treccani - wikipedia, 5 gennaio 2019
Tags : Anno 1901. Raggruppati per per personaggi femminili. Italia. Economia. Lavoro • Argentina Altobelli
Biografia di Argentina Altobelli
treccani
BONETTI, Argentina
di Bruno Anatra - Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 11 (1969)
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BONETTI, Argentina (più nota sotto il cognome del marito, Altobelli). - Nata a Imola il 2 luglio 1866 da Nicola e da Geltrude Galassi, venne allevata da uno zio materno, prima a Bologna (1873), poi a Piacenza, quindi a Parma (1881), dove studiò legge e frequentò i giovani repubblicani del gruppo di Guido Albertelli, che le fecero tenere la sua prima conferenza (1884) sul tema dell’emancipazione della donna. La B. si riconosceva più vicina, però, alla posizione di A. Costa, conosciuto prima dalle pagine de Il Moto e successivamente di persona a Bologna. Nell’85 si accostava ad A. Berenini e cominciava un’attività intensa di proselitismo nel Parmense. Nell’86 rientrò a Bologna dove riprese l’opera di propaganda, quale membro del consiglio direttivo della Società operaia femnunile.
Il matrimonio (1889) con Abdon Altobelli (1849-1909), letterato, allievo del Carducci, che le fu guida preziosa nel riordinare una cultura, fervida di letture, ma disordinata, la tenne per qualche tempo lontana dall’attività pubblica. Ebbe due figli, uno dei quali, Demos (1890-1941), collaboratore di Critica sociale, fu un esponente della frazione intransigente del partito socialista bolognese, che rappresentò nella giunta comunale eletta nel giugno del 1914.L’intensificarsi del dibattito sulla fondazione della locale camera del lavoro la risospinse alla vita politica: il 17 ottobre 1892 intervenne alla riunione in cui, grazie anche a lei, veniva respinta la proposta di tutela da parte della camera di commercio sul nascente istituto operaio bolognese, che il 25 marzo 1893 iniziava ufficialmente la propria attività chiamando la B. nella commissione esecutiva. La crisi di fine secolo la vide partecipe della commissione bolognese organizzata per il soccorso alle vittime della repressione pellouxiana.
Con la svolta del ’900 e l’espansione del sindacalismo socialista, la B. venne chiamata ad assumere ruoli di sempre maggiore responsabilità, prima locale, quindi nazionale. Nel giugno 1900 rappresentava il mutualismo bolognese al congresso nazionale della previdenza (Milano), e veniva eletta nell’Ufficio di presidenza. Tra la fine del 1900 e gli inizi del 1901 fu impegnata in un ciclo di conferenze, nel Bolognese, a sostegno del progetto Kuliscioff sul lavoro delle donne e dei fanciulli. Uno dei paesi da lei toccati, Malalbergo, la delegò al congresso costitutivo della Federazione nazionale lavoratori della terra (F.N.L.T., Bologna 24-25 nov. 1901). Nel dibattito sostenne il potenziamento delle leghe femminili e il progetto Kuliscioff, che, rispetto a quello governativo, estendeva alle campagne la tutela della mano d’opera femminile e minorile.
In questa fase d’intensa crescita del movimento contadino, la B. svolse un ruolo di protagonista nella organizzazione delle leghe di miglioramento nel Bolognese, che le carte di polizia non esitano a definire come "opera sua": ne ebbe a riconoscimento l’elezione nel settembre 1902 a segretaria della federazione, che rappresentò al congresso di Imola del partito socialista. La Federterra, che, smorzatosi lo slancio degli anni 1900-02, sotto la dura prova della reazione padronale, aveva dovuto ridimensionarsi e trasformarsi in segretariato (febbraio 1904), nell’aprile 1904, accettava le dimissioni da segretario di C. Vezzani ed eleggeva la B. al suo posto. La sede fu trasferita da Mantova a Bologna, a indicare che il cuore dell’organizzazione si era, nel frattempo, spostato nel Bolognese, le cui leghe, sorte più tardi che altrove, conoscevano ora un rapido e solido sviluppo.
