la Repubblica, 5 gennaio 2019
La Francia dei gilet gialli in fila per Houellebecq
Alle quattro del pomeriggio, quando l’addetto del negozio Fnac sugli Champs Elysées prova ad aprire il cassetto per rifornire la pila di libri, scopre che è vuoto. Michel Houellebecq sta vendendo molto più del previsto. Due uomini sui quarant’anni si prendono una delle ultime copie ma non vogliono spiegare la loro scelta: «Non possiamo parlare, siamo militari». Parla volentieri invece Agnes, una simpatica signora sulla cinquantina avvolta nel suo foulard, uno di quelli colorati delle donne di campagna. Infatti arriva dalla provincia, «dal municipio di Rueil-Malmaison, vicino a Nanterre», a ovest della capitale. Agnes è venuta in centro con il marito. Sceglie il libro con sicurezza: «Houellebecq mi piace perché è intrigante e, soprattutto, realistico». Realistico? Quali libri ha letto prima di quello che sta comperando? «Ho letto Sottomissione ». E lei crede davvero che il fondamentalismo islamico possa prendere il potere in Francia, che si tratti di una ipotesi realistica? «Credo che ci sia un problema con i fondamentalisti».
Che Houellebecq possa essere considerato un profeta, abbia la capacità di anticipare i nodi irrisolti della società francese, è diventato ormai un luogo comune. Suo malgrado. Non sarebbe così, forse, se Sottomissione non fosse uscito in libreria il 7 gennaio del 2015, il giorno dell’attentato alla redazione di Charlie Hebdo. Non sarebbe così se in quell’attentato Houellebecq non avesse perso l’amico Bernard Maris che aveva da poco terminato il suo ultimo libro: Houellebecq economista. La fuga in Irlanda, seguita a quei fatti, non era avvenuta solo per ragioni di sicurezza. Lo scrittore era stato minacciato pesantemente ma era anche rimasto profondamente scosso dalla coincidenza terribile tra l’uscita del libro e la macelleria di rue Nicolas Appert. Ci ha messo quattro anni per riportare in libreria un nuovo testo. Nel frattempo ha cambiato vita, ha sposato una ragazza cinese, Li Quianyun, conosciuta durante una conferenza all’università.
Ma ancora una volta, come era accaduto con Sottomissione, anche con l’uscita di Serotonina, si ripete il gioco della profezia. Houellebecq ha consegnato le bozze alla casa editrice Flammarion a fine estate del 2018, quando nessuno poteva immaginare che la vita politica francese sarebbe presto stata dominata dalla rivolta dei gilet gialli, dalle rivendicazioni della provincia contro i privilegi delle grandi città, che poi qui sono una sola: Parigi. Ma è difficile non leggere nella rivolta di Aymeric, l’agricoltore che nel libro subisce gli effetti dell’economia globale, l’inquietudine della signora Agnes e del marito che partono dalla campagna intorno alla capitale per arrivare in centro e comperarsi il libro del profeta.
Non saranno gilet gialli ma capiscono quel linguaggio. È di ieri l’ultimo sondaggio pubblicato dai quotidiani di Parigi: il 55 per cento dei francesi ritiene utile che la protesta dei gilet jaunes continui. Nonostante i disagi, le violenze, le esagerazioni del movimento. In rue du Temple, vicino a place de la Republique, a pochi passi da Charlie Hebdo e dal Bataclan, la libreria Acacia, una piccola libreria di quartiere, ha fatto fortuna con le vendite. Quante copie? «Non posso dirlo, non sono la proprietaria. Ma le assicuro che sono state molte». Chi compera? «Non c’è distinzione tra benestanti e persone più povere. Vengono proprio tutti». In quel “tutti” c’è, forse, l’inquietudine che attraversa la Francia in questi primi giorni del nuovo anno. E che sembra salire in queste ore, alla vigilia di un nuovo sabato di proteste, il primo dopo l’arresto (e il rilascio) mercoledì del capo carismatico della rivolta, Eric Drouet. il sabato in cui il movimento si gioca la sua stessa sopravvivenza. Lo sa anche il governo. Che ieri mattina, a poche centinaia di metri dalla Fnac, ha tenuto una conferenza stampa in una sala dell’Eliseo per spiegare, con il portavoce Benjamin Grivaux che «nei prossimi mesi ci giochiamo anche una parte della nostra idea di Europa».
Di tutto questo Michel Houellebecq è certamente consapevole ma preferisce prendere le distanze. Ostentatamente in questi giorni se ne sta lontano, in Normandia, a girare un film con Gérard Depardieu in un centro di talassoterapia. Si fa riprendere in accappatoio, attende gli eventi come Marat, nella vasca da bagno. Scelta forse snob, forse dettata dal timore per essere nuovamente finito al centro della discussione politica. Aveva promesso di non rilasciare interviste fino all’uscita del nuovo libro.
Finora le uniche reazioni alle indiscrezioni su Serotonina (che esce in Italia il 10 gennaio per La nave di Teseo) sono state polemiche da ente del turismo. Ha protestato il sindaco di Niort, Jérôme Baloge, perché la sua cittadina, 60 mila abitanti, a metà strada tra Nantes e Bordeaux, è definita dallo scrittore come «uno dei luoghi più brutti che mi è capitato di vedere». Baloge ha reagito con humour: «Invito Houellebecq a venire a visitarci. Apprezzerà le virtù della nostra angelica, una pianta medicinale che dà la felicità». Forse meglio delle pastiglie di serotonina utilizzate dal protagonista del romanzo per curare la depressione.
Per il resto il profeta, finora, ha taciuto. Ha preferito occuparsi di politica estera consegnando al mensile americano Harper’s un lungo elogio della politica di Donald Trump, “Trump è un buon presidente” sintetizza il titolo mentre nel testo c’è lo spazio per attaccare l’idea stessa di Unione europea: «Io credo che l’Europa non abbia un linguaggio comune, non abbia comuni valori, non abbia comuni interessi. In una parola l’Europa non esiste e non potrà costituire un unico popolo che regga una possibile democrazia comune».
Il gusto iconoclasta di fare a pezzi il politicamente corretto delle élite intellettuali europee è in fondo la vera profezia di Houellebecq. Questo è uno dei suoi punti di forza. Il film che sta girando con Depardieu non è altro che la metafora di quella operazione culturale: due protagonisti che cercano di seguire i dettami di una buona dieta in un centro benessere e, naturalmente, finiscono per violare ogni regola e ogni dover essere. Qual è la dieta che suggerisce Houellebecq? Le nostalgie di sapore vandeano dell’agricoltore Aymeric?
La parte della Francia che fa la fila in queste ore in libreria, sembra affascinata proprio da quella ricetta. E questo, non certo Houellebecq, è il problema.