Il Messaggero, 30 dicembre 2018
Tre discorsi per un capodanno
Un Capodanno iper politico. Con tre discorsi. Il primo, istituzionale per eccellenza, è un rito della Repubblica che si perpetua da Luigi Einaudi a Sergio Mattarella. Quest’anno però il messaggio di fine anno del presidente sarà accompagnato da quelli dei due vicepremier, Luigi Di Maio e Matteo Salvini. Un modo per depotenziare la portata delle parole del Quirinale che saranno comunque anche di richiamo nei confronti del governo? Questo ancora non si sa. Di sicuro, per il rispetto verso il Colle il rituale contro-discorso del M5S – invenzione di Beppe Grillo nata nel 2007 proprio in polemica con il Quirinale, all’epoca c’era Giorgio Napolitano – questa volta non dovrebbe svolgersi in contemporanea con quello del Capo dello Stato a reti unificate. E, soprattutto, ed è questa l’altra novità, a pronunciarlo non sarà più il Garante, bensì il rinnovato tandem Di Maio-Di Battista. Insieme da oggi per festeggiare, «in una località di montagna», l’inizio del 2019, con tanto di video per i follower da lanciare sui social network l’ultimo dell’anno, appunto. Sarà l’occasione per i «due gemelli diversi» per decidere la strategia in vista delle europee e per capire come arginare la Lega e placare le fronde interne al Movimento. Il ruolo che spetterà insomma a “Dibba”: metà megafono della prossima campagna elettorale e metà “ministro per i rapporti con il M5S”, come lo chiamano alcuni parlamentari. Nel senso che spetterà a lui tenere – seppur da fuori – i gruppi di Camera e Senato ben uniti e in asse con l’esecutivo. La curiosità, però, è tutta rivolta verso il messaggio di fine anno che i due lanceranno sui social. Anche perché Matteo Salvini non starà in silenzio. IL MATCH SUI SOCIAL O meglio, il leader della Lega ha preannunciato già che ascolterà, come sempre, prima il discorso di Mattarella – «tra un piatto e l’altro» – poi «faremo i nostri discorsi». E cioè una diretta Facebook, specialità della casa. E anche qui in questa ennesima competition giallo-verde c’è da capire se i leader si sovrapporranno oppure no. Se i grillini aspetteranno la mezzanotte o se il leghista, anch’egli in montagna, si muoverà d’anticipo, subito dopo le lenticchie o poco prima del panettone. Proprio nei giorni scorsi, il ministro dell’Interno ha ironizzato sulla coppia pentastellata in rampa di lancio la notte del 31: «Scriverò un discorso a quattro mani con mia figlia che ha sei anni. Si rivolgerà – ha detto – alla Nazione tra i sei e i quarantacinque anni». Aggiungendo sul ritorno imminente in Italia di Di Battista: «Non vedo l’ora che torni per sapere cosa ha imparato in Sud America, sono invidioso». La sfida, tra battute e attese, dunque è partita. E nessuno – «Luigi e Ale» da una parte, «Matteo» dall’altra -vuole arrivare a secondo. E sarà anche un social-match: le tecniche impartite ormai da anni dalla Casaleggio contro quelle della «Bestia», la macchina di propaganda su Facebook, Twitter e Instagram del Capitano. Una partita all’ultimo like. Domani cambierà anche questo nella liturgia del Paese: dopo le parole dell’«unità» per antonomasia, toccherà a quelle più divisive (visto che si rivolgono ai rispettivi tifosi e militanti) dei leader di governo. Tre messaggi dunque, che forse diventeranno quattro se Grillo deciderà in qualche modo di battere un colpo. L’anno che verrà inizia così, praticamente come sta finendo.