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 2019  gennaio 05 Sabato calendario

Una questione di etichetta

È mio! Non si tratta di un’esclamazione di possesso, ma quasi.Nell’epoca del narcisismo di massa non poteva mancare l’etichetta con il proprio nome. In vendita nelle librerie e cartolibreria d’Italia dentro contenitori di cartone ci sono etichette applicabili con nomi di persona: Luigi, Marco, Daniele, Davide, Simone, Enea, Antonio, Sara, Sveva, Asia, Nicole, Aida, Greta, eccetera. La lista è lunghissima e, se il proprio nome dovesse mancare, si può sempre ordinare. Anche i caratteri e le forme sono variabili: Italic, Georgia, Arial, Baskerville, Courier; in corsivo o in maiuscoletto; colorato: giallo, rosso, verde, blu. A cosa serve? A indicare il possesso di oggetti. Ad esempio, la versione venduta nei negozi Buffetti è applicabile a penne e matite che a scuola, ma anche in ufficio, sono facilmente scambiabili o rubabili. Con il nome applicato sopra, si potrà ben dire: è mio! Il possesso è sempre stato un elemento decisivo nelle relazioni con gli altri, oltre che con se stessi, e le etichette apposte su oggetti di cancelleria valgono i cartelli di “Proprietà privata” disseminati dovunque. È mio! appare un “correlativo oggettivo”, per dirla con T. S. Eliot e con Montale; come ha scritto il primo, diffusore della formula che ha avuto successo nella critica letteraria, si tratta di “una serie di oggetti, una situazione, una catena di eventi pronta a trasformarsi nella formula di un’emozione particolare”.
L’emozione è quella della identificazione con le cose, che in più di un’occasione è fondamentale nel determinare i comportamenti delle persone, le loro azioni e reazioni. Ma cosa sarà mai una penna o un lapis, una gomma o un temperamatite?Eppure, come sa chi ha frequentato la scuola dell’obbligo, quante discussioni o liti tra ragazzini nascono per la banale sottrazione di un piccolo oggetto. Ora le etichette non si vendono solo come segna oggetti, si utilizzano anche per determinare la proprietà di singoli libri. Sono ex libris rudimentali, e tuttavia significativi per segnare il possesso di volumi. L’ambito di uso è, ad esempio, quello delle librerie di moglie e marito, compagna e compagno. Nel caso di separazione come determinare a chi appartiene questo o quel libro? L’etichetta del “è mio!” diventa fondamentale. Con questi ex libris si possono evitare inutili liti: questo è mio, questo è tuo.
Come racconta il film Harry, ti presento Sally, dove Harry, ancora innamorato della ex moglie, consiglia agli amici Jess e Marie, in procinto di sposarsi, di segnare le loro proprietà con i rispettivi nomi, per non avere spiacevoli dispute nel momento in cui si divideranno. Se i due, appena sposati, avessero avuto a disposizione “È mio!” l’operazione sarebbe stata semplicissima. A tutto c’è rimedio, dice un vecchio proverbio. Vero.