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 2018  dicembre 29 Sabato calendario

Pagella semiseria ai protagonisti della politica e dell’economia

Più nazional-popolare di Sanremo, più eccitante del Grande fratello, il Grande spettacolo del governo del cambiamento e della sua Legge finanziaria ha tenuto banco per nove mesi, catalizzando l’attenzione di milioni di spettatori in tv, sulla stampa e sui social. Ma non tutte le performance sono state all’altezza delle aspettative.
Ecco la mia pagella:
I Dioscuri Di Maio e Salvini 
Scritturati per i ruoli di Cola di Rienzo e Masaniello alla guida del Popolo per rovesciare il potere delle élite e portare la rivoluzione a Bruxelles, hanno recitato la parte di Meo Patacca e Pulcinella. Dal dramma alla commedia all’italiana, con gag da cinepanettone come l’annuncio dal balcone della fine della povertà, o la lettera della Commissione europea scambiata per quella a Babbo Natale. Dovevano spezzare le reni all’Europa; è finita a tarallucci e vino. La Finanziaria del popolo si è rivelata la solita macchinetta acchiappavoti: un bel sussidio per il Sud; pensione anticipata e meno cartelle esattoriali per il Nord; una spruzzata di favori agli amici; tasse e gabelle per tutti gli altri. Voto: 3 
I commissari europei 
Grandi sacerdoti della Legge europea, rigorosi tutori di un imparziale rigore, disgustati dallo spettacolo blasfemo dei Dioscuri minacciano l’ira funesta. Ma sono anche uomini di mondo in scadenza di mandato: pure il presidente francese Emmanuel Macron ha problemi e allora ci vuole un occhio di riguardo. Così accettano il rinvio di clausole di salvaguardia che nessuno attiverà mai, promesse di privatizzazioni irrealizzabili e limiti ai deficit futuri che non verranno rispettati. Ma salvano la faccia. Tanto c’è il Mercato a fare il lavoro sporco. Voto: 4 
Il Mercato 
Deus ex machina, chiama il bluff della retorica sovranista facendo subito capire ai Dioscuri che, va bene lo spettacolo, ma coi risparmi degli altri non si scherza. Poi favorisce una soluzione che salva la faccia a tutti. Accusato di ogni male, denigrato e criticato: ma se non ci fosse, bisognerebbe inventarlo. Voto: 9 
Giuseppe Conte 
Ricorda il miglior Alberto Sordi: quello de Il marchese del Grillo. Debutta con una grande interpretazione. Voto: 7 
Giovanni Tria 
Fa Crozza che imita Tria. Dunque, il voto è del comico: un’imitazione esilarante che, insieme alla scena del balcone di Luigi Di Maio, ha portato lo spettacolo ai vertici di ascolti e gradimento. Voto: 8 
Paolo Savona 
Leader dei teorici della Mad (Mutually assured destruction): il famoso Piano B che avrebbe costretto l’Europa e la Bce a finanziare illimitatamente il nostro debito pubblico, sotto la minaccia di far saltare l’euro e trascinare l’Eurozona nella polvere. Un misero bluff: non era un’atomica; era una scacciacani. Voto: 4 
Sergio Mattarella 
La classe (anche politica) non è acqua. Impeccabile, mantiene l’aplomb senza sbavature, anche quando lo spettacolo rasenta il pecoreccio. Meritata la standing ovation alla Scala. Voto: 8 
I risparmiatori italiani 
Babbei quando credono che il governo, senza un soldo in tasca, possa farli lavorare meno, ridurre le tasse, garantire un reddito minimo e abolire la povertà per decreto. Ma se si tratta dei loro risparmi tornano saggi e fuggono dai Btp a gambe elevate. Oro alla patria? No, grazie. Voto: 6 
Mario Monti ed Elsa Fornero 
In tv a rimpiangere il governo delle élite illuminate: che malinconia! Ricordarsi di leggere Quel che resta del giorno del premio Nobel Kazuo Ishiguro, e concludere come il maggiordomo Mr. Stevens: «Forse è giunto il momento che io cominci a considerare con maggiore entusiasmo l’intera faccenda dello scambio di battute scherzose». Voto: 5 
I professoroni 
Si impegnano in dotte analisi per dimostrare l’ovvio: non c’è una lira per le promesse elettorali. Con grande realismo spiegano poi al pubblico (che non li ascolta) la differenza tra Procedura per deficit eccessivo e Debito eccessivo, la rilevanza dello zero virgola per la sostenibilità del debito, le virtù del Fiscal compact. Ma non si accorgono che, senza nuove idee, il capitalismo liberale in Europa sta andando a pezzi. Voto: 5 
I giornaloni (e i giornaletti) 
Nove mesi di analisi, retroscena, editoriali, sondaggi, commenti, indagini, scoop, gossip, veline, interviste sui Dioscuri e i loro comprimari, manco fossero Winston Churchill e Alcide De Gasperi. Ogni tweetpostlike, video, viene riferito, discusso, analizzato, commentato, facendo da cassa di risonanza a quei social che li stanno uccidendo. Alla ricerca della copia perduta, rischiano la morte per overdose. Voto: 5 
I talk show 
Più noiosi dell’ennesimo Grande fratello. Uno di qua, l’altro di là, si scambiano battute che vorrebbero mordaci, ma finiscono per urlarsi addosso. Le solite domande scontate. Ospiti in sala come tifosi da curva sud. Meglio il wrestlingVoto: 3 
Le élite e i poteri forti 
Sono i nemici dichiarati dei Dioscuri, ma non fiatano, convinti che convenga sempre essere filo-governativi, per poi negoziare sottobanco. Dopo lo sconquasso del sistema bancario, la fuga dei capitali, la penalizzazione di imprese e investimenti e le prime avvisaglie di recessione, si comincia a udire qualche timido pigolio. Se il Governo ha «le palle» (Matteo Salvini dixit) la solita vaselina non basta: tirare fuori gli attributi. Voto: 4 
L’opposizione 
Nel copione la parte c’era. Ma non l’ha recitata nessuno. Senza voto 

Ti sei perso la prima stagione? Tranquillo! Nel 2019 andrà in onda il sequel, ancor più spettacolare. I Dioscuri tenteranno di cambiare la Costituzione, stravincere le elezioni europee, e finalmente issare la Bandiera del popolo a Bruxelles. Sarà l’anno primo dell’Era sovranista?  
Come disse Stephen Hawking, «la vita sarebbe tragica se non fosse divertente».