Corriere della Sera, 2 gennaio 2019
L’insediamento di Bolsonaro
«È il giorno in cui il Brasile inizia a liberarsi dal socialismo e dal politicamente corretto. La nostra bandiera non sarà mai rossa, e resterà verde-oro anche se fosse necessario versare il nostro sangue!» Jair Bolsonaro si insedia alla presidenza del Brasile – ieri c’è stato ufficialmente il passaggio delle consegne con Michel Temer – ma non sposta di una virgola il suo discorso duro e di svolta radicale verso destra. Nei due discorsi pronunciati durante la lunga giornata tra i palazzi modernisti di Brasilia c’è anche l’ impegno a governare «senza discriminazioni», rispettare la democrazia e la Costituzione; così come l’ex militare evita infine di promettere esilio o morte a chi non è d’accordo (come ha fatto più volte in campagna elettorale). Ma anche con queste rassicurazioni, quel che emerge dalle prime frasi pronunciate da capo di Stato è ribadire l’immagine di un Paese dove le priorità sono ora radicalmente diverse da quelle seguite dai suoi predecessori.Non sono la povertà diffusa o le diseguaglianze sociali (termini mai pronunciati) i problemi principali del Brasile, ma «restaurare i principi della Patria e riscattare le nostre origini giudaico-cristiane», combattendo le ideologie. Con l’aiuto di Dio (nominato invece una decina di volte), colui che ha voluto questo finale, «perché ha salvato la mia vita» e da quel momento «un movimento civico ha conquistato le piazze per reagire all’esistente». Bolsonaro si riferisce all’attentato subìto con un coltello durante la campagna elettorale, ammettendo che le sue fortune politiche hanno avuto un impulso decisivo da quel momento: la degenza in ospedale, e poi aver evitato ogni confronto con i suoi avversari con la scusa delle raccomandazioni mediche.
Nella simbologia del primo giorno di potere c’è ancora tutto il Bolsonaro radicale, trent’anni in Parlamento passati a difendere le forze armate e accusando la sinistra di corrompere i bambini. Dai saluti militari, ai toni da caserma nel giuramento del suo vice, il generale Hamilton Mourão. Sulla Rolls Royce scoperta saluta la folla che lo acclama come «mito» e cantando «è arrivato il Capitano!».
Sceglie di far salire sull’auto, oltre alla moglie Marcelle, solamente il figlio Carlos, il meno rilevante politicamente dei suoi tre eredi, ma colui che ha creato la campagna elettorale sui social network, fake news comprese. Un chiaro riconoscimento a chi è riuscito a far passare in una larghissima fetta della popolazione brasiliana, e contro ogni previsione, l’immagine di un Paese immerso nella crisi e nella violenza a causa del marxismo, delle «ideologie di genere», del politicamente corretto, oltre che per colpa della corruzione diffusa.
Bolsonaro ribadisce che verrà liberalizzato il possesso di armi per la difesa personale, mentre è finita l’epoca dove «si giustifica il bandito, attaccando il poliziotto». Il Brasile dovrà rivedere radicalmente il settore dell’educazione, «perché i nostri figli dovranno essere preparati al mercato del lavoro e non alla militanza politica». Scarsi gli accenni ai programmi in economia, tema sul quale Bolsonaro ha più volte ammesso di non capirci niente, delegando tutto al suo superministro liberista Paulo Guedes. Verrà applicato con rigore un controllo della spesa, i principi del libero mercato avranno priorità assoluta, anche nel settore dell’agricoltura, dove i proprietari terrieri avranno meno lacci derivati dalla difesa dell’ambiente.
Non aveva nemmeno finito di parlare Bolsonaro, quando è arrivato il primo tweet di appoggio di Donald Trump («Grande discorso, gli Stati Uniti sono con te»). E come avviene da tempo a Washington, c’è da aspettarsi anche in Brasile seri problemi nei rapporti tra l’amministrazione e i media.
Ieri quasi tutti i giornalisti, nazionali e stranieri, sono stati confinati in aree dalle quali è stato impossibile seguire gli avvenimenti della giornata. I fan di Bolsonaro hanno accolto con insulti le troupe di alcuni canali tv e giornali additati da Bolsonaro come nemici. Accompagnati da cori ironici di appoggio a Facebook e Whatsapp.