D’un balzo si accrebbero e moltiplicarono le responsabilità della B.: segretaria della Federterra, che, al II congresso nazionale (Bologna, 7-8 apr. 1906) assumeva di nuovo la forma federativa; membro del consiglio direttivo della Confederazione generale del lavoro sin dal congresso costitutivo (Milano, 29 settembre-1º ott. 1906), con una parentesi che va dal congresso nazionale della C.G.d.L. del 12-13 dic. 1909 (nel corso del quale la B. si dimetteva per avere respinto la critica mossa dal consiglio nazionale della F.N.L.T., un mese prima, al "contegno contraddittorio e incerto" della C.G.d.L. in occasione della venuta dello zar), al III congresso naz. della C.G.d.L. (Padova, 25-26 maggio 1911); eletta nel consiglio direttivo del partito socialista al congresso di Firenze (1908), quando con un gruppo di ex integralisti confluiva sull’o.d.g. ’concordato’ coi riformisti, e confermata dal congresso di Milano del 1910 (ma non più, col ritorno degli intransigenti, dal congresso successivo).
Nell’assolvere al suo maggior compito di segreteria della F.N.L.T. la B. rivelerà nelle situazioni critiche notevoli qualità di mediatrice e doti organizzative di rilievo, con una particolare cura per gli aspetti più propriamente tecnici della rappresentanza sindacale: fu relatrice su "le tariffe e il loro coordinamento" al III congr. naz. della F.N.L.T. (Reggio Emilia, 7-9 marzo 1908) e sugli "infortuni in agricoltura" al IV congr. naz. della C.G.d.L. (Mantova, 5-9 maggio 1914); sarà nominata dal consiglio nazionale della C.G.d.L. del 79 maggio 19 18 a far parte di una commissione per lo studio dei progetti di legge sulle assicurazioni sociali, e relatrice con B. Buozzi sull’"assicurazione contro gli infortuni industriali" al convegno della C.G.d.L. del 22-23 genn. 1920. Ebbe incombenze politiche, come quella di seguire, nel dicembre 1910, a Bologna, il congresso dell’Azione diretta; e, più delicata, quella di intervenire, in qualità di delegata della F.N.L.T., nei dissidi di Romagna, tra braccianti (in prevalenza socialisti) e mezzadri (repubblicani).
L’accesa controversia romagnola, che affondava le radici nella impostazione data dai socialisti (che si collocavano dal punto di vista della generalizzazione del bracciantato agricolo) al problema della mezzadria, fece perno sulla raggiunta abolizione dello scambio d’opera nell’uso delle trebbiatrici. Epicentro della crisi che si protrasse dal 1909 al 1911 furono le campagne del Ravennate e del Forlivese: la B., che era, con Mazzoni per la partecipazione dei braccianti alla proprietà delle macchine, venne inviata per far applicare il deliberato in questo senso espresso dal congresso nazionale di Bologna (30 ottobre-1 nov. 1909), che venne respinto dalle fratellanze mezzadriche, espulse, tre mesi dopo, dalla F.N.L.T. La B., ferma nella difesa di "un principio e un diritto che riguarda tutti", da cui a suo parere dipendeva, a costo di una cocente sconfitta, l’avvenire della organizzazione, respinse, pur non essendovi di massima ostile, la mediazione del partito socialista e della C.G.d.L. (cfr. la corrispondenza con O. Morgari, in Arch. Centrale dello Stato). Il IV congresso nazionale (Bologna, 2-5 marzo 1911), al quale essa presentò la relazione morale e finanziaria, ribadì l’analisi classica della mezzadria e la posizione della F.N.L.T. sul conflitto di Romagna; anzi, il comizio di chiusura, organizzato dalla B., del 5 marzo, "pro Romagna rossa", provocava la definitiva rottura tra le leghe rosse e quelle repubblicane. La B. restava tuttavia convinta di una possibilità d’incontro per il possesso delle macchine trebbiatrici "sulla base di un’intesa sociale" - come dichiarava al consiglio nazionale della C.G.d.L. del 24 apr. 1912 presentando in questo senso un emendamento all’o.d.g. sulla questione romagnola - ove si fosse cercato l’accordo tra organismi sindacali, senza l’interferenza dei partiti. Il reciso atteggiamento teorico, che era al fondo della controversia, venne surrogato, al I congresso dei mezzadri (10-11 genn. 1913), al quale la B. fu relatrice sui rapporti con la F.N.L.T., da una visione più articolata del patto colonico, su cui verrà impostata, successivamente, la battaglia per la revisione del criterio della "divisione a metà dei prodotti".
