Corriere della Sera, 28 dicembre 2018
La caduta di Carige
Doppia missione ieri in Bce a Francoforte per il presidente di Carige, Pietro Modiano, e l’amministratore delegato, Fabio Innocenzi, e per il primo azionista, Malacalza Investimenti, che sabato astenendosi ha fatto saltare l’ok all’aumento da 400 milioni.
I due banchieri hanno descritto il quadro determinatosi dopo la bocciatura dell’operazione, prevista dagli accordi con lo Schema Volontario del Fitd che il 30 novembre ha sottoscritto un bond subordinato da 320 milioni, fondamentale per la sopravvivenza di Carige e imposto da Bce per rientrare nei limiti di patrimonio. Innocenzi e Modiano avrebbero sollevato proprio il tema della governance – non di patrimonio —, ovvero di una banca in mano a Vittorio Malacalza e ai figli Mattia e Davide, che avevano ottenuto l’ok da Bce a portarsi al 27,5% a condizione di non avere il coordinamento e controllo. Il vertice con Ramon Quintana, responsabile della Vigilanza su Carige, si sarebbe incentrato su questi aspetti e sulla necessità di trovare un approdo sicuro per la banca con un’aggregazione: sul mercato si ipotizza un interesse di Ubi, BancoBpm o perfino Unicredit, e alcuni fondi come Investindustrial di Andrea Bonomi avrebbero guardato il caso.
Ma in Vigilanza sono stati ascoltati per un’ora e mezza anche Davide e Mattia Malacalza, accompagnati dagli avvocati Paolo Chiglione, Andrea D’Angelo e Luca Purpura per discutere la linea assembleare ma anche di quanto successo dall’ultimo aumento del dicembre 2017 da 550 milioni (più altri 300 milioni di cessioni) sotto la gestione di Paolo Fiorentino, andato in fumo in dieci mesi in particolare dopo 257 milioni di perdite su crediti fatte emergere da una ispezione Bce. Su questi aspetti i Malacalza – che in Carige hanno investito 400 milioni per una quota che oggi ne vale circa 20 e hanno cambiato 4 ceo in altrettanti anni – vogliono chiarezza. La linea inoltre è di non avere il coordinamento e controllo della banca; se così fosse l’avrebbero avuto anche in caso di approvazione dell’aumento. Più in generale cercano di limitare i danni: per questo vorrebbero evitare di sottoscrivere un aumento di capitale senza piano industriale e con una Bce che spinge per una fusione che farà scendere a zero il valore di Carige. Già ieri, con un crollo del 18%, è precipitata a 73 milioni.
La Vigilanza avrebbe assunto una linea moderata: non ci sarebbero in vista per ora provvedimenti drastici come un commissariamento; ma l’aumento, ha ribadito, va fatto. Si starebbe lavorando per una soluzione adeguata, magari con una nuova assemblea a breve. Con un piano. E forse anche con un acquirente pronto.