la Repubblica, 2 gennaio 2019
Così i Monty Python dissero no al Victoria & Albert Museum
Nessuno respingerebbe l’offerta di una mostra personale al Victoria & Albert Museum. Non per nulla l’hanno accettata, fra gli altri, i Pink Floyd, David Bowie, Annie Lennox e il fashion designer Alexander McQueen; senza contare i tanti che ne hanno avuta una senza poter dire di sì perché non c’erano più, da Che Guevara a Leonardo da Vinci.
Ma c’è almeno qualcuno che, come il proverbiale scrivano Bartleby del racconto di Melville, ha risposto: «Preferisco di no». A pronunciare il gran rifiuto nei confronti del prestigioso museo londinese è stato Monty Python, il famoso gruppo comico diventato un’icona dell’English humour con film come Il Sacro Graal, Brian di Nazareth e Il senso della vita. È uno dei membri della combriccola, Eric Idle, a rivelarlo nella sua autobiografia Always look on the bright side of life, il cui titolo riecheggia il ritornello della loro celebre canzone. Nel libro, l’attore ricorda che i componenti superstiti della troupe, John Cleese, Terry Gilliam, Terry Jones e Michael Palin, oltre a lui stesso, avevano in un primo tempo accettato la proposta del Victoria & Albert. Quando il museo ha cominciato a discuterla in concreto, tuttavia, sono cominciati i dissensi, al punto da fare perdere completamente l’entusiasmo a tutti e cinque. E a provocare un “lasciamo perdere”. Un contrasto insanabile riguardava il titolo dello show, che avrebbe dovuto includere costumi di scena, filmati, fotografie, testimonianze e altri aspetti della caratteristica comicità surreale del gruppo. Gli artisti suggerivano un messaggio dissacrante come la loro storia: Monty Python, the same old bollocks (Monty Python, i soliti vecchi coglioni). I responsabili dell’esibizione hanno messo il veto, allora questi ragazzi che non invecchiano mai hanno proposto un’alternativa: Monty Python denudati. Al Victoria & Albert anche questo appariva troppo spinto e ha contro proposto un titolo vagamente ironico ma assai più blando: Da Dalí ai pappagalli impagliati.
Commenta Idle nelle sue memorie: «Insensata pretenziosità. Noi non abbiamo nulla a che fare con Dalí o con Duchamp. La nostra arte è la commedia. Prenderci sul serio significa non capire la battuta, anche se ci impegniamo molto seriamente per fare ridere». Il museo insisteva per avere l’ultima parola. L’hanno avuta i Monty Python con appena due lettere: no. «Non sono mai stato orgoglioso dei Monty Python come in questa occasione», conclude l’autore. «Il Victoria & Albert non poteva crederci».