La crisi libica, bloccando l’emigrazione, aveva acutizzato il fenomeno della disoccupazione di massa, il "doloroso fenomeno" sul quale il consiglio nazionale della F.N.L.T., il 20 ott. 1912, delegava la B. a raccogliere dati. Fu perciò anche nel senso del colpo inferto alle "riforme civili e sociali" che il consiglio nazionale della C.G.d.L. del 2-5 apr. 1912, con l’ordine del giorno D’Aragona, emendato dalla B., impostava sul tema della disoccupazione la campagna contro l’impresa bellica, disoccupazione aggravata ora dalla crisi del settore tessile, su cui la B. stessa fu relatrice al consiglio naz. della C.G.d.L. del 7-9 apr. 1911 proponendo un 1º maggio di "protesta". Il tema venne ripreso nel convegno nazionale del 19 ott. 1914, promosso dalla F.N.L.T., e in una serie di convegni regionali, per divenire, durante la guerra, uno dei motivi centrali dell’azione federale.
Nell’ambito politico la B., che aveva accettato al congresso di Reggio Emilia del 1912 l’espulsione del gruppo Bissolati, nonostante, come si espresse, "i propri sentimenti verso le loro persone", venne sempre più allineandosi, come la maggioranza del gruppo dirigente sindacale socialista, anche per il senso peculiare dell’organizzazione che era venuta maturando, con le posizioni della frazione riformista. Con questo spirito, dal 30 giugno 1912 al 30 giugno 1915, assieme a Buozzi, aveva partecipato al consiglio superiore della Cassa nazionale di assicurazione contro gli infortuni degli operai sul lavoro.
Allo scoppio del conflitto mondiale essendosi il consiglio direttivo della C.G.d.L. espresso per la neutralità e contro la guerra, la B. fu eletta a far parte di una commissione incaricata di tenere i rapporti con il partito socialista, oltre che con il sindacato ferrovieri, con l’Unione sindacale italiana e il sindacato dei lavoratori del mare. Tale linea di accordo con il partito veniva confermata l’anno successivo, dal consiglio nazionale, il 27-28 aprile, contro un tentativo avverso di Rigola.
Nella nuova situazione creata dalla guerra, la B. fu principalmente guidata dalla necessità, come si esprimeva, di preservare "l’Unità d’indirizzo, l’armonia degli intenti e dell’opera" della Federterra. Interrotti i congressi, l’attività si svolse sul ritmo dei convegni, la cui maggiore preoccupazione fu quella di mantenere costanti i livelli di occupazione; a tal fine la F.N.L.T. dava vita ad una rete di uffici di collocamento sulla cui "utilità sociale ed economica" la B. trarrà un bilancio nella relazione da lei presentata a nome della F.N.L.T., al ministero del Tesoro nel luglio 1921.
