«Malgrado i nostri corpi, mio, di Charlotte e di Stellan, abbiano conosciuto maggiore splendore, non abbiamo problemi nel metterci al servizio del film». (Poi la scena è stata modificata perché «a restituire il profondo senso di intimità e condivisione bastavano i loro sguardi», Nossiter). Sono previste 12 settimane di riprese tra Italia, Francia, Croazia, Grecia.
E Nolte sarà in quasi tutte le scene. Una fatica che l’attore, 77 anni e una carriera lunga 200 film tra Hollywood e cinema indipendente, accetta in nome della causa ambientalista.
«Jonathan è venuto da me mentre giravo un film a Berlino. Abbiamo mangiato e parlato molto di quello che sta accadendo al pianeta. Mi ha dato un’impressionante mole di documenti, studi, articoli. Tutti concordi nel dire che abbiamo già passato il limite. Non mi interessano i film di fantascienza che scommettono su quale sarà il futuro dell’uomo e della società. Ma questo è un film profetico e non c’è un regista migliore di Jonathan per girarlo. Io, Stellan e Charlotte abbiamo voluto esserci». Una lunga pausa, poi aggiunge: «È passata l’era in cui lottavo per il successo. Non ho nessun traguardo materiale da raggiungere. Faccio scelte dettate dalla spiritualità e questo è un film che parla d’amore e di spirito».
Il personaggio che interpreta si chiama Shakespeare e sarà la guida del giovane Kal. «È uno Scrooge nel deserto. Ha perso tutto, la famiglia, gli amici, da tanto tempo. Prima scaccia Kal, ma poi lo aiuta a trovare uno scopo nella vita, lo trasforma nell’ultimo cineasta sulla terra, si mette in viaggio con lui e incontra l’ultimo residuo dell’umanità. È un film pieno di morte, ma anche di vita. Di speranza, malgrado tutto». Shakespeare custodisce gli ultimi spezzoni di pellicola dei grandi capolavori del cinema. Ed è di grande suggestione la scena ambientata al tempio di Paestum in cui, davanti a un centinaio di comparse vestite di stracci, vengono proiettate sul teatro le immagini. «È stato emozionante. Guardando quei frammenti mi sono dimenticato che stavamo girando. Chaplin, Fellini… un’esperienza indimenticabile».
Se gli si chiede quale frammento di un suo film sceglierebbe taglia corto: «Ho la memoria a breve termine e per me l’ultimo film è sempre il più importante. E questa è una storia estrema». Ragiona su come potrà essere accolto il film in patria. «Immagino le reazioni: in America non può succedere... Ma abbiamo un presidente tutt’altro che consapevole sull’ambiente. Trump ha ridefinito il concetto del ridicolo, non c’è umorismo che tenga di fronte a questa realtà. Ha tolto ogni dignità al suo ufficio. Il mondo deve affrontare questa situazione, l’instabilità che ne consegue. Sono preoccupato per mia figlia». Con Sophie Lane Nolte, undici anni, ha giratoHead full of honey, remake di un film tedesco firmato dallo stesso regista, Til Schweiger, il viaggio agrodolce di un nonno malato di Alzheimer con la nipotina, l’unica in famiglia che sembra in grado di comprenderlo: «Il personaggio mi ha ricordato mia nonna, che soffriva di demenza. Ero l’unico ad ascoltarla mentre parlava con le persone del suo passato. E provavo a interagire con lei. Sono state le mie prime prove di recitazione». L’idea di far recitare Sophie è arrivata quasi per caso: «Ha talento, spero che segua la sua passione. Per il mio paese spero invece in una politica che torni a parlare di gentilezza, condivisione compassione, generosità».