Corriere della Sera, 2 gennaio 2019
Il reddito minimo agli stranieri
Un tetto di reddito e uno per il patrimonio immobiliare e il conto in banca, non solo personale, ma di tutta la famiglia. Le norme contro i furbetti, come i falsi divorziati, e poi gli obblighi per continuare a beneficiare dell’assegno. Stanziati i fondi con la legge di Bilancio, cominciano a prendere forma anche i requisiti per l’accesso al nuovo Reddito di cittadinanza, che sarà erogato a partire da aprile. I paletti per accedere al sostegno destinato alle famiglie più indigenti e ai disoccupati che si impegnano a trovare lavoro, sono per ora definiti in una bozza del decreto che a gennaio dovrà dargli attuazione, e alcuni aspetti sono ancora da approfondire. A cominciare dalla questione politica più rilevante per questa maggioranza: concedere o meno il Reddito anche agli immigrati.
L’ultimo testo in circolazione prevede che sia esteso anche agli extracomunitari con permesso di soggiorno e una residenza in Italia da almeno cinque anni. Ma i due leader di M5S e Lega, Luigi Di Maio e Matteo Salvini, in passato avevano lasciato intendere il contrario. Non è un punto secondario, anche per i profili della spesa. La relazione tecnica allegata alla bozza del decreto identifica 1 milione 375 mila nuclei familiari come possibili beneficiari, secondo i requisiti fissati, del Reddito. Tra questi quelli composti da stranieri regolari in Italia da più di cinque anni sono circa 200 mila, circa un sesto.
Fa fede il vecchio IseeIl primo criterio di accesso è il reddito Isee, che non deve superare i 9.360 euro l’anno, e si calcola con riferimento all’anno precedente, come gli altri parametri patrimoniali, per evitare furbizie. Per il 2019, dunque, vale l’Isee del ‘18. E si farà riferimento all’anno scorso anche per la valutazione degli altri requisiti, una ricchezza immobiliare massima di 30 mila euro, esclusa la prima casa di abitazione, e un patrimonio mobiliare, di base, non superiore a 8 mila euro.
Il reddito familiareQuesto vale per chi è solo, mentre per le famiglie si tiene conto anche del reddito familiare. Il tetto di reddito Isee del percettore è stabilito di base a 6 mila euro e viene aumentato in funzione del numero dei componenti: 2.400 euro per i figli maggiorenni, 1.200 per quelli minorenni, fino ad arrivare a un massimo di 12.600 euro.
La Pensione di cittadinanza sarà invece corrisposta agli anziani che vivono in un nucleo familiare composto solo da ultrasessantacinquenni. Oltre all’Isee non superiore a 9.360 euro, per ottenere il sussidio i pensionati non dovranno avere redditi familiari oltre 7.560 euro.
Sono esclusi dal Reddito di cittadinanza i carcerati, ma anche i lungodegenti nelle strutture pubbliche e i disoccupati a seguito di dimissioni volontarie nel corso del biennio precedente.
L’assegnoL’importo del contributo sarà variabile ed arriverà a integrare il reddito del percettore fino a 780 euro al mese. In realtà gli assegni saranno due: uno come contributo “casa” fino a 300 euro al mese per chi è in affitto (150 se la casa è di proprietà e si sta pagando il mutuo). Il Reddito vero e proprio arriverà a un massimo di 480 euro al mese (la relazione tecnica stima un contributo medio di 493 euro a famiglia al mese).
Stesso sistema per i pensionati, ma con parametri leggermente diversi: il contributo casa sarà di 150 euro al mese, mentre l’integrazione al reddito arriverà ad un massimo di 630 euro mensili.
Le offerte di lavoroChi percepisce il Reddito si impegna ad accettare le offerte di formazione e di lavoro che arriveranno dai Centri per l’impiego. Ci saranno anche dei limiti alla distanza dei luoghi di lavoro, ma piuttosto elevati, e in funzione della durata della disoccupazione. Più è lunga, più lontano si dovrebbe essere disposti ad andare a lavorare, anche 500 chilometri, se si è fermi da più di un anno. Alla terza offerta rifiutata, il Reddito decade. Il contributo viene concesso per 18 mesi (un mese dopo la richiesta) e in caso di occupazione la quota residua viene assegnata all’impresa che assume. Anche gli altri membri della famiglia dovranno impegnarsi a lavorare alcune ore a settimana per il Comune di residenza. Per chi truffa o falsifica carte per ottenere il Reddito sono previste pene molto severe, che possono arrivare fino a sei anni di carcere.