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 2019  gennaio 04 Venerdì calendario

La rivoluzione lenta dell’auto elettrica

La manovra spinge, incentivandole fino a 6mila euro, sulle auto green, e anche in Italia si è acceso un faro sulle vetture elettrificate e si attendono da qui al 2020 una cinquantina di modelli, 20 elettrici puri e gli altri ibridi plug-in. Bisogna, infatti, chiarire un punto chiave: con il termine “elettrificate” non si intendono solo le cento per cento elettriche, ma l’intera macro categoria di automobili dove un motore elettrico concorre a vario titolo alla motricità. E in quest’ambito si trovano le ibride che sono suddivise in tre categorie: full hybrid, plug-in hybrid e mild-hybrid, dove in queste ultime il motore elettrico non spinge l’auto ma aiuta solo quello termico a ridurre consumi ed emissioni.
Le prime sono le ibride classiche, quelle alla Toyota per intenderci, dove una batteria si ricarica dal recupero di energia in marcia e spinge la vettura per un paio di km a zero emissioni oppure concorre a aiutare il motore a scoppio tipicamente a benzina. Le seconde, dette Phev, plug-in hybrid vehicle, ai vantaggi dell’ibrido abbinano quello di una vettura elettrica. La loro batteria è ricaricabile in garage o con una colonnina e assicura circa 50 km di autonomia. È l’uovo di colombo perché elimina la range anxiety (la paura di rimanere a secco di elettroni) e la sua complessità è tale da garantire business alla filiera e al livello di occupazione nell’industria automotive. L’elettrica pura, infatti, è un oggeto semplice, e in questo senso è disruptive. Non per nulla i tedeschi stanno investendo miliardi sull’elettrificazione. Il gruppo Volkswagen, per esempio, ha stanziato 44 miliardi per i prossimi 4 anni e un produttore di cambi e componenti come Zf, da solo, mette sul piatto 5 miliardi per sviluppare nuove trasmissioni ibridizzate. E mentre in Germania si convertono fabbriche, con Bmw e Daimler che spingono su elettriche e ibride, anche in Francia soffia il vento degli ioni di litio. L’elettrico è la grande scommessa di Renault (insieme all’alleata Nissan) mentre Psa (Peugeot, Citroen, Ds e Opel) punta sull’ibrido plug-in. Volvo ha creato un brand ad hoc: Polestar. E in Italia? Le cose sono molto diverse: Fca produrrà a Melfi la Jeep Renegade ibrida alla spina e la Compass. E poi ci sarà la Fiat 500 elettrica a Mirafiori. Nell’elettromobilità, l’Italia è però in prima fila nelle due ruote con Vespa Elettrica, gli scooter Askoll e le moto di Energica. E questo in un panorama dove l’elettrificazione delle due ruote passa dalle biciclette.
In questi ultimi mesi sono state commercializzate o presentate in vista del lancio numerose auto elettriche a lunga autonomia (perché i modelli introdotti qualche anno fa avevano percorrenze risibili) ma si tratta in molti casi di vetture extra lusso che costando ben di più di 50mila euro più Iva non sono incentivabili. Stiamo parlando di Audi e-tron, Mercedes EQC, Jaguar I-Pace e Porsche Taycan, quest’ultima vera anti Tesla Model S. In arrivo ci sono molti modelli premium (Audi, e-tron GT per esempio, Bmw iNext) ma per diventare di massa l’auto elettrica deve essere abbordabile. Non a caso l’auto alla spina più vendita al mondo è la Nissan Leaf che è in listino tra 34 e 40mila euro e promette 360 km di autonomia nella versione da 60 kWh e 270 km in quella da 40 kWh. Tra i modelli abbordabili in vendita spicca Renault Zoe (da 28mila a 36mila euro e fino a 300 chilometri di range); 400 Km invece per la Hyundai Kona EV da 64 kWh che e costa quasi 40mila euro.
Sempre nell’ambito della “democratizzazione” (si fa per dire) dell’auto elettrica, va ricordata la e-Niro da circa 450 km di autonomia e quasi 40mila euro. Nel 2019 arriverà la prima Volkswagen della gamma full electric battezzata I.D. che promette oltre 550 km di autonomia per un listino che dovrebbe partire da 25mila euro e sarà seguita da vetture analoghe dei marchi Audi e Seat. 
Le elettriche pure in Italia sono in crescita, ma valgono comunque solo 5mila unità vendute all’anno, mentre le ibride plug-in pesano per circa 7mila pezzi. La spinta degli incentivi, al di la del reale impatto, potrebbe indurre le case anche sulla scia della crisi del diesel a rivedere i listini; anche le ibride plug-in costano care oppure a introdurre nel nostro paese modelli interessanti come la Opel Ampera-e da 400 km di autonomia, elettrica che è ora nel portfolio del gruppo francese Psa il quale prevede anche l’arrivo di una Peugeot 208 e di una Opel Corsa alla spina.