il Fatto Quotidiano, 2 gennaio 2019
Di Battista e il patto del bombardino
Magari passerà alla storia, o meglio alla cronaca, come il “patto del bombardino”.
Fatto sta: Alessandro Di Battista è tornato in pista. Nella fattispecie, una pista da sci delle Dolomiti. Il Capodanno dei Cinque Stelle è (quasi) tutto nell’abbraccio tra i due gemelli diversi del Movimento: dopo il lungo peregrinare mesoamericano Di Battista rientra a fianco di Luigi Di Maio. Prima in una fotografia con in mezzo il figlio piccolo Andrea, poi in un video sulla neve.
Il ritorno di Dibba ha fatto scatenare, ovviamente, suggestioni e retroscena: si è scritto di una poltrona alla Commissione europea oppure di un impegno di governo a fianco di Giuseppe Conte, da sottosegretario a Palazzo Chigi. Nel futuro prossimo dell’ex deputato grillino invece non c’è ancora la politica romana (o continentale), ma un altro viaggio molto lontano dai palazzi: Di Battista andrà in Congo. Nei suoi progetti ci sono nuovi reportage, stavolta dall’Africa, forse anche un libro e un tour teatrale.
Non prima però delle elezioni europee e quindi non prima di fine maggio: in questi mesi, sperano nel Movimento, Di Battista sarà la carta in più per rovesciare l’egemonia mediatica di Matteo Salvini e cambiare direzione ai sondaggi che vedono i Cinque Stelle in costante dimagrimento rispetto al 32,7% delle Politiche dell’anno appena concluso.
Il linguaggio del corpo e la misura delle parole di Di Battista in queste prime (nuove) uscite pubbliche vogliono affermare proprio questo: niente dualismi, è tornato per mettersi al servizio del Movimento e del suo capo politico. Soprattutto nel video di ieri pomeriggio: nei due minuti di diretta Facebook su una pista di Moena, Dibba parla per 15 secondi scarsi. Non ruba la scena, parla quasi solo Di Maio, che lancia la prima bozza di proposta dei Cinque Stelle per il 2019: il taglio degli stipendi dei parlamentari. Una misura annunciata la sera del 31 dicembre, un’ora prima della mezzanotte, con un’immagine lanciata sui social: i due leader 5Stelle in un ristorante; Di Maio che tiene in piedi sul tavolo il figlio di Di Battista, Andrea. Gli auguri di buon 2019 e la promessa: “Sarà l’anno in cui vi regaleremo una bella legge che taglia gli stipendi a tutti i parlamentari”.
Oltre a ribadire il concetto, nel video di ieri Di Maio si concede un passaggio quasi esistenzialista: “Oggi la cosa che posso augurarvi per il 2019 è di fare le cose che vi piacciono, fate sempre le cose che vi rendono felici”. Nelle poche parole che pronuncia, Di Battista annuisce e conferma: “Io sono d’accordo sul fare le cose che danno passione”. Quasi un’anticipazione del nuovo viaggio. D’altro canto è politica anche questa: il giovane romano ha plasmato la sua immagine pubblica su quella di un politico anticonvenzionale, indipendente e libero.
E quindi andrà in Africa, Dibba. Prima però lavorerà ancora per i Cinque Stelle e per consolidare la sua posizione nel pantheon grillino: un’altra campagna elettorale senza candidatura, da battitore libero, per provare a riprendersi gli elettori più intransigenti, in fuga dal Movimento di governo. E per contrapporre allo strapotere di Salvini un altra figura popolare e forte mediaticamente.
Il capitano della Lega gli ha già dato il bentornato con una battuta vagamente sprezzante, in un’intervista al Corriere della Sera: “Lui sta girando il mondo ed è pagato per farlo. A modo suo, è geniale…”
L’altra metà del capodanno dei 5Stelle è invece nel tradizionale “controdiscorso” del fondatore Beppe Grillo. Che è sempre più lontano dalla politica. Stavolta Grillo si è fatto ascoltare soltanto attraverso un secondo schermo: il volto del genovese era in un tablet posizionato, all’altezza del volto, sopra al corpo muscoloso di un’altra persona.
Il discorso di Grillo è più che altro un pezzo di teatro, surreale, decisamente lontano dai destini e dall’orizzonte visibile della sua creatura politica: “Ormai ho diviso la mia mente dal mio corpo. Adesso, raggiunta una condizione di perfezione assoluta – dice – mi sono trasferito in un sistema integralmente costituito di informazione. Eppure in questo universo la mia immagine si rispecchia e posso vederla, anche se non so dove ho gli occhi. Mi fermo, devo riflettere, manca una componente essenziale. Li chiamavamo valori umani, sino a un minuscolo frammento temporale appena trascorso. Comprendo che non si può saltare in questo universo portandoli con sé, o in noi”.
A voler trovare un senso (ma lo stesso Grillo riconosce: “Non so che sto dicendo”) il fondatore del M5S sembra riferirsi pure al distacco dalla politica e alla nuova dimensione del suo impegno: “Mi sono elevato e quindi evoluto, una tentazione enorme. Ma anche se non vedo gallerie oscure con luci in fondo, cerco i miei valori umani… Non perdete la vostra umanità – conclude – in alto i cuori. Se li avete ancora”.