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 2019  gennaio 05 Sabato calendario

Rubati i dati personali dei politici tedeschi

Berlino Attacco informatico contro la Germania. Un numero imprecisato di politici tedeschi ha subito il furto online di messaggi email, fotografie, chat con amici e familiari, carte di credito, numeri di telefono e ogni altro dato personale fra i tanti che tutti noi salviamo online. La violazione con destrezza della privacy di tanti rappresentanti politici non conosce (quasi) eccezioni. Dai deputati del Bundestag ai consiglieri comunali, l’attacco ha interessato tutti i partiti tranne uno: Alternative für Deutschland. Fra i più colpiti il leader verde, Robert Habeck, che avrebbe visto tutte le sue chat più recenti pubblicate online. Perfino alcuni dati della cancelliera Angela Merkel (un numero di fax e alcune lettere) sarebbero diventati di pubblico dominio. 
La notizia ha scosso l’intero panorama politico e ha presumibilmente molto irritato la cancelliera: non solo perché Merkel è cresciuta nella Ddr controllata dagli occhiuti agenti della Stasi; già nel 2013 il traffico del suo telefonino era stato messo sotto controllo dalle spie di Barack Obama. Allora il Datagate provocò l’espulsione dell’ufficiale di collegamento Usa a Berlino e molti attriti fra la cancelleria e la Casa Bianca. 
Il caso svelato dalla stazione radiofonica berlinese rbb-Inforadio è invece diverso. La notizia non riguarda una singola aggressione digitale ma rappresenta un fuoco di artiglieria prolungato scatenato da hacker sconosciuto per tutti il mese di dicembre. È stato un account Twitter chiamato «GOd» e basato ad Amburgo a occuparsi di diffondere giorno per giorno i dati sottratti ai malcapitati politici, come in un calendario dell’Avvento dedicato al male. L’account è stato bloccato giovedì sera. Twittate una a una, le informazioni rubate sono state sapientemente mescolate a fake news e a vecchi dati sottratti a Facebook nel 2012 al solo scopo di creare scompiglio. L’operazione è certamente riuscita. 
Per la ministra della Giustizia Katarina Barley si è trattato di un «attacco grave teso a diminuire la fiducia nella democrazia e nelle sue istituzioni». Il mancato attacco nei confronti di AfD, il partito sovranista e xenofobo tedesco, getta poi una tetra ombra politica su tutta la vicenda: non è un caso che fra le celebrità colpite dagli hacker ci sia anche l’attore e regista Til Schweiger e con lui molti giornalisti e artisti schierati contro AfD. 
L’Ufficio federale per la sicurezza informatica (BSI) ha annunciato l’avvio di indagini «in stretto coordinamento con altre autorità federali» e sebbene nessuno al momento formuli ipotesi precise non è un mistero che in tanti guardino alla Russia come possibile sponsor della guerra digitale. Nel 2015 il server del Bundestag era stato attaccato da presunti hacker russi in un’operazione molto più discreta e pericolosa: allora i pirati informatici violarono alcuni documenti riservati del governo federale. E ancora a marzo 2018, la stessa Intranet dell’esecutivo era stata fatta oggetto di un’aggressione digitale anche questa attribuita ad hacker russi. Dopo che le agenzie tedesche per la sicurezza informatica hanno rafforzato la porta di ingresso principale ossia i server delle istituzioni i nuovi hacker hanno deciso di passare dalla finestra, attaccando i politici tedeschi nella loro sfera privata. 
Una portavoce del governo Merkel ha sottolineato che nell’ultimo attacco nessun documento riservato dell’esecutivo è stato violato, il che non diminuisce però la gravità dell’accaduto. Nella convulsa giornata tutta dedicata a fatti di natura digitale, da Döbeln, in Sassonia, è rimbalzata una notizia di segno opposto. Tre individui sono stati arrestati con l’accusa di aver provocato l’esplosione e l’incendio della locale sede dell’unico partito risparmiato dagli hacker: AfD.