il Fatto Quotidiano, 5 gennaio 2019
Ritratto di Daniele Luttazzi
Avete presente Re Mida, quello che trasformava in oro tutto ciò che toccava? Daniele Luttazzi quando mette piede in tv fa la stessa cosa, solo che quello che tocca lo trasforma in censura. Il caso Satyricon e la presentazione deL’odore dei soldi con Marco Travaglio è solo l’esempio più eclatante. Si era, a quei tempi, in piena èra berlusconiana, B. sosteneva che il controllo di cinque televisioni nazionali su sei non portasse alcun consenso politico, la sinistra doveva essere d’accordo, altrimenti si sarebbe inventata una legge decente sul conflitto di interessi; infatti poco dopo Berlusconi invocò la cacciata di Luttazzi (con Biagi e Santoro) dalla televisione di Stato con il celebre editto bulgaro.
Dopo l’editto, per questo autore che continua a riempire i teatri si crea il deserto, ma per il Re Mida delle forbici (altrui) il bello viene adesso. Qualche ardito si fa vivo tra le dune; prima Antonio Albanese, poi Giorgio Panariello gli chiedono di partecipare ai loro programmi. Estrema libertà, a una sola condizione: che resti muto. Lui invece parla: “Preferisco di no”. Poco dopo si fa vivo anche Paolo Bonolis, appena passato a Rai1. “Voglio rivoluzionare Domenica in”, dichiara, e per rivoluzionare chi meglio di Luttazzi? Lo vuole addirittura alla prima puntata: “Parlo io, tu stai lì in silenzio, poi esci. Non devi dire nulla”. La famosa rivoluzione silenziosa. L’idea non è delle più originali, obietta Luttazzi: “Io non posso lavorare in tv perché ho detto certe cose e fatto certe domande. Se torno, parlo. In un programma di sei ore potrò farlo per almeno cinque minuti, no?”. Bonolis appare colto di sorpresa: “Ah, beh, se si considera la cosa da questo punto di vista…”
Rivoluzione rimandata.
Poco dopo, siamo a novembre del 2002, lo chiama anche Pippo Baudo, conduttore su Rai3 di Cinquanta, un programma dedicato al mezzo secolo del servizio pubblico. Sua Pippità lo vuole per la puntata dedicata alla censura, siamo decisamente sulla notizia, e Luttazzi non solo ci va, ma siccome è un noto perfezionista, si fa anche censurare. Le battute su Bossi e la Chiesa, su Gasparri, su Tremonti e i riferimenti all’intervista fatta a Travaglio vengono tagliate. Che strano, scrive la stampa, nemmeno una battuta su Bossi, su Gasparri, su Tremonti, su Berlusconi: deve essersi rammollito.
Non è chiaro se Luttazzi sarebbe intervenuto in una delle cinque previste puntate di RaiOt, andato in onda su Rai3 un anno dopo; nel dubbio, il programma satirico di Sabina Guzzanti viene censurato e chiuso dopo la prima puntata, e costretto a trasmigrare in teatro (dove effettivamente Luttazzi non farà mancare il suo contributo). Passano altri quattro anni e nel novembre 2007 Daniele Mida Luttazzi torna a tutti gli effetti in video con Decameron varietà satirico in cui “si parla di politica, sesso, religione e morte”. Il direttore di La7 Antonio Campo dall’Orto l’ha fortemente voluto, e dichiara solennemente che Luttazzi sarà libero di dire e fare ciò che vorrà. Deve essere vero. Infatti dopo la quarta puntata Campo dall’Orto sospende il programma. Motivazione ufficiale, una battuta su Giuliano Ferrara, ma molto probabilmente la vera pietra dello scandalo è il monologo sull’enciclica papale Spe Salvi registrato da Luttazzi per la puntata successiva, mai andata in onda. Partiranno da qui anche le accuse di plagio, poi rinnovatesi periodicamente (sulle quali, lungi dal pronunciarci, ci limitiamo a una semplice osservazione: bisogna essere proprio bravi, a farsi censurare i plagi).
Da allora, l’unica apparizione di Luttazzi risale al 25 marzo 2010, un monologo di 15 minuti all’interno di Raiperunanotte di Michele Santoro. Trattandosi di una puntata unica, non si poté censurare la successiva, e tuttavia, anche qui il nostro Re Mida piazzò la sua zampata; Rainews24 trasmise la serata-evento in differita, tagliando un unico intervento. Indovinate un po’ quale.
Il resto è silenzio, anche senza bisogno di andare da Bonolis, anche se le proposte per tornare non sono mancate. No alla presentazione della prima edizione del Grande Fratello poi presentato da Daria Bignardi; no alla presentazione del Festival di Sanremo con Baudo e Michelle Hunziker, no a una rassegna stampa per Sky, sfumata all’ultimo momento. Come Luttazzi ha dichiarato, tutto si incaglia sempre su scogli di natura legale: “Le tv vogliono poter tagliare il materiale che non condividono poiché temono le cause giudiziarie, anche se le mie vittorie giudiziarie dimostrano ampiamente che non sono un irresponsabile. Io tengo il punto: la satira o è libera, o non è.”
Lui dice così, ma noi sospettiamo che, come ogni vero autore satirico, in fondo sia un altruista e si schermisca per amore del prossimo. Ormai ha capito l’antifona: se fa tanto di accettare gli inviti di qualcuno, prima o poi li censurano tutti e due.