la Repubblica, 2 gennaio 2019
Visti, settori separati, abaya per le tifose. Ecco come sarà vedere Milan-Juve a Gedda
Settori separati per uomini e donne ( singles, families). Visti di ingresso legati soltanto all’evento, obbligo per le tifose – se ci saranno – di indossare l’abaya, la lunga veste che copre le donne in Arabia Saudita. Per non parlare della questione dei diritti umani, acuitasi dopo l’omicidio del giornalista Jamal Khashoggi nel consolato saudita di Istanbul il 2 ottobre. Non si prevede una trasferta facile quella che il Milan e la Juventus si apprestano a compiere il 16 gennaio quando a Gedda, cuore economico dell’Arabia Saudita, nello stadio intitolato a King Abdullah si giocheranno la finale di Supercoppa.
I principali nodi della questione erano già sul tavolo quando – a giugno – la Lega di Serie A e il governo saudita hanno firmato il contratto – lucroso – per la partita: 7 milioni di euro è il prezzo che il principe ereditario Mohammed Bin Salman, grande appassionato di calcio e uomo che di fatto governa il Paese, ha pagato per portarsi a casa un evento che nelle intenzioni avrebbe dovuto essere – come il Gran Premio di Formula E da poco tenutosi a Riad – una vetrina d’eccezione per il processo di riforme sociali ed economiche che il giovane reale sta portando avanti.
Ma l’omicidio Khashoggi ha reso tutto più complicato: già a novembre l’Usigrai aveva emesso una nota per protestare contro la scelta della Lega e dei club che, secondo il sindacato dei giornalisti Rai, calpestava la questione diritti. E nelle prossime ore la polemica sembra destinata ad aumentare: da oggi saranno infatti in vendita i biglietti e la Lega dettagliare le condizioni che dovranno rispettare i tifosi che andranno a Gedda.
Una pattuglia sparuta, secondo le previsioni: lo scorso anno quando la finale di Supercoppa era a Doha erano stati appena in trecento a seguire le squadre. Ma in Arabia Saudita la questione si annuncia più complessa che in Qatar: la presenza di settori separati allo stadio ha già fatto storcere la bocca a qualche tifoso su Twitter. Nonostante non sia nulla di inatteso: le donne in Arabia Saudita sono state ammesse a guardare una partita di calcio dal vivo per la prima volta solo nel gennaio scorso. E il governo del calcio italiano questo al momento di prendere la sua decisione lo sapeva benissimo.
Quello che potrebbe pesare davvero invece è la nuova attenzione sul mancato rispetto dei diritti umani nel Paese seguita alle polemiche nate dopo il caso Khashoggi. Questione complessa e di lunga data, di fronte alla quale le squadre e la Lega saranno chiamate a dare una qualche risposta. O a tacere, nel nome del Dio denaro.