Sulla linea di una politica volta al raggiungimento, qualunque fosse la via, di vantaggi per la classe operaia, si pronunciò nel 1918, assieme al gruppo parlamentare socialista e alla direzione della C.G.d.L., in favore della partecipazione alle commissioni governative per il dopoguerra, e venne perciò immessa d’ufficio (nel maggio del 1918) nella commissione "per i provvedimenti occorrenti al passaggio dallo stato di guerra a quello di pace". La reazione negativa della direzione del partito provocò il rinvio della questione al congresso nazionale: impedito questo dal governo, la decisione venne rimessa al convegno di Milano del 25 luglio. La maggioranza del convegno si espresse per l’o.d.g. della F.N.L.T., presentato dalla B., che, pur riaffermando la disponibilità di principio alla collaborazione, prendeva occasione dalla situazione politica nazionale per un atteggiamento di "più severo riserbo". La stessa B. troncava ogni polemica interna col dare per prima l’esempio delle dimissioni dalla commissione.
In contrasto con l’atteggiamento assunto dal consiglio direttivo della C.G.d.L. (e in particolare da Rigola che in questa occasione si dimetteva da segretario e veniva sostituito da D’Aragona), tendente ad accentuare il distacco dell’organizzazione sindacale dal partito, la F.N.L.T. prendeva così l’iniziativa per un ritorno di tutta la C.G.d.L. a una più stretta disciplina di partito in vista dei problemi nuovi del dopoguerra. Tale atteggiamento veniva sanzionato nel settembre del 1918 da un formale patto di alleanza tra partito socialista e Confederazione del lavoro.
Ciononostante nel dopoguerra la Federterra, passata, gradualmente, nelle mani di Mazzoni, per seguire quella linea tradizionalmente difensiva che aveva accentuato nel corso della guerra, si trovò impreparata a soddisfare le esigenze di un movimento contadino, mai stato così vasto, articolato e combattivo: la stessa B. aveva "ben motivo a meravigliarsi che i contadini seguano la Federterra che pur dichiara di non volere la terra per i contadini" (Zangheri). Nello stesso tempo una profonda frattura si veniva delineando tra il gruppo dirigente, sindacale e politico, socialista, e i metodi di lotta che richiedeva la società nata dalla guerra. La B. stessa dovette sperimentarlo quando l’intervento mediatore, non richiesto, suo, di Mazzoni e D’Aragona, presso il governo nell’ottobre 1920, durante la vertenza per il rinnovo del patto colonico nel Bolognese, fu stigmatizzato e respinto dall’assemblea della Federterra provinciale.
Il 17 ag. 1920 la B. partecipò al congresso internazionale dei lavoratori della terra, ad Amsterdam, presentando un resoconto, La Federazione nazionale dei lavoratori della terra d’Italia. Storia,vita,battaglie, che è insieme sintesi della sua attività politica. Il 22 novembre fu membro della delegazione della C.G.d.L. a Londra al congresso dell’Internazionale sindacale. Al congresso di Livorno della C.G.d.L. (26 febbraio-1º marzo 1921) si dimise dal consiglio direttivo e venne sostituita da Mazzoni. Continuò tuttavia a partecipare all’attività sindacale della Federterra e della C.G.d.L. fino a tutto il 1922: al consiglio direttivo della C.G.d.L. dell’11-13 genn. 1922 si espresse per la libertà d’azione del gruppo parlamentare socialista; a quello del 20-23 marzo presentò, a nome della F.N.L.T., un o.d.g. per una più energica difesa delle libertà sindacali; al consiglio nazionale del 3-5 luglio si mostrò vicina alle posizioni del gruppo Rigola (cfr. gli interventi della B. su I problemi del lavoro, in cui si dichiarava per la "collaborazione", come la "via più pulita", "dal momento che non ci sono i mezzi per la rivoluzione"). Lasciava il partito socialista, con gli unitari turatiani, al congresso di Roma e prendeva parte a quello costitutivo del Partito socialista unitario (4 ott. 1922).
Dopo la marcia su Roma - fu forse l’amarezza di veder trionfare, su un movimento operaio scompaginato e scisso, coloro cui aveva rimproverato che "l’idea non si distrugge col bastone, né con la rivoltella, né con gli incendi" - si ritirò a vita privata, a Roma, presso la figlia Trieste. Con gli anni si allentò intorno a lei il controllo poliziesco e le fu anche permesso di lavorare nella biblioteca dell’Istituto della previdenza sociale.
