Corriere della Sera, 28 dicembre 2018
Il fenomeno Garrix
Negli anni Ottanta se la passava piuttosto bene. La voce e quell’anima soul gli avevano regalato pillole di successo. Poi però il destino lo sbatte sui marciapiedi di New York. Mike Yung è sopravvissuto a nove coltellate e a una vita da senzatetto. Più di trent’anni da busker nella metropolitana della Grande Mela gli procurano un posto a America’s Got Talent. Quella di Mike è una di quelle storie che si sentono volentieri sotto l’albero. Il Babbo Natale in questione è Martin Garrix, il dj numero uno al mondo. «La sua storia mi ha illuminato. È la dimostrazione che se credi in qualcosa puoi fare in modo che accada prendendoti la rivincita», racconta Garrix.
Il sogno in questione è diventato Dreamer, il nuovo singolone, con un’anima gospel, che il producer olandese ha sfornato: oltre 15 milioni di clic. «Ho sentito Mike per la prima volta in un video su Instagram. Una voce che mancava nella musica di oggi. L’ho cercato io e ci siamo incontrati a New York per la prima volta. Un paio di mesi fa è venuto a trovarmi ad Amsterdam, abbiamo affittato una barca sui canali e scritto cinque canzoni diverse in un giorno solo».
Nato in un paesino dell’Olanda del Nord, Garrix si è preso il mondo giovanissimo scrivendone la colonna sonora. Producendo hit con un tocco magico per cui è stato eletto numero 1 dal 2016 ad oggi da Dj Mag, la bibbia di settore. Lo dice il pubblico, ma lo confermano i colleghi, che stravedono per lui andando oltre la cronica gelosia che si respira in consolle. Curriculum alla mano però è piuttosto evidente che Garrix non sia un semplice dj. Di quelli pagati (solo) per fare ballare e sballare la gente.
La sua musica ha superato i confini dell’elettronica tradizionale. Garrix non fa più solo musica da discoteca, è una popstar globale, capace di planare anche su ballatone romantiche senza perdere un briciolo di credibilità: «Faccio la musica che mi sento di fare. Perché è la cosa che mi fa stare bene. Ho bisogno di sperimentare, collaborare con artisti diversi. Quando sono in studio e sto lavorando a un nuovo brano, non voglio sentirmi limitato da ciò che le persone si aspettano da me e inizio a gettare le basi per qualcosa di diverso».
Un approccio che è una vitamina per la musica elettronica. Perché se il numero 1 del genere vola alto per non essere mai uguale a se stesso, il vento cambia per tutti. «Vivere tante esperienze diverse è l’unico modo per crescere in fretta», dice. Fa effetto sentirlo parlare come un vecchio marinaio che ne ha viste e sentite di ogni tipo. Garrix ha solo 22 anni. E fa effetto anche l’assoluto senso di professionalità che lo contraddistingue in un’industria che si alimenta di grande sregolatezza: «Sono abituato a fare l’alba, a saltare da un party all’altro. Il fatto di lavorare quasi sempre mentre gli altri fanno festa mi costringe a non perdere mai un colpo».
A 8 anni decise il suo futuro quando vide Tiësto suonare ai Giochi Olimpici di Atene. «Ho capito subito che nella vita avrei voluto fare il dj e il produttore: la sua Traffic è stata veramente una grande fonte di ispirazione per me. Ho cominciato a fare un sacco di pratica, e alla fine sono riuscito a entrare alla Herman Brood Academy di Utrech, riuscendo così a far coesistere gli studi e la mia passione».
In varie occasioni ha confessato di sentire il peso della celebrità. «È stato stranissimo diventare superfamoso in così poco tempo, ma adesso ho imparato a gestire la pressione. Ci sono persone che si prendono cura di me. Mi consigliano, organizzano le cose. E poi comunque passo ancora tanto tempo con la mia famiglia. Mi aiuta a rilassarmi, e a ricordarmi chi sono».
La musica elettronica vive un buon momento di salute. Stanno accadendo parecchie cose. «Ci sono sempre più giovani artisti che cercano di trovare il loro posto in questo mondo. Lo fanno inventandosi nuovi suoni. La tecnologia in questo è veramente democratica, ognuno ha la possibilità di fare bene ciò che ama». Per questo Garrix ha fondato Stmpd Rcrds, l’etichetta con cui produce giovani talenti. «Ogni venerdì buttiamo fuori qualcosa di buono».
Da David Guetta a Dua Lipa, negli ultimi anni, ha collaborato con tanti. «L’intero viaggio è stato speciale e non cambierei nulla anche se capita di commettere errori. Sono contento di come riesco ogni volta a far crescere in modo diverso i miei spettacoli e orgoglioso di come il pubblico viene coinvolto. Ma sono abituato a pensare sempre al domani: i prossimi sogni si chiamano Shawn Mendes e Imagine Dragons. Mi piacerebbe lavorare con loro». E di solito i sogni è bravo a farli avverare. Chiedete a Mike Yung se si immaginava un lieto fine così.