Libero, 29 dicembre 2018
Il cane al ristorante paga due euro di coperto
Tra le cose prevedibili degli animali, in questo caso dei cani, oltre alla ridicola posizione con cui fanno la cacca, c’è la loro imprevedibilità. Ecco perché la decisione (...) segue dalla prima COSTANZA CAVALLI (...) del ristorante La Torre, in via San Vito 37 a Albettone (Vicenza) – circa 150 coperti, tra i più frequentati della Riviera Berica – di far pagare il coperto anche ai cani, più che una questione di «discriminazione» verso gli animali, «che da noi sono sempre stati i benvenuti», dicono i titolari, sembra più un tentativo poco lungimirante di dirigere il traffico. I proprietari del locale sono, da una decina d’anni, i fratelli Devid, Fabio e Joe Formaggio (il sindaco del paese noto alle cronache per i cartelli anti bivacco e le frasi contro i ladri e contro i rom), e hanno deciso che da martedì prossimo, il primo gennaio 2019, i clienti che arriveranno al loro ristorante con i cani al seguito dovranno pagare due euro di coperto anche per loro, uguale ai cristiani. Il coperto include una ciotolina per l’acqua e le eventuali operazioni di pulizia necessarie alla fine del pasto. L’IDEA Al sindaco preme di essere preciso e parte con il racconto di un cane piccolissimo che fece una pipì sterminata in un angolo della sala principale, costringendo suo fratello Devid a pulire fino alle due di notte. «Almeno avesse pagato il coperto», disse Devid, e l’idea balenò quella sera. «Più avanti», racconta Joe, «arrivò una coppia che teneva al guinzaglio due pastori tedeschi che berciavano in continuazione. Da lì abbiamo deciso di prendere provvedimenti». Quello che riportano molti quotidiani, però, non è corretto: «Decideremo a chi far pagare il coperto», spiega Formaggio, «ho clienti abituali che vengono con il cane ma è così buono sembra non esserci, altri invece hanno un cane agitato». Sul cartello informativo del nuovo corso, si legge infatti: «La direzione si riserva la decisione di far entrare o meno animali nel proprio locale». Insomma, cani grandi no, cani che abbaiano no, cani bagnati no: «Non è ipotizzabile che chi viene con la famiglia si trovi al fianco un alano più alto del bimbo undicenne, che sbava e puzza di umidità», ha dichiarato Fabio Formaggio. Il sindaco, in un’intervista-video a una tv privata, aggiunge: «Nessun razzismo verso i nostri amici a quattro zampe, ma pagheranno anche loro». In verità, ci sarebbe da osservare che, quanto a puzza e rumore, di solito vinciamo a mani basse noi umani. I cani in genere, si assoggettano a qualunque scomodità (sotto le sedie, scalciati per distrazione, ore di noia) pur di stare con i loro padroni. «Io e i miei fratelli abbiamo dei cani», racconta Joe, «ma ho anche tre figli piccoli e preferisco i loro schiamazzi ai guaiti del mio golden retriver. In un ristorante la priorità sono le persone che mangiano». SENZA NORME «Non esiste una norma che regoli la presenza di animali nei ristoranti», spiega il direttore generale del Fipe (Federazione Italiana Pubblici Esercizi), Roberto Calugi, «e per fortuna: è bene che rimanga una libertà imprenditoriale. Una volta rispettate le norme igienico-sanitarie, ogni cosa è lecita; e può diventare un buon modo per fare marketing. Anche in questo caso è un’occasione di comunicazione, che tocca però un tema discusso, come pure l’accoglienza dei bambini, anche neonati, nei locali. In questo caso, però, non c’è libertà di scelta: nessuno può escludere un bambino da un pubblico esercizio». L’igiene del locale, inoltre, dev’essere garantita sempre, a prescindere dal coperto: è impossibile credere che al ricavato della Torre una singola monetona faccia la differenza, e di certo non valgono una ciotola d’acqua. Coperto o no, l’uovo di colombo sarà il buon senso: «Credo che gli errori siano più dei padroni che degli animali», aggiunge Calugi, «bisognerebbe avere l’accortezza di prestare attenzione alla serata: se ci si accorge che nel locale ci sono già due cani, è sconsigliabile farne entrare un terzo».