ItaliaOggi, 2 gennaio 2019
Malaburocrazia: quando l’ultima multa da pagare è del ladro che vi ha rubato l’auto
Avevo un caro amico, Pino Zac, che, dopo che per la terza volta gli avevano rubato la lo stemma della stella che era sul cofano della sua Mercedes, mi chiese se conoscevo un ladro, per chiedergli di rubarne una per lui. La mia risposta fu che io purtroppo non ne conoscevo, ma loro conoscevano me, avendo subito il furto di tre automobili e di tre motorini. Ma non è questo il lato peggiore del nostro felice Paese: la vera dannazione è l’ottusità burocratica e procedurale in cui siamo impantanati.Avendo, ovviamente, denunciato il furto ogni volta, da anni sono tempestata da richieste di pagamento del bollo dell’ultimo motorino, rubato nell’anno 2007. Dopo aver vagato per Agenzia delle entrate, agenzie automobilistiche, commercialisti, finalmente una voce amica mi ha detto di rivolgermi all’Ufficio del registro dove, cortesemente, mi hanno annullato le ultime due richieste di bollo, ma per le altre devo andare alla Regione perché risulta un fermo amministrativo per 1.400 euro, datato 2008, sulla moto (che immagino circoli allegramente e impunemente da undici anni) per non si sa quale credito che la Regione avanzava, e che a questo punto immagino sia relativo all’ultima automobile rubatami precedentemente.
Perché se qualcuno vi ruba un qualsiasi mezzo di locomozione la polizia mantiene un rispettoso silenzio nei confronti di tutti gli altri uffici che possano essere coinvolti nelle pratiche burocratiche e amministrative connesse con quello specifico oggetto. Pare bisogni fare una cosa che si chiama «comunicazione di perdita di possesso«, ma non tutti lo sanno, né uno rinuncia sperare che l’oggetto del furto venga ritrovato, e quindi quando fare la dichiarazione?
Anche perché, ad esempio, di una delle macchine rubate, una Dyane che adoravo, mi sono arrivate multe per svariati anni, visto che il ladro doveva essere molto indisciplinato, mentre il secondo motorino scomparso (prima dell’ultimo), fu fortunosamente ritrovato dai vigili che avevano fermato la ragazzina che ci stava sopra e che non era consapevole di averlo acquistato da un ladro. Dopo qualche mese fui avvisata che era stato, per l’appunto, trovato e portato alla depositeria dove mi precipitai, giusto in tempo, in quanto stavano per rivenderlo in quanto nulla sapevano di chi fosse il legittimo proprietario non avendo mai avuto copia della denuncia in base alla quale era stato sequestrato.
Di storie di contorta burocrazia (che è poi anche il terreno di coltura di innumerevoli truffe) penso che ogni normale cittadino italiano possa raccontarne a decine, ma ognuno deve affrontare il suo personale «gioco dell’oca», in cui ogni casella segnala la solitaria e preminente importanza del tal ente, della tale istituzione od organizzazione, del tal servizio, che con gli altri non parla e ognuno custodisce gelosamente un suo pezzetto della ragnatela che tutti, felicemente, ci avviluppa, nelle piccole e nelle grandi cose, sempre in attesa della «sburocratizzazione» che tutti promettono e nessuno fa.