Il Sole 24 Ore, 28 dicembre 2018
I 400mila pensionati italiani che vanno all’estero costano un miliardo
I pensionati italiani all’estero? Per l’Inps sono circa 400mila sparsi in 160 Stati, titolari di 245mila pensioni di vecchiaia, 133mila assegni ai superstiti e poco più di 14mila trattamenti di invalidità.
Dai dati aggiornati a inizio 2018 risulta che è l’Europa il primo continente di destinazione degli italiani, con oltre 210mila assegni “vigenti”, seguita dall’America settentrionale (poco più di 90mila trattamenti), con l’Oceania in terza posizione (46mila pensioni) e l’America del Sud in quarta (38mila). Il resto si divide tra Asia, Africa e America Centrale.
In tutto le pensioni pagate all’estero hanno un importo che supera il miliardo di euro. L’assegno medio mensile è di 245 euro. Un importo bassissimo, perché la maggior parte dei beneficiari ha lavorato pochi anni in patria prima di varcare i confini nazionali. D’altro canto però, ci sono (e risultano in crescita) anche persone che hanno lavorato tutta la vita in Italia e dopo aver raggiunto il traguardo della pensione hanno scelto un Paese estero dove vivere, anche in base al regime fiscale e al costo della vita.
Una leva, quella del regime fiscale agevolato, su cui agisce anche la misura contenuta nel disegno di legge di bilancio al rush finale in Parlamento (si veda l’articolo sopra), che introduce una flat tax del 7% per 5 anni in favore dei titolari di redditi da pensione erogati da soggetti esteri, che trasferiscono in Italia la propria residenza in un Comune delle regioni del Mezzogiorno (Sicilia, Calabria, Sardegna, Campania, Basilicata, Abruzzo, Molise e Puglia), con popolazione non superiore a 20mila abitanti. Questi soggetti, però, per avere l’agevolazione fiscale non devono essere stati fisicamente residenti in Italia nei 5 periodi d’imposta precedenti a quello in cui scatta l’opzione.
Le mete preferite
In valore assoluto i principali Paesi dei pensionati italiani sono il Canada (54mila assegni), la Germania (52mila), la Svizzera (47mila), l’Australia (46mila) e la Francia (44mila). Gli importi medi mensili sono piuttosto bassi: in Canada si parla di 107 euro mensili, in Germania si sale a 138 e in Svizzera si sfiorano i 200 euro. Tra chi invece decide di espatriare dopo la pensione -sono circa 20mila gli “expats” nel giro di un quinquennio – spicca l’alto livello degli assegni rispetto alla media generale.
Il caso emblematico degli ultimi anni è quello del Portogallo: chi decide di trasferire a Lisbona e dintorni la “residenza non abituale” non paga nessuna tassa sulla pensione per 10 anni. I più ricchi però si trovano a Cipro: i 175 pensionati italiani incassano in media ben 5.481 euro al mese. Seguono gli Emirati Arabi Uniti: appena 67 italiani con un assegno medio di 3.606 euro. Si arriva poi al Portogallo: le 1.914 pensioni pagate dall’Inps valgono in media 2.545 euro al mese. A seguire Turchia e Malta con pensioni medie mensili dai 2mila euro in su.
Pochi contributi in Italia
La maggior parte delle pensioni pagate all’estero (circa il 70%) ha una contribuzione in Italia inferiore ai sei anni e poco più dell’80% non supera i 10 anni. Pochi contributi, dunque, per un conto calcolato dall’Istituto di previdenza che, come detto, supera il miliardo, con la possibilità di accedere anche alla quattordicesima e alle integrazioni al minimo. «Un’uscita per lo Stato italiano – ha sottolineato tempo fa il presidente dell’Inps Tito Boeri – che non rientra nel circuito economico del nostro paese sotto forma di consumi».