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 2019  gennaio 02 Mercoledì calendario

I quattro blockbuster che hanno riempito le casse dei botteghini Usa

Nel mezzo delle preoccupazioni sui destini del cinema, sulle incerte prospettive dell’esperienza dello spettatore e del racconto per immagini, giunge dagli Stati Uniti una notizia da interpretare, ma per molti inattesa. La stampa specializzata, da Hollywood Reporter a Variety, riporta i risultati delle proiezioni di comscore, società di ricerca marketing, secondo le quali il 2018 segnerà il record assoluto di incassi per il cinema: 41.7 miliardi di dollari (l’anno scorso erano stati 40.6).
La notizia curiosa è che il traino di questo risultato sarebbe un incremento degli incassi sul mercato interno, passati da 11.1 miliardi del 2017 a 11.9 dell’anno appena passato: il 7% in più, e il 4% in più del 2016.
Ovviamente ci sono mille elementi in campo da considerare, compresi, per il mercato internazionale, i tassi di cambio (i dati non riguardano gli spettatori, ma gli incassi espressi in dollari), tuttavia qualche minima considerazione la si può azzardare. I timori sulla fine del cinema in sala, sull’ormai irreversibile trionfo di Netflix e delle nuove piattaforme, sarebbero da rivedere? Forse, ma intanto va precisato che il grosso degli incassi è fornito da una manciata di blockbuster, per lo più film d’animazione e di supereroi.
I quattro film ad aver superato il miliardo di incassi sono Avengers: Infinity War, Black Panther, Jurassic World: Il regno distrutto e Gli incredibili 2,
seguiti da Venom. I primi due e il quarto sono produzioni del colosso Disney/Marvel, che da solo ha coperto il 27% del mercato americano, e rastrellato 7 miliardi in tutto il mondo. Insomma, la crescita in questione è concentrata su pochi titoli e pochissime case di produzione (la Disney, peraltro, sta per acquistare la 20th Century Fox). Ne deriva un panorama complessivo di una certa uniformità, a scorrere i titoli più visti dell’anno: un cinema rivolto a un pubblico di adolescenti, che non ha più bisogno di divi né in fondo di generi, sostituiti dai modelli del franchise e dell’evento. Una produzione, va aggiunto, completamente separata dalla immagine di sé che gli studios danno, per esempio, attraverso gli Oscar, dove nessun film vincitore dal 2004 è stato fra i primi dieci incassi. Non è un caso che quest’estate l’Academy Award abbia annunciato, per la prima volta dal 2001, una nuova categoria del premio, quella per l’"Outstanding Achievement in Popular Film”, insomma il miglior film commerciale. Come a certificare ormai una separazione, ammettendo: c’è il cinema che ci rappresenta, o che vorremmo essere (il “miglior film"), e poi c’è il cinema che fa i soldi, che non ha valore artistico e va valutato con criteri a parte.
Ragionamento che segue una dicotomia reale del sistema attuale, ed è il contrario dello spirito del cinema americano nel secolo scorso, il cui presupposto è sempre stato che i film migliori fossero quelli che incassavano di più, e viceversa, da Via col vento al Padrino.
Poi la proposta è stata criticata e congelata, e al momento è a livello di (concreta) ipotesi.
Intanto, come auspicava Owen Gleiberman su Variety, quest’anno i membri dell’Academy avrebbero la possibilità di una clamorosa svolta, premiando un film di supereroi apprezzato dalla critica come Black Panther: ma al momento non ci credono in molti.