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 2019  gennaio 02 Mercoledì calendario

L’Imu, la Tari e la Tasi dopo la manovra

Più tasse locali, la possibilità è molto concreta ora che il salvagente si sgonfia. L’ultima legge di Bilancio rimuove il blocco ai rincari – ad esempio di Imu e Tasi – che invece era previsto dalle due precedenti manovre. E così adesso i Comuni potranno ridurre o addirittura eliminare le agevolazioni in campo. Nello scenario più triste saranno perfino liberi di aumentare le aliquote. Il rischio più concreto riguarda la Tasi ( il famigerato Tributo per i servizi indivisibili che investe chiunque possegga oppure occupi un fabbricato). Nel caso della Tasi, l’ultima legge di Bilancio autorizza esplicitamente i Comuni a confermare la maggiorazione se già decisa per gli anni dal 2016 al 2018. Maggiorazione – unico limite – che può avvenire per un massimo dello 0,8 per mille.
Dalle città, i sindaci sono allineati e coperti. Nessuno scopre le carte, nessuno preannuncia stangate a feste ancora in corso. Ma già a novembre – quando gli orientamenti della maggioranza prendevano forma – il Servizio politiche territoriali della Uil calcolava che l’ 82 per cento dei Comuni sarebbe stato nelle condizioni di muovere la leva fiscale anche solo cancellando le agevolazioni. E il conto da pagare, se esteso alle possibili decisioni delle Regioni, avrebbe una grandezza di almeno un miliardo di euro. Tutto riversato sulle spalle di famiglie e imprese. Il calcolo è della Cgia di Mestre che indica in 60 miliardi la somma che già oggi le persone e le aziende pagano agli enti locali (tra Irap, Imu-Tasi e addizionali Irpef).
Da Milano, roccaforte progressista, il sindaco Giuseppe Sala fa due conti. L’ultima legge di Bilancio – calcola – toglierà ai soli Comuni un miliardo di euro. Malgrado questo ammanco e gli inevitabili contraccolpi sui flussi della parte corrente del bilancio, Sala non vuole aumentare le addizionali locali perché sarebbe «ingiusto». Se proprio costretto, interverrà sui servizi, mossa che già avverte come «particolarmente dolorosa». Sullo sfondo si intravede il ritocco del biglietto di autobus e metro Atm, da marzo a 2 euro per la corsa singola. Ma la manovra grillino leghista, almeno con questa decisione non c’entra.
Anche Bologna cerca di non muovere la leva fiscale. La manovra comunale neanche ipotizza lievitazioni dell’Imu e della tassa rifiuti, la Tari. L’unico aumento scritto nel bilancio di previsione è quello dell’imposta di soggiorno, il cui massimale passa da 5 a 6 euro per gli alberghi di lusso. Anche la Regione Emilia Romagna bandisce la parola” stangata” almeno sull’Irpef. Il governatore Stefano Bonaccini, mandato in scadenza nel 2019, ha anche stanziato 36 milioni di euro nella sua Finanziaria. Obiettivo l’abbassamento dell’Irap, di cui beneficeranno 12mila aziende.
A Napoli, il Comune ( che versa in condizioni di pre- dissesto dal 2013) ha già spinto al massimo le aliquote locali; dunque ha un margine di manovra limitatissimo. Neanche in Liguria sono previsti aumenti nella tassazione locale semplicemente perché anche lì le aliquote sono già al top sia per l’Irpef regionale sia per l’Imu del Comune di Genova. L’unico ritocco può arrivare con la Tari, la tassa sui rifiuti. E muovere la tassa dei rifiuti è anche la tentazione dei molti Comuni siciliani stremati da un’evasione a livelli record. Per questo, Il presidente dell’Associazione Comuni della Sicilia, Leoluca Orlando, pensa a una azione forte. Chiederà che i sindaci dell’isola possano riscuotere la Tari nella bolletta elettrica, in scia al canone della televisione. Anche la Lega ha pensato a questa soluzione, per sostenere le amministrazioni in dissesto finanziario oppure in pre- dissesto. Poi ha rinunciato per l’alta impopolarità del modello.
Roma prende la strada delle mini- imposte, digeribili nell’importo e mirate a specifici servizi. Aumentano, ad esempio, quelli cimiteriali. Un colpetto va anche ai tassisti che verseranno 100 euro per la pubblicità sulla fiancata della vettura. Il turismo, ancora una volta, finisce nel mirino del Comune: si pagheranno 100 euro per le pratiche di apertura di un cambiavalute, mentre per le case vacanze ne serviranno 250 (per il primo immobile) e 150 euro, dal secondo in poi.
Infine da Bari, Antonio Decaro sindaco della città e presidente dell’Anci nazionale – lui pure giura che nessuna gabella locale verrà aumentata: né la tassa sui rifiuti né l’Imu sulle seconde case.
Tante amministrazioni locali, dunque, cercheranno di far quadrare i conti senza stangare le famiglie. Una linea prudente, che i sindaci adottano a dispetto del conto che la legge di Bilancio presenta loro. Un conto che arriva addirittura a 1,3 miliardi fra tagli sul Fondo Imu- Tasi ( per 110 milioni); obblighi di accantonamento ( per 410 milioni in più) a garanzia degli ammanchi della riscossione; spese non rinviabili (180 milioni di indennità per i contratti scaduti del personale) e mancate integrazioni di altri fondi (per altri 560).