La Stampa, 29 dicembre 2018
Intervista ad Alessia Zecchini, la donna più profonda del mondo
Per la donna più profonda del mondo la porta che conduce agli abissi si spalanca a circa -40 metri. Su questa soglia, la forza di gravità sembra fare una giravolta e l’acqua comincia a risucchiarla verso il basso. Romana di Monteverde, romanista sfegatata, 26 anni e occhi azzurri come il mare, Alessia Zecchini detiene da luglio il record mondiale femminile d’immersione in apnea (in assetto costante, con monopinna): -107 metri, che ha raggiunto alle Bahamas con un unico respiro di tre minuti e 15 secondi.
Zecchini, che c’è oltre i cento metri di profondità?
«Un silenzio che non ha uguali, se non forse sulla vetta di una montagna. Sei sola, a parte un piccolo drone che ti segue per le riprese, e ti godi la pace».
Tiene gli occhi aperti?
«Sì, preferisco vedere la differenza del blu e la distanza dalla cima di riferimento».
Alle Bahamas ha conquistato il record nel Dean Blue Hole, una voragine circolare che sembra sprofondare verso il centro della terra. Com’è immergersi in questo buco nell’Oceano?
«Dopo i -40 metri c’è il buio. È una sensazione strana perché nel Mediterraneo c’è quasi sempre luce, cambia solo la tonalità del blu; qui scendi in questa cosa chiusa, dalle pareti verticali, e ti trovi immersa nel nero totale. Non vedi nulla, vai giù e basta, sperando che la narcosi sia clemente».
La narcosi?
«Il cervello vacilla. Non si è ancora capito perché. È una sensazione di leggera ebbrezza che si avverte intorno ai -90 metri, spesso accompagnata da allucinazioni. Nel blu è come aver bevuto troppo ed è più controllabile, nel buio invece è molto più forte: la mente viaggia e ti fa vedere cose che non esistono. Io ad esempio ho visto il drone moltiplicarsi in tanti Minions, quegli esserini gialli che popolano il film di animazione “Cattivissimo me”. Altri hanno parlato di mostri».
Le va di risalire? Come ha cominciato con l’apnea?
«Dalle vacanze al mare con i miei genitori. Mi immergevo per raccogliere conchiglie e pietre. Poi, a 11 anni, ho iniziato i corsi di nuoto, ma non mi piacevano. Preferivo nuotare sott’acqua da un bordo all’altro della piscina. Due anni dopo, finalmente, ho frequentato un corso di apnea. E non ho più smesso. A 17 anni ho cominciato ad allenarmi seriamente, a 19 ho vinto a Torino due argenti al debutto nel campionato italiano e a 21 anni ho partecipato al mio primo mondiale, vincendo tre medaglie tra cui un oro».
E nella vita fuori dall’acqua?
«Mi sono laureata in Scienze motorie e ho conseguito un master del Coni in Management nello sport. Due anni fa poi sono diventata professionista: sono una globetrotter dei mari, gareggio in tutto il mondo. Salgo e scendo dagli aerei anche per allenarmi: vado alla ricerca dell’acqua calda, odio quella fredda».
Una vita che non aiuta le relazioni sentimentali.
«Eh, frequenti quando sei ferma, ma a me capita davvero raramente, ho fatto giusto un mese di stop dopo il Mondiale di ottobre. Oppure scegli un apneista che gira come te: ogni tanto ci si divide e ogni tanto si sta insieme. Ora sono sola, ma non mi pesa molto. La mia vita mi diverte, quando non sarà più così la cambierò».
Si immerge anche per diletto?
«Certo. Sott’acqua è meraviglioso. Hai aria per poter scendere a 30-40 metri e goderti lo spettacolo. Squali, delfini…».
Non ha mai paura? Della profondità ad esempio.
«Mai. Ero una bambina e sono una donna senza paura. Tanto che talvolta sono un po’ troppo spavalda e può diventare rischioso».
L’apnea è uno sport pericoloso?
«Non più della Formula 1 o della MotoGp».
Gli incidenti accadono (il suo allenatore, Stephen Keenan, è morto un anno fa mentre la stava aiutando a risalire da un’immersione in Egitto, una tragedia di cui Alessia preferisce non parlare).
«Capita a tutti gli apneisti di avere un problema, di svenire, di avere un black out. In gara è tutto molto sicuro, se accade qualcosa ti soccorrono, il problema è che magari non c’è un ospedale vicino».
Dove possono arrivare le donne dell’apnea?
«Negli ultimi anni siamo diventate fortissime, 9 record del mondo. La battaglia, a differenza degli uomini dove c’è un russo che vince tutto, è aperta. Il che ci spinge ad alzare l’asticella».
Siete seguitissime. Lei è diventata un personaggio.
«Dopo 24 record mondiali… finalmente!».
L’avvenenza aiuta?
«Tutto aiuta, ma prima vengono i risultati».
Torniamo al tuffo iniziale. Che accade quando si raggiunge la porta degli abissi?
«Smetti di pinneggiare e ti lasci cadere alla velocità di un metro al secondo. È la parte più bella, è come volare».