La Stampa, 4 gennaio 2019
Fobie che si combattono con la realtà virtuale
Non c’è solo Martina Attili, giovanissima concorrente dell’ultimo X Factor, che soffre di Cherofobia come canta nel suo primo singolo. Sharon Stone è una maniaca dell’ordine, Justin Timberlake ha l’ossessione dell’aria condizionata (fa sostituire i filtri in qualunque albergo si trovi). Bill Bob Thornton è cromofobico (ha paura dei colori vivaci). Christina Ricci soffre di botanofobia: le danno fastidio le piante d’appartamento. A ben guardare, tutti abbiamo piccole/grandi ossessioni che colpiscono a tradimento quando usciamo dalla confort-zone o ci accompagnano durante la giornata. Possono somigliare a riti scaramantici, tipo strofinare il fazzoletto sulla maniglia prima di aprire una porta, chiudere acqua e gas, camminare evitando di calpestare le linee del selciato (Leonardo DiCaprio), mangiare biscotti solo in sequenze di numeri dispari, mettere in fila sei lattine di bibite in frigo (David Beckham). Una leggenda metropolitana racconta che Benito Mussolini aveva così tanto orrore dei microbi passati nelle strette di mano da aver inventato per questo il famoso saluto con il braccio alzato.
Fobie vecchie e nuove
Possiamo fare un lungo elenco, ce n’è davvero per tutti. La società inglese You Gov ne ha contate più di 400, ma alle classiche se ne aggiungono continuamente di nuove grazie al contributo della tecnologia: nomofobia (paura di rimanere senza il cellulare), selfiefobia (è chiaro, angoscia per i selfie), cyberfobia (ossessione per i computer o, peggio ancora, che i device siano usati da altri per spiarci). Si calcola che su 100 bambini nati oggi, due o tre svilupperanno nell’arco della propria vita il disturbo ossessivo- compulsivo. In questo momento ne soffre circa l’1,5- 2% della popolazione, quasi un milione di persone.
Sharon Bagley in un libro fondamentale per gli ossessivi (Non riesco a farne a meno, Feltrinelli) entra nel meccanismo neurofisiologico che governa questi comportamenti e li riduce, alla fine, a semplice ansia di controllo e bisogno di dopamina. «L’ansia - sostiene - è il problema del secolo. Tutto nasce da lì. Più il mondo diventa caotico e incontrollabile, più abbiamo bisogno di certezze attorno a noi, anche se si tratta di mantenere un ordine maniacale nel guardaroba o sulla scrivania». Uno studio dell’Università di Oxford spiega che in UK il 5% delle persone soffre di acrofobia (angoscia per l’altezza) e ha sottoposto a un esperimento 100 volontari a cui il disturbo era stato diagnosticato. Sottoposti a trattamenti di 30 minuti in realtà virtuale (salire al decimo piano di un edificio o camminare su un ponte) migliorano molto, sottolinea con un certo ottimismo il prof. Daniel Freeman, ipotizzando un grosso risparmio per il sistema sanitario.
Il business
Così le ossessioni più comuni hanno generato un business di app «curative», e alzi la mano chi non è disposto a provarne una. Ivanka Trump usa SkyGuru, un’app che la aiuta a superare la paura di volare. Idego, start-up specializzata in digital solution, ha inventato Docure per il disturbo ossessivo compulsivo, Driver per l’ansia di guidare, Clauser Vr per la claustrofobia (hanno avuto molte prenotazioni dagli psicologi esausti che le useranno per integrare le terapie). Poi ci sono gli insetti. La tarantola sul tavolo può essere accarezzata senza problemi da un aracnofobico. Non morderà, perché esiste soltanto nella realtà aumentata, come il ragno, lo scorpione e l’ape.
Perché succede tutto questo? «Siamo cresciuti all’esterno ma internamente l’uomo si trova ancora a livelli preistorici - spiega lo psicologo Enrico Gamba - Noi non ci conosciamo, non veniamo abituati fin da piccoli a fare attenzione a che cosa accade dentro di noi, a quali forze ci spingono in una direzione o nell’altra, alle tendenze più o meno acquisite che ci portano a percepire la realtà». Risultato? Interi siti (One Mind è una vera enciclopedia) dove si confessano le patologie più incredibili: riguardano le suocere (penterafobia), i parenti (singenesofobia, in crescita sotto Natale), le bambole (pediofobia), le verdure (lachanofobia). Martina Attili è in buona compagnia.