Morì a Roma il 16 sett. 1942.
Scritti. Le relazioni sindacali della B., in particolare quella per il congresso di Amsterdam, e alcuni suoi articoli, apparsi su La Terra, sono ora in Lotte agrarie in Italia. La federazione nazionaledei lavoratoridella terra(1901-1926), a cura di R. Zangheri, Milano 1960. Brani di un suo diario del 1936 sono in Argentina Altobelli,episodi di vitadi una donna battagliera, a cura di M. Casalini, Forlì s.d. Ed ancora: La legislazione del lavoro deicampi (conferenza tenuta la sera del 18 luglio ’21 alla Scuola di cultura sociale in Roma), è in Iproblemi del lavoro, IV, 7 (settembre 1921); e Alle organizzazioni operaie di resistenzae cooperazione, prefazione a Emigrazione agricola al Brasile, relazione della commissione italiana, Bologna 1912.
Fonti e Bibl.: Roma, Arch. Centrale dello Stato, Casellario Politico, scheda A. B.; Ibid., Carte Morgari. Molte notizie sono state ricavate dallo spoglio dei seguenti giornali: Avanti!,La Confederazione del Lavoro,La difesa delle lavoratrici. Vedi inoltre A. Malatesta, I socialisti italiani durante la guerra, Milano 1926, pp. 180-183; L’Opera della Federazione nazionale per laredenzione delle plebi agricole, in La Giustizia, 28 marzo 1926; N. Mazzoni, Lotte agrarie nellavecchia Italia, Milano 1946, pp. 25, 43; R. Rigola, Storia delmovimento operaio italiano, Milano 1954, p. 355; A. Borghi, Mezzo secolo di anarchia(1899-1945), Napoli 1954, ad Indicem; L. Preti, Le lotte agrarie nellavalle padana, Torino 1955, ad Indicem; Le campagne emiliane nell’epocamoderna. Saggi e testimonianze, a cura di R. Zangheri, Milano 1957, ad Indicem; L. Lotti, I Repubblicani in Romagna dal 1894 al 1915, Faenza 1957, ad Indicem; L. Musini, Da Garibaldi alsocialismo, Milano 1961, ad Indicem; L. Ambrosoli, Né aderirené sabotare, Milano 1961, ad Indicem; L., Arbizzani, La Camera dellavoro di Bologna. Origini e primi anni di vita(1889-1900), in Movimento operaio e socialista, VIII (1962), p. 295-358 passim; La Confederazione generale del lavoro,negli atti,nei documenti,nei congressi (1906-1926), a cura di L. Marchetti, Milano 1962, ad Indicem; N. Federici, L’inserimento della donna nel mondo dellavoro, in L’Emancipazione femminile in Italia, Firenze 1963, p. 108; L. Valiani, Il partito socialista italiano nel periodo dellaneutralità, Milano 1963, ad Indicem; Il Partito socialista italianonei suoi congressi, a cura di F. Pedone, Milano 1963, ad Indicem; G. Procacci, Geografia e strutture del movimento contadino nellavalle padana nel suo periodo formativo (1901-1906), in Studi Storici, V (1964), pp. 41-120; D. L. Horowitz, Il movimentosindacale in Italia, Bologna 1964, ad Indicem; N. S. Onofri, La grande guerra nella città rossa, Milano 1966, ad Indicem; A. Bassi, A. Altobelli e laFederazione dei lavoratoridella Terra, in Critica sociale, LIX (1967), pp. 176 ss., 236-38, 297-99.
