La Stampa, 30 dicembre 2018
Putin forma le brigate dei bambini
Basco rosso e divisa beige. Nella Russia di Putin sempre più votata al militarismo, anche i ragazzini possono indossare una divisa: quella della YunArmiya, un gruppo paramilitare per giovani e giovanissimi creato nel 2016 dal ministro della Difesa russo Sergey Shoigu per inculcare i valori patriottici in chi ancora siede tra i banchi di scuola.
Il Cremlino punta molto su questo nuovo strumento di propaganda. Secondo il vice ministro della Difesa Andrey Kartapolov, a due anni e mezzo dal lancio della YunArmiya i «berretti rossi» sono già «oltre 300.000» e provengono «da tutte le regioni della Federazione russa». Ma il generale assicura che l’organizzazione nei prossimi mesi rafforzerà le sue file con centinaia di migliaia di nuovi arruolamenti fino a raggiungere il mezzo milione di iscritti «entro maggio 2019».
Il culto della patria
A Mosca su certe cose non scherzano. L’obiettivo non dichiarato delle autorità russe è quello di militarizzare i ragazzini e le ragazzine di età compresa tra gli 8 e i 17 anni e farli crescere nel culto della patria. Già da tempo le scuole - così come la tv di Stato - diffondono una lettura idealizzata della storia nazionale. Si esaltano i successi e le vittorie militari di Russia e Unione Sovietica e si sorvola sulle pagine più buie del passato, come le repressioni politiche in cui perdettero la vita milioni di innocenti. Con la YunArmiya - acronimo formato dalle parole Yunost, gioventù, e Armiya, esercito - si va però ben oltre. Si rafforza il senso di appartenenza e si preparano i ragazzini a impugnare le armi contro i nemici del futuro. Che poi saranno quelli indicati di volta in volta dal Cremlino.
I piccoli berretti rossi marciano ormai regolarmente nelle parate delle forze armate russe. Compresa quella mastodontica con missili e carri armati di ultima generazione che si svolge in Piazza Rossa ogni 9 maggio per celebrare il trionfo delle truppe sovietiche nella Seconda guerra mondiale e nello stesso tempo mostrare al mondo la potenza bellica di Mosca.
I Pionieri sovietici
A ben vedere, la YunArmiya ricorda i pionieri e il Komsomol dei tempi dell’Urss. «L’elemento essenziale che la distingue dai Pionieri sovietici è l’assenza dell’ideologia comunista», spiega Kartapolov. «L’unica cosa che il membro della YunArmiya deve imparare - prosegue il generale - è l’amore per la patria, e per amare la patria bisogna conoscerla». Solo così, conclude l’alto ufficiale, gli adolescenti russi capiranno che «vivono in un Paese meraviglioso che non ha pari al mondo». C’è però anche un’altra differenza tra la YunArmiya e il corpo sovietico dei Pionieri. Far parte delle organizzazioni giovanili del Partito comunista sovietico era obbligatorio. Così come lo era appartenere alla Hitler-Jugend nella Germania nazista e all’Opera nazionale Balilla nell’Italia fascista. La YunArmiya è invece composta da giovani volontari. Soprattutto tra i più piccoli non è però da escludere che la volontà sia prima di tutto quella dei genitori e degli insegnanti. Mentre pare che ad alcuni docenti sia chiesto di essere più larghi di manica quando valutano i compiti dei loro «studenti in divisa».
L’obiettivo
«La YunArmiya diverrà la più mobile, la più grande e la più efficace organizzazione patriottico-militare infantile e giovanile del Paese», aveva promesso il ministro Shoigu nell’agosto del 2016. L’obiettivo sembra essere stato raggiunto. E non si tratta solo di quello ufficiale di «suscitare l’interesse dei più giovani verso la geografia e la storia della Russia e verso i suoi popoli, i suoi eroi, i suoi straordinari scienziati e condottieri». I militi della «Gioventù di Putin» imparano a marciare. Si impegnano in piccole esercitazioni paramilitari. Oltre 4000 di loro hanno svolto paracadutismo quest’anno. Altri hanno imparato a sparare con le armi pneumatiche. I più promettenti possono frequentare per 20 giorni la «Scuola dei futuri comandanti» nel campo Artek, in Crimea, in modo da «sviluppare le loro qualità da leader» e «la mentalità strategica».
L’indignazione
In Russia c’è anche chi si indigna per questo nuovo corpo di giovanissimi in divisa. Tra loro c’è Valentina Melnikova, a capo del Comitato «Madri dei soldati», una Ong che da 30 anni lotta contro i soprusi e le violenze sui militari di leva e che in passato ha anche denunciato la presenza di soldati russi nel Sud-Est ucraino. «Riteniamo che ogni tentativo di militarizzare i ragazzini sia un delitto e violi i diritti dei minori», aveva denunciato l’attivista due anni fa. Ma la Russia di Putin tira dritto per la sua strada e tra le mura domestiche continua a diffondere il mito di un grande Paese circondato da nemici.