la Repubblica, 4 gennaio 2019
Yoko, professione sacerdotessa
Le loro origini si perdono nel mito, donne sciamane che attraverso trance autoindotte trasmettevano ai sacerdoti le parole dei kami (gli dei). Sono loro le prime figure che si scorgono da lontano quando ci si avvia di notte verso un santuario e il perché è presto detto, la veste superiore che indossano, hakue, è interamente bianca. Sono le Miko, giovanissime ragazze addestrate a svolgere compiti essenziali all’interno dei santuari tra cui la pulizia sacra e l’esecuzione della mitica danza urayasunomai. La restaurazione Meiji di fine ‘800 che tanta modernità avrebbe introdotto nel Paese tolse loro l’onere e l’onore della divinazione e i santuari iniziarono ad impiegare le ragazze “solo” come assistenti per il normale svolgimento delle funzioni quotidiane. Ciononostante ancora oggi un’aura di mistero e fascinazione circonfonde questa figura che nell’immaginario delle giovani che aspirano a interpretarla ha qualcosa di shinsei, di sacro, oltreché puro.
Yoko ha 22 anni viene dal Kyushu, l’isola più a ovest dell’arcipelago giapponese con l’esclusione di Okinawa, e ha lavorato come Miko per tre anni nel santuario di Sumiyoshi a Fukuoka, quello della dea solare Amaterasu, ritenuta antenata diretta della famiglia imperiale.
Nonostante in passato fosse una carica ereditaria, dunque un ristretto club di poche elette, oggi per diventare una Miko non esistono qualificazioni particolari, eccetto l’età: non può superare i trent’anni e non può essere inferiore ai diciotto. E bisogna essere tassativamente single. «Forse quella è la parte più facile», risponde diretta la giovane Yoko, «ma quando ho iniziato mi sono detta, o ora o mai più, a trent’anni non puoi più fare questo mestiere e non volevo avere rimpianti».
Sono tante le giovani aspiranti Miko, e curiosamente la prassi per accedere alla sacra professione è la stessa che si intraprenderebbe se si volesse fare il barista o il cameriere ovvero lo shukatsu, attività di ricerca del lavoro scientificamente disciplinata e altamente selettiva – a prova di raccomandati – con cui tutti i giapponesi devono fare i conti.«Le domande durante il colloquio di lavoro sono rivolte a capire se veramente siamo all’altezza della responsabilità che ci attende, l’accudimento del santuario. Eppure la pressione maggiore la si sente durante questi giorni di intenso flusso di fedeli venuti per esprimere i desideri per il nuovo anno». Il santuario va visitato in special modo durante il periodo chiamato matsunouchi, dal 1° sino al 7 gennaio.
I candidi e schivi volti delle Miko li si scorge spesso dietro un bancone, è lì che si occupano della vendita di amuleti e portafortuna, dietro quelle pose in apparenza fredde c’è un addestramento quasi marziale.
«La vendita degli amuleti ha regole ben precise, vanno consegnate ai fedeli con due mani sempre con i palmi rivolti verso l’alto. Anche se vogliamo andare al bagno non possiamo camminare normalmente, ma dobbiamo adottare un’andatura particolare, si direbbe innaturale, e infatti abbiamo studiato duramente per apprenderla. Si tratta di eliminare il movimento su e giù del bacino tipico del passo umano. Poi ci sono le istruzioni su come piegare i mikoshozoku, le sacre vesti, e seguire la regola fondamentale di non fare mai un passo al di sopra di queste una volta ripiegate, sarebbe una terribile mancanza di rispetto».
Da qualche tempo la professione di assistente nei santuari è diventata ancor più ambita grazie al successo del film d’animazione, Your Name (2016), dove la protagonista era appunto una Miko, con il risultato che sempre più giovani ragazze covano ora il sogno di apprendere quelle speciali mansioni e arti nobili che pescano in un passato vecchio di millenni. Come quello delle sacre danze mikomai, diverse da santuario a santuario: ogni danza adotta movimenti specifici di braccia e gambe e solo nel 1940 in occasione dei 2600 anni dopo l’ascesa al trono del primo mitico Imperatore Jimmu venne creata una danza supplementare, con la specificità di essere identica in ogni santuario. A novembre di quest’anno per il Daijousai, quegli speciali e rari riti che accadono solo al cambio degli Imperatori, occorrerà tessere panni di purissimo lino e canapa lunghi 13 metri e per adempiere l’onorevole compito 4 speciali Miko verranno selezionate tra le moltissime aspiranti.