Com’è viaggiare fuori dall’eliosfera?
«Per avere un’idea possiamo aprire un rubinetto e lasciar scorrere l’acqua. Sul fondo del lavandino, si formerà una chiazza sempre più grande. L’area all’interno è simile all’eliosfera: una regione inondata dal vento solare, cioè un flusso di particelle emesse dal Sole che si muove rapidamente verso l’esterno. La zona periferica, invece, somiglia allo spazio interstellare dove si trovano particelle provenienti da altre stelle».
Quali informazioni può fornire Voyager 2?
«Aiutarci a capire l’interazione tra il vento solare e quello interstellare, nonché il modo in cui cambia al variare dell’attività del Sole e del luogo in cui si trova la sonda. Le due navicelle, infatti, hanno raggiunto lo spazio interstellare in momenti diversi e sono molto lontane tra loro. Voyager 1 si trova a nord dell’eliosfera, la parte più colpita dal vento interstellare, Voyager 2 è a sud».
Che altro ci ha detto Voyager?
«Prima pensavamo che i soli vulcani attivi si trovassero sulla Terra, poi abbiamo scoperto l’intensa attività geologica di Io, un satellite di Giove grande quanto la Luna. Non solo, credevamo che il nostro pianeta fosse l’unico ad avere un oceano. Poi abbiamo orbitato intorno a Europa, un altro satellite di Giove, e ne abbiamo visto la crosta di acqua ghiacciata che ci fa ipotizzare la presenza di un oceano sottostante. Inoltre, non sapevamo che la Terra non è l’unica ad avere un’atmosfera composta prevalentemente da azoto. C’è anche Titano, un satellite di Saturno».
L’anno scorso il programma ha compiuto 40 anni, sorpreso?
«Sì, visto che quando abbiamo lanciato le sonde la stessa Nasa era nata da appena 20 anni».
Come ricorda quei giorni?
«Come un periodo molto intenso. Tutto è iniziato nel 1976, con la scoperta che tra il 1977 e il 1978 Giove, Saturno, Urano e Nettuno si sarebbero allineati consentendo a un’unica sonda di passare vicino a tutti i pianeti in questione. Un fenomeno che si verifica una volta ogni 176 anni. Per non lasciarcelo sfuggire, dovevamo essere pronti a partire nel 1977».
Fino a quando le sonde invieranno dati sulla Terra?
«Abbiamo ancora tra i 5 e i 10 anni d’energia. Ogni anno dobbiamo scegliere cosa spegnere per consumare quattro watt in meno. Fino a che non rimarrà nient’altro da disattivare. Poi saranno silenziose ambasciatrici della Via Lattea e continueranno a orbitare intorno al suo centro per miliardi di anni. A bordo trasportano il Golden Record, un disco che contiene immagini e registrazioni audio scelte per rappresentare la vita sulla Terra».
Quando andrà in pensione?
«Prima o poi accadrà. Le Voyager sono in funzione e il mio team ha lavorato anche per la sonda Parker Solar Probe che si sta avvicinando sempre di più al Sole: sono curioso di vedere cosa ci mostrerà perché è proprio lì che tutto ha inizio».
Cosa sogna di fare?
«Una delle sfide che mi affascina di più è la ricerca di vita microbica nelle zone dove c’è o c’è stata acqua. Non solo Marte, anche Encelado, satellite di Saturno dove troviamo geyser, offre opportunità».