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 2019  gennaio 03 Giovedì calendario

Spose-bambine, l’Iran non si ferma

«Hanno bocciato la legge che voleva fermare il matrimonio dei minori. Perché? Sostengono che sia contro la sharia e per questo la considerano una resa allo stile di vita occidentale». Ha commentato così la deputata Tayebeh Siavochi la decisione della commissione per gli affari giuridici del Parlamento iraniano che si è espresso – con un voto del 23 dicembre scorso – in questo modo contro la proposta di legge che intendeva innalzare l’età minima per il matrimonio a 16 anni per le ragazze e 18 per i ragazzi.
Oggi in Iran il limite è di 13 e 15 anni, ma per le spose bambine l’età può scendere sino a 9 anni se l’unione è approvata dai parenti e da un tribunale. «Alcuni giudici mostrano un anello d’oro chiedendo alle bambine se si tratti di un anello d’oro per determinare il raggiungimento dell’età matura», accusava solo pochi mesi fa su Twitter la stessa Tayebeh Siavochi.
La battaglia parlamentare è andata avanti per un anno e mezzo, contrapponendo nel Paese forze conservatrici a quelle riformiste, mobilitate nell’assemblea di Teheran dalla “fazione delle donne”. Il supporto ricevuto all’iniziativa riformista degli Ayatollah Shirazi e Saanei, e da diverse istituzioni religiose a Qom, cuore dello sciismo in Iran, nulla ha potuto contro il giudizio contrario del Consiglio dei Guardiani. Secondo la deputata Parvaneh Salahshouri sarebbero infatti 37mila le giovani sotto i 15 anni a essersi unite in matrimonio nel 2017. La proposta di legge, bocciata dalla commissione parlamentare, intendeva avvicinare l’Iran, che pure ha sottoscritto il documento, alla Convenzione Onu per i diritti dell’infanzia, che rappresenta un fragile bastione giuridico per tutti gli individui di età inferiore ai 18 anni.
«Gli effetti di un matrimonio così precoce possono essere devastanti, specialmente per una fanciulla, spesso legata a uomini molto più maturi. Violenza, depressione, aborti minano nel profondo la salute delle piccole spose», spiega ad Avvenire Faihem Miri, attivista della Ong “Bambini soli”, da tempo impegnata nel sostenere l’approvazione di una legge per la tutela dei minori che per ben otto anni è rimasta ignorata in Parlamento.«Fra i mille ostacoli creati dal governo lavoriamo anche alla presa di consapevolezza da parte delle famiglie, specie nelle zone rurali, dove si verifica la maggioranza degli abusi», sottolinea Faihem Miri. La crescita economica promessa dai governi Rouhani non si è mai concretizzata, e oggi è resa ancor più difficile dalle sanzioni americane. Nell’atavica miseria dell’immensa e patriarcale periferia iraniana il matrimonio diventa il fulcro di un effimero sollievo economico. O, secondo Miri, il principio di un incubo per le 15.000 vedove sotto i 15 anni, «spesso madri senza educazione costrette a sposarsi ancora con uomini maturi, dimenticate dal governo, costrette a lavori poco retribuiti e degradanti».