il Giornale, 31 dicembre 2018
Una sonda Nasa sbarca sull’Ultima Thule
Immaginate di andare da Milano a Rio dei Janeiro. E poi di fare avanti e indietro per circa 700mila volte. Anche con un aereo superpotente, ci vorrebbero circa mille anni. Per dire.
Un modo terra terra (ehm, aria aria) per spiegarvi quanto è lontano KBO 2014 MU 69, che non è il codice fiscale del vostro portinaio, ma il nome in codice astronautico del recesso più remoto del nostro sistema solare, detto anche, per gli amici (che va detto, ci vanno di rado) Ultima Thule. Che è il nome leggendario di un’isoletta lontanissima citata per la prima volta dall’esploratore greco Pitea e diventata l’appellativo lugubre e ferrigno per qualsiasi luogo talmente lontano da essere praticamente irraggiungibile.
Almeno fino a domani. Perché domani, primo giorno del 2019, alle ore 6,33 italiane, mentre voi starete dormendo con le lenticchie che galleggiano nello stomaco, la sonda spaziale New Horizons della Nasa arriverà a sfiorare (sfiorare si fa per dire, il massimo avvicinamento sarà di 3500 km) KBO eccetera, alias l’Ultima Thule. Che è un oggetto spaziale ghiacciato e buio grande come Washington (ma assai più divertente, direbbero gli spiritosoni che non amano la capitale federale americana) che orbita nella cosiddetta Fascia di Kuiper, circa un miliardo di miglia oltre il pianeta più lontano, Plutone. Insomma, arriva fino a Plutone, poi chiedi.
La sonda, ci informa la Nasa, è stata lanciata nel 2006 e quindi ha impiegato quasi tredici anni per arrivare così lontano alla velocità di 51.500 km all’ora, e battere il record di distanza raggiunta da un oggetto creato dall’uomo, primato destinato con ogni probabilità a restare imbattuto per parecchio tempo. Spiega Alan Stern, ricercatore presso il Southwest Research Institute, che si tratta di un viaggio non solo nello spazio ma anche nel tempo: «È una capsula del tempo che ci porterà a 4500 milioni di anni fa, alla nascita del sistema solare». La missione servirà anche a scoprire qualcosa di più di quel pietrone lontanissimissimo, di cui non sappiamo nemmeno la forma o se è un unico corpo o un arcipelago di oggetti. Per questo una telecamera a bordo della navicella spaziale sarà puntata su Ultima Thule e già oggi i guardoni sulla Terra davanti ai monitor potranno sbirciare qualcosa. Senza fretta, visto che i messaggi dalla sonda al nostro pianeta impiegano sei ore e otto minuti per fare tutta quella strada. Alle 16,29 ora italiana di domani New Horizons chiamerà casa per fare gli auguri di buon anno siderale e per comunicare di essere sopravvissuta all’avvicinamento.
Questo incontro ravvicinato e remotissimo sarà solo il primo dei grandi eventi astronomici del 2019, anno del cinquantenario dello sbarco dell’uomo sulla Luna: il 4 una sonda cinese allunerà nel cratere von Karman sulla faccia nascosta della Luna. Poi tra giugno e agosto SPACE-X e Boeing lanceranno capsule con astronauti a bordo, ponendo fine al monopolio russo nei viaggi spaziali e ad agosto da Baikonur, in Kazakhstan, inizieranno i lanci dei satelliti per internet planetario di OneWeb che continueranno al ritmo di un lancio ogni 25 giorni.