Corriere della Sera, 28 dicembre 2018
Agassi odia il tennis ma non riesce a separarsene
«Odio il tennis, lo odio con tutto il cuore, eppure continuo a giocare. Per quanto voglia fermarmi, non ci riesco. Continuo a implorarmi di smettere e continuo a giocare; e questo divario, questo conflitto tra ciò che voglio e ciò che effettivamente faccio mi appare l’essenza della mia vita». («Open», la biografia sportiva definitiva, pubblicata nel 2011).
Andre Agassi, 48 anni, una moglie (Steffi Graf), due figli e otto titoli Slam conquistati tra il 1992 e il 2003, numero uno del mondo per 101 settimane, odia il tennis da quando era bambino ma non riesce a separarsene. Allenerà il bel Grigor Dimitrov, bulgaro noto più per il flirt con Maria Sharapova che per il Master vinto nel 2017 (finale con Goffin), 27enne talento inespresso, troppo presto battezzato «il nuovo Federer». Allenare, oddio, è un’iperbole che va ricondotta ai giusti termini: Agassi non allena, consiglia. Più guru che coach, più mentore che palleggiatore. Il periodo di prova alla fine di quest’anno, a Parigi Bercy dove il bulgaro ha perso negli ottavi con Cilic, ha prodotto frasi di grande benevolenza da parte di Dimitrov («Andre è straordinario, non potrei aver scelto una persona migliore con la quale aprirmi e continuare il mio percorso») e un prolungamento dell’accordo. La strana coppia ricomincerà insieme a gennaio dall’Australia, dove Grigor si allineerà ai nastri di partenza insieme ai dinosauri (Federer, Nadal), alla Next Gen cui non appartiene più da anni (Zverev in testa) e al terzo incomodo che ha in mente di rovinare i record degli Immortali (Djokovic), sul cemento di Melbourne dove ogni risultato è possibile.
È stato Dani Vallverdu, coach di Dimitrov, a suggerire l’ingresso a tempo pieno dell’ex kid di Las Vegas nel clan: «Agassi non può portare che positività». Il suo lavoro sarà ispirare, lasciandosi guardare nel box giocatori, sulla scia di Lendl con Murray, Edberg con Federer, Becker (e poi lo stesso Agassi) con Djokovic. I grandi ex, rispetto a quel mediocre tennista di Vallverdu (cresciuto insieme a Andy Murray e, strada facendo, massacrato dal confronto) sanno cosa si prova sulla palla break che può costare il set e cosa si pensa sul match point di una finale Slam. Che poi riescano a trasmetterlo (con Agassi nell’angolo Djokovic ha vinto solo il torneo di Eastbourne 2017 nell’arco di dieci mesi tormentati dagli infortuni) è un altro discorso.
Insieme a Melbourne
Partiranno insieme dall’Australia. Perché l’ex Kid ci riprova se ha già fallito con Djokovic?
Se è chiaro cosa possa guadagnare Dimitrov dalla relazione con Agassi (risorgere dalla posizione n. 19 del ranking in cui è precipitato), non lo è altrettanto il motivo per cui l’uomo che ha sempre odiato il tennis – e che detesta allontanarsi dal buen retiro di Las Vegas dove gestisce un impero in proprietà immobiliari, inclusa l’Academy per bambini svantaggiati che porta il suo nome – ha accettato di continuare a farne parte. In un ruolo defilato, ma comunque attivo.
Nel frattempo Grigor, chiusa la love story con la 39enne cantante delle Pussicat Dolls Nicole Scherzinger (ex di Lewis Hamilton), si è trasferito in Nevada per la preparazione invernale. Sui social del bulgaro girano video di allenamenti sotto l’implacabile sole di Las Vegas e di ore liete al circuito di auto da corsa che corrono nel deserto. Agassi ha postato una sola foto: Dimitrov che familiarizza con Blue, il suo enorme alano blu. Pur sempre un inizio.