Il Sole 24 Ore, 5 gennaio 2019
La Cina allenta i vincoli bancari e libera 116 miliardi di dollari
Parte con un tour più che simbolico del premier Li Keqiang presso le principali banche commerciali statali – accompagnato da misure pratiche di allentamento creditizio da parte della banca centrale – la prima manovra di sostegno all’economia cinese del 2019, resa urgente dalle turbolenze sui mercati finanziari. A tranquillizzare gli investitori ha contribuito ieri la visita di Li a Bank of China, Industrial and Commercial Bank of China e China Construction Bank, accompagnata da un suo appello a venire meglio incontro alle esigenze dell’economia reale attraverso il supporto alle piccole e medie imprese e più in generale al settore privato. In un successivo incontro presso la China Banking and Insurance Regulatory Commission, il premier ha sottolineato la solida volontà del governo di spronare l’economia, anche attraverso misure di riduzione della pressione fiscale.
A spingere in ripresa dai precedenti minimi triennali l’indice CSI 300 della Borsa di Shanghai (+2,4%) – così come a risollevare i mercati internazionali (con l’eccezione di Tokyo, depressa dai precedenti rialzi dello yen) e quelli delle commodity – sono arrivati tre annunci a sorpresa: una iniezione di liquidità netta da 800 miliardi di yuan (oltre 116 miliardi di dollari) nel sistema da parte della banca centrale; la riesumazione delle trattative commerciali con gli Stati Uniti, attraverso un incontro a Pechino a livello viceministeriale che si terrà lunedì e martedì; il dato positivo sulla crescita del settore dei servizi a dicembre. L’indice Caixin-Markit dei servizi il mese scorso è leggermente salito a 53,9: la lettura migliore in sei mesi, in contrasto con il preoccupante calo nel comparto manifatturiero che a inizio anno aveva spaventato gli investitori, poi allarmati anche dal warning sui ricavi di Apple, attribuito esplicitamente alla debolezza delle vendite in Cina (potenziale spia di un più generale rallentamento dei consumi).
Il segnale più importante è stato dato dalla banca centrale, con il quinto e più esteso taglio del Reserve Ratio (la liquidità che le banche devono mantenere) nel giro di un anno, nell’ordine di un punto percentuale in due fasi ravvicinate: uno 0,5% il 15 gennaio e un altro 0,5% il 25 gennaio, più altre misure tecniche di tenore espansivo, varate anche per evitare uno “squeeze” in vista del Capodanno cinese (con la sua alta domanda stagionale di liquidità). Un incoraggiamento pratico alle banche a incrementare i prestiti, insomma, in parallelo all’appello “politico” lanciato del premier, accompagnato però da un ribadito impegno della banca centrale ad attuare una politica monetaria «prudente», senza stimoli massicci e con tassi di interesse che saranno mantenuto stabili.
Nonostante il loro allarme per lo stato dell’economia, le autorità cinesi mostrano di voler evitare il ricorso a misure estreme come una riduzione dei tassi, che finirebbe per indebolire lo yuan e alimentare ulteriormente i rischi sistemici nel sistema finanziario. Una nota di Capital Economics fa rilevare che «nei prossimi mesi dovrebbero esserci ulteriori allentamenti»: le preoccupazioni sull’outlook economico del Paese dovrebbero infatti «persistere per parecchi mesi», anche perché «l’espansione del credito sta ancora rallentando e occorre tempo, di solito circa un semestre, perché ogni svolta creditizia incida sull’economia reale». Per Ben May, director Global Macro Research di Oxford Economics, i “policymakers” cinesi mostrano di «potere e volere supportare la crescita, pur cercando di farlo senza strafare»: la sua previsione è quella di una stabilizzazione della crescita cinese nel secondo trimestre dopo un nuovo rallentamento nei primi tre mesi dell’anno. Più in generale, a suo parere, i «brutali movimenti» sui mercati finanziari nell’ultimo mese sarebbero una reazione eccessiva a dati non incoraggianti che hanno diffuso ampiamente i timori di un forte rallentamento economico generalizzato.
Ad autorizzare un rigurgito di ottimismo sono arrivati ieri i robusti dati dal mondo del lavoro negli Usa, subito dopo le nuove iniziative delle autorità cinesi, che erano apparse titubanti nelle ultime settimane. Il premier Li Keqiang ha assicurato che Pechino rafforzerà gli «aggiustamenti anticiclici» delle politiche macroeconomiche. Difficile, però, secondo la maggior parte degli analisti, che la Cina possa evitare una ulteriore decelerazione dell’economia anche se dovesse arrivare una schiarita nelle relazioni commerciali con gli Stati Uniti.