il Fatto Quotidiano, 3 gennaio 2019
Reddito di cittadinanza: al Sud il 53% dei beneficiari, ma la quarta Regione è la Lombardia
Il calcolo è semplice: 500 euro di beneficio medio a nucleo familiare, 1,44 milioni di famiglie coinvolte che equivalgono a 4,6 milioni di persone complessive. Totale: 7,1 miliardi all’anno che nel 2019 diventano 6,1 miliardi ma soltanto perché si parte il primo aprile e quindi il sussidio verrà pagato per meno di 12 mesi.
Se al conto si aggiunge chi nei documenti di lavoro il governo chiama “stranieri lungo soggiornanti”, quelli che hanno passato in Italia almeno cinque anni, il costo massimo teorico arriva a 8,2 miliardi (ma il governo stima che ne servano davvero 7,7 nel 2020). È questa la matematica del reddito di cittadinanza nelle note tecniche che sono alla base del decreto legge che sarà presentato nei prossimi giorni.
GLI STRANIERI. Mancano ancora alcuni dettagli ma ci sono già informazioni politicamente rilevanti. La prima, che non sfuggirà alla Lega, sensibile al tema: i nuclei familiari di stranieri potenzialmente beneficiari del reddito di cittadinanza dovrebbero essere 259 mila. Se si escludono quelli che non sono titolari di permessi di soggiorno di lungo periodo (5 anni), circa il 24 per cento, la spesa complessiva per pagare il sussidio anche a loro (che sono più a rischio di cadere in povertà assoluta, secondo i dati dell’Istat) scende da 1,6 miliardi all’anno a 280 milioni di euro.
La Lega avrebbe voluto escludere del tutto gli stranieri dal beneficio ma, osserva Francesco Seghezzi su Open Online, “sia la Corte Europea, sia la Corte Costituzionale in altri casi avevano preso posizione contro norme che discriminavano gli immigrati rispetto al beneficio di sussidi, e questa potrebbe essere la ragione principale del passo indietro”.
FAMIGLIE MEDIE. Se si guarda quali nuclei familiari assorbiranno la maggior parte delle risorse, si scopre che sono quelli con tre o quattro componenti che riceveranno 2 miliardi per ciascuna categoria. Le famiglie molto numerose, con più di cinque componenti, sono relativamente poche (198.000 contro le 310.000 con tre membri) e quindi assorbiranno soltanto 1,4 miliardi. Sono proprio le famiglie numerose, con molti minori, quelle in cui è più alto il rischio povertà ma il reddito di cittadinanza versione Cinque Stelle è costruito con una scala di equivalenza abbastanza “piatta”, che aumenta cioè relativamente poco i benefici erogati al crescere della dimensione del nucleo familiare. Se invece dei nuclei familiari consideriamo gli individui, scopriamo che i single ricevono in media 4.242 euro annui, mentre nelle famiglie con più di cinque componenti (ipotizzando che ne abbiano tutte soltanto cinque) ogni membro ha in media 1.433 euro all’anno. Questo effetto collaterale della costruzione della misura potrebbe rendere più difficile raggiungere uno dei suoi obiettivi, cioè il contrasto alla povertà.
NORD E SUD. Non stupisce che, anche sulla base delle previsioni del governo, il reddito di cittadinanza andrà soprattutto al Mezzogiorno. Sud e Isole ospitano comunque il 53 per cento dei nuclei familiari che riceveranno il reddito di cittadinanza, contro il 47 per cento del Centro Nord. La prima regione beneficiaria sarà la Campania, seguita dalla Sicilia, poi il Lazio. Ma al quarto c’è la regione più ricca d’Italia, la Lombardia, poi Puglia e Piemonte.
La Lega ha ottenuto un compromesso sul ruolo delle aziende nel sistema del reddito di cittadinanza che potrebbe contribuire in modo decisivo (anche se ancora non stimato) a riequilibrare la quantità di risorse che vanno al Nord : le aziende che assumeranno un disoccupato beneficiario del reddito di cittadinanza avranno un minimo di cinque e un massimo di 18 mensilità del sussidio (da dimezzare nel caso il dipendente sia arrivato tramite una Agenzia per il lavoro).
LA DURATA. Il reddito di cittadinanza, stando ai documenti di lavoro, viene concepito sulla base di “cicli” di 18 mesi. Dopo due cicli, cioè 36 mesi, quindi tre anni, si perde il diritto a ricevere il sussidio per un anno e mezzo. Al termine del periodo di pausa, si può di nuovo presentare domanda.