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 2018  dicembre 30 Domenica calendario

Ma come facevamo prima senza internet?

29 ottobre 1969, 10,30 di sera. Charley Kline, all’epoca ventunenne, era al telefono in uno dei laboratori dell’Università della California a Los Angeles. E si era appena messo a gridare. Dall’altra parte della linea Bill Duvall, dello Stanford Research Institute, sedeva in silenzio a 600 chilometri di distanza cercando di capire costa stesse dicendo. Erano davanti a due computer diversi che, per la prima volta nella storia, si stavano inviando a fatica delle lettere. Il progetto era dell’Arpa, l’Advanced Research Projects Agency della Difesa Usa, creata undici anni prima da Dwight D. Eisenhower per tutt’altri fini e che poi si era messa a fare ricerca a lungo termine dopo che la Nasa l’aveva soppiantata. Per capire se le lettere erano arrivate, Kline e Duvall si parlavano al telefono. Ma la linea era disturbata, dunque urlavano. “Hai ricevuto la L?” chiese Kline.” E la O?”. L’idea era quella di trasmettere la parola “login”, “accesso”. Non andarono oltre la prima sillaba, perché uno dei due computer smise di funzionare. Stanford ricevette solo “lo”.
Così 50 anni fa nacque Internet. Nessuno vi badò per almeno tre decadi: quando la Rete si aprì al mondo, attraverso il World Wide Web creato nel 1990 da Tim Berners- Lee, ci mise ben sette anni per arrivare a 100 milioni di utenti. Nel 1969 Kline e Duvall stavano semplicemente cercando di far comunicare a distanza due computer che usavano linguaggi diversi. Non potevano avere idea che mezzo secolo dopo da un” lo” si sarebbe arrivati ad un mondo dove ogni minuto vengono inviate 187 milioni di mail, 38 milioni di messaggi su Whatsapp, su Google si fanno 3,7 milioni di ricerche, 900 mila persone aprono la propria pagina di Facebook, gli abbonati di Netflix guardano 266 ore di video e 800 mila euro vengono spesi in acquisti online. Non potevano nemmeno sapere che i” nerd” come loro sarebbero usciti dai laboratori e avrebbero fondato compagnie con la più alta capitalizzazione mai registrata. Né potevano immaginare che quelle aziende avrebbero conquistato il pianeta per poi esser travolte da scandali legati alla privacy e all’impreparazione dei propri manager.
"Non conosco persone migliori per gestire queste aziende rispetto a quelle che le guidano. Altro discorso è l’enorme concentrazione di potere in forma di dati che va presa molto sul serio”, si era difeso Ev Williams, cofondatore di Twitter e Medium, appena due mesi fa su questo giornale. Eppure anche lui, come Berners- Lee, vorrebbe” aggiustare” Internet ormai irrimediabilmente rotto. La crisi di credibilità del Web e della sua economia basata su contenuti gratuiti in cambio di pubblicità e smercio dei dati delle persone inizia ad esser profonda. La retorica della Rete libera e liberatrice è stanca. Anzi, posticcia. I social non hanno liberato nessuno, come dimostra la storia delle primavere arabe. Sostenere però che la rivoluzione non abbia portato benefici farebbe rivoltare nella tomba il fisico Hans Rosling, che ai pericoli della percezione non sorretta dai numeri ha dedicato la vita oltre ad un saggio importante ( in tempi di populismo) come Factfulness. Dieci ragioni per cui non capiamo il mondo. Oggi il Web è l’architettura dell’informazione e dell’intrattenimento, terreno di cyber guerre e di una nuova forma di politica e diplomazia, veicolo di enormi cambiamenti nei servizi e nella società. Ma con la diffusione degli smartphone il potere dei dati è nelle mani di pochi e il sogno di un unico e villaggio abitato da una umanità più matura si è dimostrato infantile. I pericoli della distopia descritta nel romanzo Il cerchio di Dave Eggers sono sotto gli occhi di tutti, come la costatazione che l’accesso ("login") al Web non necessariamente rende più colti.” In un mondo alluvionato da informazioni irrilevanti, la lucidità è potere”, dice Yuval Noah Harari. L’autore di 21 lezioni per il XXI secolo a Robinson poi ha spiegato:” Ci affidiamo alla conoscenza degli altri, ambienti di amici con idee simili che si autoconfermano sui social. E così anche non sapendone nulla, c’è chi propone politiche per il cambiamento climatico. Il ‘ pensiero di gruppo’ è così forte che quando sbaglia non cede nemmeno davanti all’evidenza”. I bit insomma non sono più intelligenti degli atomi, con buona pace di Nicholas Negroponte, e ora hanno bisogno di un nuovo volto. Cose che capitano quando si compiono 50 anni.