il Fatto Quotidiano, 29 dicembre 2018
Troppi inglesismi nella manovra
Troppi commi e troppo termini inglesi che pregiudicano la chiarezza e la “navigabilità” del provvedimento al punto da rendere opportuna, in sede di pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, l’apposizione di sintetiche note a margine “stampate in modo caratteristico, che indichino in modo sommario il contenuto dei singoli commi o di gruppi di essi”. Questo il parere del Comitato per la legislazione della Camera in relazione alla legge di bilancio 2019, vale a dire l’organo di Montecitorio – composto da dieci deputati e presieduto attualmente da Fabiana Dadone (M5s) – chiamato a esaminare la qualità della legislazione. E quello che ne è emerso è chiaro: nelle tre pagine fitte di annotazioni e richieste di chiarimenti viene bocciata l’opportunità di utilizzare nel testo della legge di bilancio termini stranieri. Quelli finiti sotto la lente critica d’ingrandimento sono svariati: da venture capital a governance, passando per business angel, cloud computing, know-how e caregiver. Ma compaiono anche 9 “errori blu”. Viene ad esempio notato che il comma 455 finanzia per il 2019 con 56,1 milioni il fondo per l’assistenza a persone con disabilità grave prive del sostegno familiare ma quei fondi erano già stati stanziati.