la Repubblica, 30 dicembre 2018
Il discorso di fine anno
In una decina di minuti gli auguri agli italiani per un 2019 con più lavoro, più convivenza civile, più legalità, anche dopo i fatti di Milano e gli scontri fra tifosi sul razzismo. Gli auguri, al contempo, per un anno nuovo senza altre occasioni di conflitto con l’Europa, in particolare visto che è l’anno delle elezioni. Ancora: nel saluto in tv agli italiani del 31 dicembre, un richiamo di Sergio Mattarella all’unità nazionale e all’uguaglianza dei diritti su tutto il territorio. Parole di circostanza? Non proprio. Piuttosto, mentre la Lega rivendica i superpoteri per Lombardia e Veneto – con il sottosegretario Giorgetti che ha minacciato, in caso di un no del M5S, perfino la crisi di governo – si tratta di un avviso agli uomini di Salvini. Il Quirinale frena sulla maxi-autonomia invocata da Fontana e Zaia. Il messaggio che verrà dal discorso di fine anno è questo qui: l’autonomia non può prescindere da diritti uguali per tutti. Infine, ma è il punto più delicato sul quale ancora si sta discutendo nelle stanze del Quirinale, il previsto passaggio del messaggio sul black out in Parlamento, scavalcato nella discussione e nel voto sulla manovra: Mattarella sta studiando la formula giusta per richiamare l’attenzione su quel che è successo a Montecitorio e Palazzo Madama, senza innescare ulteriori conflitti anche con i presidenti delle due Camere. Con un cenno alla centralità del Parlamento al quale, come ha ricordato anche parlando alle Alte cariche alla vigilia di Natale, «è affidato il ruolo centrale nella democrazia disegnata dalla Costituzione». Sembra cadere invece l’opzione più forte, che pure è stata sul tavolo del capo dello Stato: una lettera di rilievi con cui accompagnare la firma presidenziale della legge di bilancio. La scaletta del messaggio, dunque, è tracciata. A quanto si intuisce, il discorso di Mattarella più che a sfogliare l’album del travagliato anno alle spalle punterà in avanti, sugli impegni che ci aspettano. E a gennaio è previsto l’avvio della consultazione del premier Conte (che ha avocato a sé la materia dopo il nulla di fatto sulla bozza di nuovo statuto) con i governatori di Lombardia e Veneto che, sull’onda dei referendum vinti, invocano i superpoteri regionali. Nel pacchetto di mischia c’è anche l’Emilia di Bonaccini, ma su posizioni diverse. Salvini ha ripreso la bandiera del federalismo spinto. Giorgetti minaccia la crisi di governo. Il punto, autonomia fiscale a parte, è che sulle assunzioni nella sanità o nelle scuole Fontana e Zaia vorrebbero fare da soli, chiudendo nel caso le porte a chi arriva da fuori regione. Di fatto, dal sud. Ma per Mattarella, appunto, i diritti sono uguali per tutti, e su tutto il territorio nazionale.