La Stampa, 5 gennaio 2019
La Grande muraglia algerina per fermare jihadisti e migranti
Chissà che Donald Trump non sia stato di ispirazione per Abdelaziz Bouteflika. Certo è che il presidente degli Stati Uniti e il collega algerino hanno ora qualcosa che li accomunerà per sempre: un muro. Da una parte quello che l’inquilino della Casa Bianca vuole erigere a tutti i costi alla frontiera col Messico, tanto da tenere la nazione ostaggio di una paralisi di bilancio che si trascina da due settimane. Dall’altra quello che il leader del Paese nordafricano ha dato ordine di realizzare lungo i 6.343 km di confini ad alto rischio e alta permeabilità, con sei Paesi «chiave» della nuova mappatura terroristico-criminale che si snoda tra Maghreb e Sahel. Il via libera di Algeri al muro è giunto alla fine di novembre, come riferisce il quotidiano El Khabar, secondo cui il ministero della Difesa sta portando avanti i lavori di costruzione di una barriera di sicurezza «a tre livelli» con trincee e fossati per assicurare i confini con Marocco, Mauritania, Mali, Niger, Libia e Tunisia, oltre all’installazione di torri di sorveglianza, telecamere termiche e l’impiego di droni.
I confini orientali e la jihad
Il presupposto è che l’Algeria si sente un Paese assediato da terroristi esuli in cerca di rifugi sicuri, traffici illeciti, e flussi di migranti illegali. Tanto da spendere ogni anno miliardi di dollari per mettere in sicurezza migliaia di km di confine, la maggior parte dei quali nel deserto, e pertanto assai porosi. Secondo stime non ufficiali il Paese spende circa 4 miliardi di euro all’anno solo per proteggere i suoi confini orientali. Ovvero quelli con Tunisia e Libia, rispettivamente di 1.010 e 982 km considerati ad alto rischio per le attività dei gruppi terroristici. Tra questi c’è il gruppo Katibat Okba Ibn Nafaa, responsabile dell’attacco ai gendarmi tunisini dell’8 luglio scorso, e Al Qaeda nel Maghreb islamico (Aqim). Ecco perché l’Algeria ha iniziato già nel 2016 la costruzione di una barriera di sicurezza lungo quel tratto di frontiera. Come riferisce l’agenzia Nova, nel febbraio 2018 l’Esercito ha inoltre annunciato il dispiegamento di ulteriori 5 mila militari ai confini con la Tunisia dopo l’attentato di Souk Ahras contro un convoglio militare. Il confine algerino-libico è chiuso dalla caduta di Muammar Gheddafi, ma nel gennaio del 2013 un commando di miliziani affiliati ad al Qaeda, provenienti proprio dalla Libia, sequestrò oltre 800 persone nell’impianto di estrazione del gas di Tigantourine, vicino ad In Amenas, nell’est dell’Algeria. Nell’attacco morirono 37 civili, la maggior parte stranieri, e 29 terroristi eliminati. I flussi di jihadisti sono il pericolo maggiore in questo caso.
Il Sahel e i migranti illegali
Le frontiere con il Niger (951 chilometri) sono invece considerate vulnerabili per l’immigrazione illegale. Secondo il ministro dell’Interno Noureddine Bedoui ogni giorno sono almeno 500 i tentativi di ingresso di migranti illegali in Algeria, principalmente ai confini con il Niger. E circa 90 mila migranti irregolari entrano ogni anno nel Paese. I confini con il Mali sono considerati invece una minaccia alla propria sicurezza, specie dopo la caduta del Mali settentrionale nelle mani di jihadisti e combattenti degli Azawad. In quest’area è molto diffuso il traffico di armi, Kalashnikov, lanciarazzi, bombe a mano e grandi quantità di munizioni. Mentre i confini con la Mauritania sono stati parzialmente aperti lo scorso settembre con l’inaugurazione del primo e unico valico di frontiera lungo il confine di 461 chilometri.
La guerra fredda col Marocco
Le dispute di confine tra Algeria e Marocco sono figlie dell’eterna rivalità tra Rabat e Algeri protagoniste di una sorta di guerra fredda regionale che si trascina da anni. Le frontiere sono chiuse dal 1995 e le autorità avevano già scavato trincee larghe 6 metri e una barriera metallica di 3 metri soprattutto per contrastare il traffico di hashish di cui il Marocco è primo produttore al mondo. A questo si aggiungono i flussi jihadisti: secondo il ministero di Giustizia algerino esiste un collegamento fra trafficanti di droga e armi, contrabbandieri, e terroristi islamici attivi nei paesi vicini, le cosiddette «holding criminali del decimo parallelo».