Robinson, 30 dicembre 2018
9 marzo 1959, la prima Barbie
Barbara Millicent Roberts è nata in una cittadina del Wisconsin il 3 marzo del 1959, il che vuol dire che il prossimo marzo compirà 60 anni, un po’ meno dell’età delle nostre più celebri presentatrici sempre bionde e sempre urlanti per un entusiasmo irragionevole. In questi decenni Barbara è stata venerata e, può sembrare assurdo, continua ad esserlo: col diminutivo di Barbie si è riprodotta in più di un miliardo di esemplari in tutto il mondo, raggiungendo si immagina a dorso d’elefante anche l’ultimo dei villaggi bantu. In Italia il bruttissimo oggetto ha percorso indenne tutte le nostre fasi storiche e sociali, dal boom economico alla rivolta studentesca al femminismo al terrorismo a Berlusconi a Renzi ai gialloverdi, restando sempre se stessa, pur adattandosi di volta in volta ai tempi. Ci si può chiedere come mai anche le bambine di oggi si aspettino a Natale una Barbie Sirena Con Chioma Da Favola, euro 19,90, o addirittura, una Principessa Con Capelli Lunghi Biondi, e Luci e Suoni Attivati Spazzolandoli, euro 29,90. Perché, prima ma anche dopo essere irretite dal cellulare attorno ai 9 anni per precipitare nel web verso gli 11, dice lo psicanalista Vittorio Lingiardi, “le bambine, e non i maschi sono sempre state spinte all’accudimento, con bambolotti come bambini, e all’apparenza, con Barbie come ideale corporeo: quindi le parole chiave restano sempre le stesse, accudimento e bellezza, la mamma e la Moglie/Amante”. Certo nel Dopoguerra le bambine avevano già la loro bambola, di celluloide come Lenù, o di pezza come Lena; le grasse bambolone di porcellana, vestite da damina Ottocento o da danzatrice di flamenco di solito erano intoccabili, proibite al gioco, se ne stavano immobili sui letti matrimoniali, a sorvegliare il ‘non lo fo’ pel piacer mio’, con gli occhi di vetro cattivi come quelli dell’horror La bambola di cera. Con un minimo di benessere, le bambine furono sotterrate da bambolotti asessuati affinché si rendessero subito conto del loro destino, quello di mamma e con una cucinina in miniatura, quello di casalinga felice. Quando arrivò Barbie, i genitori le furono subito ostili, chi trovandola americanamente orrenda, chi molto diseducativa se non addirittura contraria alle virtù femminili. Le bambine invece persero la testa, con capricci tremendi e persino sciopero del semolino, dopo aver cavato gli occhi di bottoni e strappato le treccine di paglia alle odiate creature di tela di sacco di provenienza etnica, regalo delle amiche politicizzate di mamma che le chiamano erroneamente bambole. Davanti a quella per loro meravigliosa donnina, in carne e ossa di plastica, a cominciare dal primo “io voglio” irriducibile, più o meno attorno ai 4 anni, le piccine intravidero un futuro diverso dal cullare neonati e preparare minestre: diventare se stesse, ragazze carine con la vita sottile e le gambe lunghe e il seno alto e i capelli lisci sino alla vita, prevalentemente biondi, con tanti vestiti da cambiare, il diritto alla frivolezza e al fidanzato, anche se poi non così necessario. Infatti anche Barbie è rimasta fidanzata con Ken per 47 anni, poi per un po’ ha avuto un flirt con un surfista australiano, è ritornata con Ken ma fino ad ora, furba come il demonio, si è ben guardata di sposarlo. Comunque la Barbie danni non ne ha fatti, anzi; la furbissima inventrice e produttrice, la Mattel, ha movimentato la sua star stando molto attenta ai cambiamenti della condizione femminile: ha esaltato la Barbie indipendente e professionista, infermiera e medico, giornalista e astronauta e prima che Obama dicesse, “Yes I can” le ha fatto dire, “I can be”, e prima di Hillary ne ha fatto una candidata alla presidenza degli Stati Uniti. Poi certo qualche errore c’è stato, ma non per sua responsabilità: ancora oggi le ragazze di Miss Italia vogliono assomigliarle, tutte uguali, per non parlare della raccolta freak di Barbara D’Urso a Domenica Live: la barbie umana Pixie Fox che ha subito 200 operazioni per assomigliarle e Rodrigo Alvez, che per sembrare senza successo Ken, è il terrorizzante uomo più rifatto al mondo. Comunque appunto i tempi cambiano e non sempre si evolvono: attualmente la barbie più agognata non fa nulla, neanche la fashion icon, è una bellissima principessa con diadema e abito a crinolina, capelli lunghi biondi acconciabili, il barboncino, una sala del trono di cartone rosa e nessun maschio a disturbarle l’estasi.