessuale che diventa semplicemente meno selettivo durante l’ubriacatura, e non essendo più controllato e regolato dalla parte razionale encefalica viene percepito come elevato, mentre invece fisiologicamente resta immutato. “In vino veritas” è un’altra leggenda popolare, per la quale si ritiene che gli ubriachi, perdendo il controllo razionale, siano più inclini a dire la verità su cose che generalmente non rivelano o tengono custodite, però non è così scontato, perché è vero che durante l’ebbrezza alcolica diminuiscono le resistenze del cervello, ma il dialogo tra i neuroni non è così compromesso da liberare la coscienza, come accade invece nei momenti di rabbia e di aggressività. È anche vero che l’alcol disinibisce ed ha in alcuni casi un effetto liberatorio, perché innesca uno stato di euforia che porta a fare o dire delle cose che altrimenti non si penserebbe di fare, che influenzano il comportamento durante l’ebbrezza, e falsano la reale percezione della personalità del soggetto bevitore, rivelandone una immagine distorta. L’alcol infatti, come tutte le sostanze psicoattive, altera la coscienza, mascherando l’identità reale e profonda della persona, e lo fa agendo sul sistema nervoso centrale in modo specifico, modificando o inibendo le capacità di giudizio e critica, oltre che tutta una serie di facoltà mentali, allentando in senso letterale i freni inibitori, modificando la chimica e l’equilibrio dei neuroni encefalici e dei loro elettroliti essenziali.
SONNO PATOLOGICO
Più crescono i livelli ematici dell’alcol, più zone dell’encefalo vengono coinvolte, fino ad alterare quelle di controllo delle funzioni muscolari, e le difficoltà di coordinamento motorio, che appaiono evidenti durante una ubriacatura, sono dovute ad un insufficiente feedback tra le parti del cervello destinate ad aggiornare le proiezione mentali dei movimenti corporei, che appaiono barcollanti, oscillanti e indeboliti nei loro riflessi, e che arrivano a far stramazzare il soggetto a terra, fino anche a spegnerne la coscienza, in un sonno profondo e patologico da intossicazione, un pre-coma corollato da segni di nausea, vomito e delirio, che preannunciano la criticità delle funzioni vitali, come la frequenza cardiaca, quella respiratoria ed epatica, che possono condurre al coma etilico e causare potenzialmente la morte. Il blackout è un’esperienza che, pur cancellando dalla memoria gli eventi che l’hanno provocata, paradossalmente non si dimentica più, perché lascia nauseati, sconcertati e spaventati, e se alzare il gomito può a volte essere divertente, non bisogna dimenticare che, come per tutte le cose, l’esagerazione può trasformarsi in una situazione molto spiacevole e patologica, dai risvolti pericolosi e a volte fatali.