La Stampa, 29 dicembre 2018
Borsa, anno nero. Cento miliardi bruciati nel 2018
L’anno dello spread, del nuovo governo gialloverde, della manovra del popolo infranta sul muro di Bruxelles, l’anno dell’economia che torna a rallentare presenta il conto a Piazza Affari e manda in fumo più di 100 miliardi. Un anno fa, di questi tempi, la capitalizzazione del mercato milanese era infatti pari a 644 miliardi. In un anno è planata a quota 543. Il che riduce il peso delle società quotate rispetto all’economia del Paese: valgono ora il 33,5 del Pil, dal 37,8% di fine 2017.
Del resto gli indici sono andati a rotoli: il Ftse Italia All-Share, quello che rappresenta tutto il listino, chiude con un -16,7%. Il listino principale della Borsa Italiana, il Ftse Mib che riunisce i 40 titoli più rappresentativi del listino e che pesa per circa l’80% della capitalizzazione complessiva,perde in 12 mesi il 16,1%. Fanno meglio le piccole imprese quotate all’Aim, se per meglio si accetta un -12%.
Scudetto sul listino
In ogni caso lo scudetto della Borsa, come quello del campo, va alla Juventus ultimo ingresso insieme con Amplifon (+8,28%) tra i «vip» del listino al posto delle «retrocesse» di Mediaset (-15% in un anno) e Banca Mediolanum (-30%). Tale ingresso ha costretto molti fondi ad adeguare il peso del titolo della Juve in portafoglio per restare ancorati all’indice di riferimento. Se si aggiunge l’effetto CR7, ecco il +41,53% portato a casa dalla Vecchia Signora.
A seguire, sul podio dei 40 titoli-guida, troviamo i liquori della Campari, in rialzo del 14,2%, seguiti dalle Poste Italiane, in progresso rispetto a fine 2017 del 10,68%. Buoni spunti anche da Moncler (+9,69%) e Amplifon (+8,28%). Peggiore della classe, per restare sempre sul listino principale, troviamo Azimut, in calo del 40,54%, seguita da Unicredit (-37,37%, con i bancari sotto il peso dello spread) e Prysmian, scivolata in 12 mesi del 36,2%. Se poi si esce dal listino principale - accanto a exploit come quello di Eurotech, in rialzo del 140 per cento - spiccano i casi che hanno riempito le cronache finanziarie.
Lacrime genovesi
Carige, per esempio, è la protagonista in negativo dell’anno. In Borsa la banca genovese - a cui la Bce chiede con urgenza l’aumento di capitale, dopo il no ricevuto in assemblea - tratta a 0,0015 euro in calo in un anno dell’81,71% per una capitalizzazione attorno agli 80 milioni, contando il maxi rimbalzo (+15%) rimediato ieri. Tra i peggiori troviamo altri casi come Astaldi, la società di costruzioni in crisi, che in un anno è piombata da 2,10 euro a 51 centesimi, perdendo il 75,45%. Tra le storie che hanno tenuto banco per tutto l’anno, c’è Telecom Italia. L’infinito duello tra i due grandi azionisti Vivendi e Elliott non ha giovato al titolo che, sul listino principale, ha perso il 34% in un anno.
Per il resto l’anno di Borsa ha visto 31 nuove quotazioni attraverso Ipo, per una raccolta complessiva di 2 miliardi di euro, il 62,9% in meno rispetto ai 5,4 miliardi delle 32 Ipo dello scorso anno. Sempre nel 2018 ci sono state 22 operazioni di aumento di capitale (contro le 11 dello scorso anno) con per un controvalore di oltre 2,2 miliardi (14 miliardi nel 2017). Le offerte pubbliche di acquisto (le Opa lanciate per conquistare una società) sono state 17 (18 un anno fa, di cui 15 concluse), per un controvalore di 4,8 miliardi (fu di 800 milioni appena nel 2017).
Intesa Sanpaolo risulta invece l’azione più scambiata a Piazza Affari nel corso del 2018, sia per controvalore (71 miliardi) che per numero di contratti (più di 4 milioni). L’istituto guidato dall’ad Carlo Messina scalza dal podio Unicredit, che nel 2017 aveva ottenuto la prima posizione con 74 miliardi di controvalore e 4,5 milioni di contratti. Quanto ai record dell’anno, riguardano tutti strumenti derivati sul Ftse Mib:il 29 maggio i futures toccano i massimi per numero di negoziazioni, lo stesso vale per le opzioni. Prima ancora il 6 febbraio era toccato ai mini-futures sul medesimo indice. Italiani, popolo di santi, navigatori e trader.