Vedi anche
Còsta, Andrea Còsta, Andrea. - Uomo politico italiano (Imola 1851 - ivi 1910), pioniere del movimento operaio italiano. Fu negli anni giovanili seguace delle idee anarchiche di M. Bakunin e dopo il 1871 organizzò in Romagna sezioni della Internazionale. Arrestato e condannato nel 1874, emigrò in Francia (1876) e in ... Turati, Filippo Uomo politico italiano (Canzo 1857 - Parigi 1932). Di formazione democratica e positivista, aderì al marxismo e fu tra i fondatori della rivista Critica sociale (1891) e del Partito socialista dei lavoratori italiani (1892). In età giolittiana promosse l’ascesa del movimento operaio per via gradualista ... Bologna Comune dell’Emilia (140,7 km2 con 373.026 ab. nel 2007), capoluogo dell’omonima provincia e della regione Emilia-Romagna. È posta sulla Via Emilia, a 54 m s.l.m., allo sbocco della valle del Reno. ● La pianta della città mostra l’originario nucleo romano a insulae rettangolari (6 cardini e 7 decumani, ... Roma Città del Lazio, capitale della Repubblica Italiana; capoluogo di regione e di provincia (Comune di 1307,7 km2 con 2.718.768 ab. nel 2008). ● Il problema dell’etimologia del nome di Roma si era presentato già alla mente degli antichi, ma le soluzioni da essi offerte non reggono alla critica scientifica. ...
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Argentina Altobelli (nata Bonetti; Imola, 2 luglio 1866 – Roma, 26 settembre 1942) è stata una politica e sindacalista italiana, esponente del movimento socialista riformista.Indice 1 Biografia
1.1 I primi anni
1.2 Attività politica e incontro con il socialismo
1.3 L’impegno nella Federazione Nazionale dei Lavoratori della Terra
1.4 In difesa degli ultimi
1.5 Il fascismo, gli ultimi anni e la morte
2 Congressi
3 Archivio
4 Note
5 Bibliografia
6 Altri progetti
7 Collegamenti esterni
Biografia
I primi anni
Argentina Bonetti nasce il 2 luglio 1866 a Imola, da una famiglia di idee liberali e patriottiche: il padre combatte per l’unità d’Italia nelle battaglie risorgimentali, mentre la madre coltiva forti sentimenti nazionali. Nel 1873, dopo la nascita della sorella, Argentina viene affidata agli zii di Bologna. La sua forte passione per i libri la porta a crearsi una biblioteca, che gli zii distruggono mentre lei soggiorna in campagna, sotto prescrizione del medico per curare alcuni problemi di salute.[1]
Trasferitasi a Parma per completare gli studi, entra in contatto con un gruppo mazziniano, che nel 1884 la invita a tenere una conferenza sull’emancipazione della donna. Si tratta del suo primo intervento pubblico, ripetuto l’anno seguente a Borgo San Donnino (l’odierna Fidenza), dove, recatasi con lo zio all’inaugurazione di un monumento a Giuseppe Garibaldi, viene invitata a tenere un discorso, riscuotendo tra gli uditori notevole successo.[2]
Attività politica e incontro con il socialismo
Rientrata a Bologna, si iscrive alla facoltà di giurisprudenza, laureandosi nel 1886. Nella città felsinea si impegna attivamente nell’attività politica e sindacale, con la organizzazione di una società operaia femminile.[3] Entra a far parte della commissione esecutiva della Camera del lavoro, sposando così l’ideale socialista e individuando nella causa del riscatto dei lavoratori della terra (specialmente le donne contadine, le mondariso e i braccianti) il movente della propria adesione.
