Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2018  dicembre 28 Venerdì calendario

La nuotatrice Simona Quadarella si racconta in una lunga intervista

Simona Quadarella, il meglio deve ancora venire? Come si vede tra dieci anni?
«Magari con tante medaglie al collo».
Tre d’oro Europeo nel 2018 e un argento mondiale in vasca corta. E nel 2019?
«Ci sono i mondiali in Corea del Sud».
L’anno dopo Tokyo
«Le Olimpiadi sono il sogno di ogni sportivo».
Un sogno nel cassetto come il primo titolo del tema alle elementari.
«Sì, io scrissi facilmente il mio che era quello di battere mia sorella Erika in vasca. Era più grande, era la persona che cercavo di imitare. Quello che volevo essere. Nuotava anche lei ed era brava».
L’ha battuta?
«Beh, alla fine sì. Poi lei ha smesso».
Per la sconfitta?
«No, perché doveva studiare».
Se le dicono Delta a cosa pensa?
«Al Delta Center, la piscina dove ho cominciato a nuotare da bambina, alla Borgata Ottavia. Papà Carlo, che lavora in banca ma per hobby fa l’istruttore di nuoto, mi ci ha portato. Ho messo il piede in acqua e non ho più avuto voglia di toglierlo. E c’era Marco, il mio primo allenatore».
Il secondo è Christian Minotti, nominato allenatore dell’anno.
«Nuoto con Christian da quando sono andata all’Aniene: avevo dodici anni. Mi fa faticare, ma fa benissimo. E poi non è solo l’allenatore della tecnica: è anche il mental coach».
Le ha trasmesso anche il tifo per la Roma?
«Un po’ c’era già. Però mi ha portato allo stadio».
E ora come fa con Riccardo, il fidanzato laziale? Nuotatore?
«Nuotava anche lui, sì; ma adesso ha smesso, anche lui per studiare».
Christian potrebbe vendicarsi con allenamenti più faticosi.
«Ne faccio due al giorno, mattina e pomeriggio e un paio di sedute in palestra. Comuque e la cosa giusta, almeno dai risultati».
E le virate tallone di Achille?
Già credo di essere migliorata un po’; ci lavoreremo di più dopo i mondiali di quest’estate, in vasca corta servono di più».
In vasca corta: visto la cinese?
«Sì, vedremo in vasca lunga. Qui penso più alla Ledecky».
La sogna anche, Katie? Lei è nota per i sogni pre-gara e premonitori...
«E vero: un paio di volte ho sognato perfino il tempo ed ho fatto quello. Poco tempo fa ai mondiali in vasca corta avevo sognato che facevo 8.09 e prendevo il bronzo. Invece ho fatto 8.08 ed ho preso l’argento».
La Ledecky non è da sognare, ma neanche un incubo: la Pellegrini l’ha battuta
«Federica è bravissima; quando mi paragonano a lei sono sempre felice, ma ne devo dare di bracciate; mi sto avvicinando. Però in Cina ho fatto la staffetta con lei e mi sono divertita moltissimo: è riuscita a darci una carica pazzesca. È bello nuotare con lei».
La stessa carica che le ha dato Rihanna ed ascoltare Nothing is Promised’ prima delle gare di Glasgow? 
«L’ho ascoltata molto, ma anche altra musica. Mi piace tutta e tutta mi dà la carica». 
Fa parte di un suo rituale?
«Non ne ho di particolari: la sola cosa è che metto le cose nello stesso ordine e faccio sempre allo stesso modo, così non dimentico niente. Non lo faccio per scaramanzia, ma perché sono disordinata. Non c’entra la scaramanzia».
Se le dicono Gnappetta’? 
«Non me lo dicono più, neppure mia madre Marzia, che insegna inglese, mi chiama più così come faceva quando ero bambina, perché ero sempre la più bassina e la più magra. Non crescevo, poi mi hanno operato, dato antibiotici, ed è passata».
Anche bene, si direbbe guardandola. Adesso la chiamano?
«I compagni in azzurro a volte Squiddy, come il personaggio di SpongeBob, a volte semplicemente Quasy. Un giornalista mi ha fatto un titolo Quadabella».
Qualcun altro ha parlato di una polo grigia che lei indosserebbe sempre dopo Budapest e la prima medaglia mondiale, quando va in piscina.
«Per la verità non la indosso, ma la guido. C’è stato un equivoco: non mi ero regalata una maglietta, ma una macchina».
Dove tiene il tesoro di medaglie?
«È un segreto: sono sacre». 
E l’autografo che Simona bambine chiese ad Alessia Filippi a un SetteColli?
«Da qualche parte in casa. Alessia è stata uno dei miei idoli. Io sono cresciuta con i successi di Filippi e Pellegrini».
La gara preferita?
«Gli 800 metri».
Ma le vengono bene anche i 1500. Come Gregorio Paltrinieri. A quando le acque libere?
«Mai, il nuoto di fondo è tutto per Greg; glielo lascio volentieri». 
E se oggi le dicono Koulibaly?
«Bellissimo quel suo post in cui si dice nero, francese, senegalese, napoletano: uomo’. Ha il mio like. Perché lo sport questo insegna: che non deve esserci nessuna discriminazione di nessun tipo. Come del resto dovrebbe essere nella vita di tutti i giorni».
Ha già girato il mondo, conosciuto giovani di tutti i tipi
«Si, però non è che ho ancora visto molto». 
Beh, a vent’anni 
«Magari mi riuscirà di farlo più tardi: quando viaggiamo per gli eventi non abbiamo molto tempo per vedere corse e luoghi».
bellissimi, ma vedremo dopo».
Dopo, già ci pensa?
«Certo che no: per adesso nuoto; non so quale sarà il mio futuro, dopo». 
Domanda da spot: che fa Simona Quadarella quando non nuota?
«Nuoto quasi sempre; forse una vita normale c’è nel weekend».
E allora si veste elegante’. 
«Mi piace vestirmi bene, mi piace essere elegante. Non è che quotidianamente ci siano tante occasioni per una ragazza che fa sport come me».