Corriere della Sera, 2 gennaio 2019
Kim, in cravatta, promette a Trump di non produrre più armi nucleari se metterà fine alle sanzioni
Trenta minuti di messaggio, con segnali per Washington, Seul e il popolo nordcoreano, al quale ha promesso che si dedicherà a migliorare lo stato dell’economia. Kim Jong-un è tornato in scena con un discorso di inizio anno nel quale si è detto pronto a incontrare ancora Donald Trump «in ogni momento», ma ha anche ammonito che se gli Stati Uniti insisteranno con le sanzioni, Pyongyang «sarà costretta a cambiare di nuovo linea», tornando alla sfida nucleare. Fin qui nulla di sorprendente, perché dopo il vertice storico con Trump a giugno, il negoziato sulla denuclearizzazione si è incagliato: è chiaro che Kim non ha alcuna intenzione di rinunciare unilateralmente all’arsenale atomico (polizza di assicurazione sulla sua vita) e il presidente americano non vuole ridurre le sanzioni che a suo modo di vedere hanno costretto la Nord Corea a trattare.
Però ieri Kim ha lanciato un’offerta che potrebbe portare a una soluzione di compromesso: «Non produrremo più armi nucleari, non le useremo e non le diffonderemo nel mondo». La proposta di accettare un tetto all’arsenale e di congelare il programma è nuova: il Maresciallo non ne aveva parlato nel faccia a faccia con Trump a Singapore. La promessa di non proliferazione è un aspetto importante, perché in passato la Nord Corea ha ceduto tecnologia a Paesi come la Siria. Congelamento e non proliferazione, in cambio di fine delle sanzioni: è questa l’idea di Kim.
Ai sudcoreani Kim ha chiesto di rafforzare la cooperazione, prospettando la riapertura del complesso industriale congiunto di Kaesong, poco a Nord del 38° Parallelo. In cambio ha promesso di visitare Seul.
Se non fosse il capo del regime nordcoreano, Kim potrebbe guadagnarsi da vivere come autore di teatro. Specializzato in drammi. Ieri il suo discorso di Capodanno ha aperto il sipario sul terzo atto: il primo, durato per tutto il 2017, tra test nucleari e missilistici, aveva portato Pyongyang sull’orlo della guerra con gli Stati Uniti. Nel 2018 colpo di scena con l’apertura al dialogo, partecipazione alle Olimpiadi in Sud Corea, tre vertici con il presidente sudcoreano Moon Jae-in e uno con il grande nemico americano.
La proposta
Non produrremo più armi nucleari, non le useremo e non le diffonderemo nel mondo
La scenografia è stata preparata con attenzione al simbolismo: l’immagine del Maresciallo è curata dalla sorella minore, Kim Yo-jong. Tre aspetti hanno colpito gli analisti.
1) Per aprire il sipario sul terzo atto, Kim si è presentato in vestito scuro da businessman, seduto su una poltrona di pelle marrone, in mano i fogli con gli appunti: il messaggio è che con un uomo così si possono concludere affari.
2) Alle sue spalle, in uno studio tappezzato di librerie, la scena era dominata da due grandi quadri del nonno Kim Il Sung, fondatore della Repubblica, e del padre Kim Jong-il, dal quale Kim III ha ereditato il potere nel dicembre del 2011. I ritratti sullo sfondo sono a uso interno: ricordano al popolo e ai dignitari del regime che la Nord Corea è stata edificata dai Kim e resta di proprietà della famiglia. Venti dei trenta minuti del discorso sono stati dedicati alle promesse di sviluppo dell’economia.
3) C’è stato anche un «effetto speciale»: il videomessaggio è andato in onda alle 9 del mattino a Pyongyang (trasmesso in contemporanea anche a Seul, per la prima volta). L’orologio sulla scrivania del leader segnava le 12. Alla fine le lancette indicavano l’una. Siccome il discorso è durato 30 minuti, dev’essere stato registrato in varie fasi, perché la rappresentazione apparisse perfetta.