Nel 1889, sposa Abdon Altobelli, maestro elementare di diciassette anni più anziano e militante socialista, che si occuperà, caso piuttosto insolito all’epoca, della crescita del figlio Demos e della figlia Trieste, consentendo alla moglie di dedicarsi pienamente all’attività politica.[4]. Un elemento che emerge da una lettera scritta dalla stessa Argentina dopo una delle sue innumerevoli conferenze:
«I bimbi sono stati buoni? Hanno pensato e parlato di me, mi amano come li amo io? Cari, cari, [...] benché Firenze abbia un fascino di bellezza sempre nuovo non vedo l’ora di togliermi da questo incanto per contemplare il visetto adorato dei miei bimbi e quello buono e dolce di te, mio caro Abdon.[5]»
Avvicinatasi alle dottrine e agli ideali proposti da Filippo Turati e Anna Kuliscioff[6], nel capoluogo emiliano conosce Andrea Costa, instaurando con quest’ultimo un rapporto contrassegnato da intensa amicizia, ma anche da qualche perplessità mostrata dallo stesso dirigente socialista. I due sono accomunati dalla passione per la causa delle classi più deboli e da una viva e incontenibile etica della libertà, che spingerà la Altobelli ad opporsi alle ingiustizie, a lottare contro di esse e a trovare nel socialismo di Costa un autentico sprone per proseguire lungo la strada intrapresa, diventando organizzatrice sindacale e dirigente socialista.[7] Membra fin dal 1906 del consiglio direttivo della Confederazione Generale del Lavoro (CGdL) diretta da Rinaldo Rigola, Argentina Altobelli assume un ruolo di primo piano anche all’interno del Partito Socialista Italiano, venendo designata, sempre nel 1906, tra i componenti della direzione nazionale, ruolo che ricopre anche nel 1908 e nel 1910.
Il marito Abdon muore nel 1909 e, ripensando al matrimonio, Argentina afferma: "il giorno che mi unii a lui fu il più bel giorno della mia vita".[8]
L’impegno nella Federazione Nazionale dei Lavoratori della Terra
Nel 1901 contribuisce alla fondazione della Federazione nazionale dei lavoratori della terra (Federterra), sorta a Bologna con l’intento di uniformare e disciplinare tutto il movimento dei lavoratori agricoli. Il 12 gennaio 1902 si tiene nella città emiliana il congresso costitutivo della categoria, destinata a diventare una delle più importanti tra quelle organizzate dal sindacato. Nel 1904 partecipa in qualità di delegata dell’Alleanza Femminile al Congresso internazionale di Amsterdam, mentre nel 1905 viene nominata segretaria nazionale di Federterra, cui dà un fondamentale contributo in termini organizzativi e politici. L’incarico, che ricoprirà per vent’anni, fino allo scioglimento d’autorità dell’organizzazione, voluto da Benito Mussolini, rappresenta una novità per rilievo e ruolo politico attribuiti a una donna nell’Europa di quel tempo. Nel 1919 viene nominata rappresentante della Federterra nel Consiglio Superiore della Previdenza e delle Assicurazioni ed entra nel Comitato Nazionale Femminile Socialista.[3]
In difesa degli ultimi
Fautrice di molte battaglie per l’emancipazione femminile, compresa quella per il divorzio, Argentina Altobelli dedica buona parte del suo impegno al miglioramento delle condizioni dei più umili, primi tra tutti i lavoratori e le lavoratrici della terra, battendosi sul terreno dei diritti, delle normative e dei miglioramenti salariali, con particolare attenzione all’universo bracciantile e a quello mezzadrile. Divenuta nel 1912 consigliere del lavoro e rappresentante dei contadini all’interno del Ministero per l’agricoltura, l’industria e il commercio, partecipa alla promozione di un Primo maggio di "protesta", contro la disoccupazione aggravata dalla crisi del settore tessile.
Il fascismo, gli ultimi anni e la morte
Nel 1920 partecipa, in qualità di segretaria di Federterra, al Congresso internazionale dei lavoratori della terra, svoltosi ad Amsterdam nel mese di agosto. Mantiene la direzione del sindacato fino al suo scioglimento, avvenuto dopo l’avvento del fascismo. Al Congresso socialista di Livorno del gennaio 1921, si schiera con i riformisti[3]. Nel 1922 le pressioni fasciste la costringono a lasciare Bologna. Argentina Altobelli rivolge un attacco diretto a Mussolini sul giornale La Terra, organo di Federterra. In esso lo definisce "Fascista proletario" e si rivolge a lui come "sicario pagato dagli agrari... tiranno della reazione... flagellatore dei deboli... assassino dei tuoi fratelli"[9]. Dopo l’omicidio di Giacomo Matteotti (10 giugno 1924), Mussolini, che desiderava riappacificarsi con riformisti e socialisti, convoca Argentina a Palazzo Chigi, offrendole di ricoprire il ruolo di sottosegretario all’agricoltura. Argentina rifiuta la proposta, attestandosi su una posizione di "esiliata in patria"[1], ovvero schierandosi tra coloro che esprimono l’opposizione al fascismo attraverso il rifiuto ed il silenzio. Gli ideali per i quali aveva speso la sua vita sembravano sconfitti ed ella si ritrae, per "arrugginire come una lama nel fodero".[1]
Trascorre l’ultimo periodo della sua vita mantenendosi con umili lavori: realizza ad esempio fiori da ornamento e lavora come impiegata nella biblioteca dell’Istituto Nazionale della Previdenza Sociale. I problemi economici che deve affrontare non le impediscono di garantire alla figlia Trieste e alle nipoti (con le quali vive dal maggio 1924) un’esistenza dignitosa. Paladina dei diritti degli umili e dei diseredati, si era battuta affinché i lavoratori avessero assicurata la vecchiaia, ma essa stessa non può beneficiare di alcun contributo o sostegno economico. Nel 1941 muore il figlio Demos. Nel suo testamento richiede un funerale cattolico, questo certo per evitare il rito civile, fonte di imbarazzo per i familiari, ma anche per la vicinanza a una religiosità che pone Cristo come modello di povertà e Dio vicino a coloro "che non lo smentiscono nella bellezza sentita della natura, nelle opere buone, nell’esame della coscienza rivolta al bene e schiva del male".[10]
Muore a Roma il 26 settembre 1942. Ad accompagnare il feretro durante la cerimonia funebre vi è una corona di fiori rossi, omaggio dei suoi compagni. Viene sepolta al Cimitero del Verano insieme alla figlia Trieste e alla nipote Ariella.
Congressi
novembre 1901: Congresso di Bologna al quale partecipano 300.000 contadini federati nelle leghe;
12 gennaio 1902: Congresso della Federterra a Bologna;
2 febbraio 1902: Congresso della Federterra a Bologna con Altobelli Segretaria;
1902: Congresso nazionale agrario della Federterra;
24 ottobre 1903: Conferenza a Pesaro;
1903: Consiglio Nazionale delle donne italiane;
1904: Congresso Internazionale femminista a Berlino;
18 febbraio 1905: Consiglio Generale della Federterra bolognese;
1906: Congresso nel quale Altobelli e Vezzani presentarono la relazione morale e finanziaria;
7 aprile 1906: secondo Congresso dei lavoratori della terra a Bologna;
aprile 1908: Congresso delle donne a Milano;
maggio 1908: Congresso delle donne a Milano;
1908: decimo Congresso del PSI (Altobelli entra a far parte della direzione nazionale del partito);
febbraio 1912: Argentina è la prima donna insieme a Carlotta Clerici, rappresentante a sua volta della Federazione delle società di mutuo soccorso, a fare ingresso nel CSL;
1920: Altobelli partecipa al congresso sindacale internazionale di Amsterdam come delegata italiana, lei presenta un ampio resoconto sui precedenti vent’anni della Federterra;
1922: Argentina partecipa al XIX° Congresso del PSI.
Archivio
L’archivio di Argentina Altobelli[11] è conservato presso la Fondazione di studi storici Filippo Turati di Firenze.[12] Il fondo contiene documentazione dal 1862 al 1978 e, oltre alle carte di Argentina Altobelli, sono conservati documenti relativi al marito Abdom ed altra documentazione reperita da Ariella Farulli, loro nipote, comprendente corrispondenza della famiglia e atti su Argentina Altobelli.