Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2018  dicembre 27 Giovedì calendario

Com’è andata con i compiti di Natale

Negli Stati Uniti hanno fatto un esperimento, ben raccontato dal giornalista e sociologo Malcolm Gladwell, nel libro titolato Fuoriclasse: per cinque anni, in una stessa scuola, con gli stessi professori e quindi con lo stesso metodo di insegnamento, in alcune classi vennero assegnati i compiti per le vacanze, in altre no. I ricercatori, un lustro dopo, conclusero che la differenza cognitiva e di preparazione non derivava dagli insegnanti, né dai metodi didattici, ma proprio dall’assegnazione dei compiti a casa: vinsero a man bassa gli studenti delle classi caricate di temi e di equazioni. Secondo l’Ocse, che su questo punto ci osserva dal 2012, gli italiani sono tra i primi al mondo per quantità di compiti, ma è difficile dire se la ricerca americana potrebbe dare risultati sensati in Italia, perché i nostri studenti sono unici al mondo anche per il carico di vacanze: quelle di Natale, di Pasqua, qualche ponte qua e là e soprattuto i tre mesi e rotti dell’estate, cosa che non succede in nessun altro Paese europeo. Francia e Germania, per esempio, Danimarca e Finlandia hanno vacanze estive molto più brevi: e vacanze più brevi garantiscono dosi di compiti a misura di studente. E questo ci porta alla raccomandazione del ministro Marco Bussetti, che una ventina di giorni fa aveva pubblicamente indicato agli insegnanti di dare pochi compiti, ma senza poi diramare, come aveva promesso, la relativa circolare: l’indicazione quindi è colta solo da chi voleva coglierla e ignorata da gran parte del corpo docente. Sulla pagina Facebook ?Basta Compiti? amministrata dal dirigente scolastico toscano Maurizio Parodi (fondatore anche della Rete nazionale Docenti e Dirigenti a Compiti Zero), che conta quasi 13mila membri, genitori e insegnanti hanno pubblicato alcune foto dei diari dei figli, fitte fitte di esercizi che dovranno essere consegnati fra il 7e l’11 gennaio.

SOLIDA TRADIZIONE
Se dovessimo fare una stima, a occhio, le persone che postano pagine intonse, di insegnanti hanno augurato buon Natale e divertitevi, rispetto a chi lamenta un carico immane di lavoro, saranno meno di dieci. La tradizione di tenere sulla corda gli studenti con silos di compiti delle vacanze, dunque, è forse l’ultima tradizione natalizia ancora largamente rispettata. Tutto era cominciato il 10 dicembre scorso. Bussetti, ospite della trasmissione Un giorno da pecora, su Radio1, dichiarò: «Vorrei sensibilizzare il corpo docente e le scuole a un momento di riposo degli studenti e delle famiglie affinché vengano diminuiti i compiti durante le vacanze». Doveva essere un segnale: «Penso a questi giorni di festività e ai ragazzi e alle famiglie che vogliono trascorrerle insieme». E che cosa potrebbero fare allora i ragazzi, gli era stato chiesto dall’intervistatore: «Leggere, fare movimento, dedicarsi ai propri hobby e andare a vedere delle mostre», aveva risposto il ministro. Così, dopo 50 anni – l’ultima circolare sul tema era stata quella del ministro Mario Ferrari Aggradi nel 1969, anche se a braccio ne parlarono i colleghi Fioroni, Profumo, Carrozza, Giannini – la determinazione di Bussetti generò una quantità di reazioni, e altrettante pagine pro e contro sui quotidiani nazionali. Bussetti ha diramato solo una nota, con gli auguri di Natale, nella quale si legge: «Nel rispetto dei principi costituzionali della libertà di insegnamento e dell’autonomia scolastica, invito il corpo docente a riflettere, anche collegialmente, sul carico di compiti che saranno assegnati durante le vacanze. Ritengo importante che i nostri ragazzi abbiano il tempo per ritemprarsi, stare con i propri cari, curare le proprie passioni, leggere, ascoltare musica, andare a vedere una mostra, praticare uno sport».

LE REAZIONI
E anche qui, gli insegnanti, pignoli, hanno precisato che quando si scrive «collegialmente» s’intende deliberare all’interno del Collegio Docenti; e che chiedere all’organo preposto di discutere sul carico dei compiti il 21 dicembre, quando cioè già sono stati assegnati, è un po’ tardi. Insomma, nessuno ha dato retta a Bussetti. Qualcuno che lo ringrazia, però, c’è: Parodi sostiene che il ministro abbia dato un «segnale interessante», da accogliere con soddisfazione perché i compiti per le vacanze precludono «il diritto al riposo e al tempo libero, riconosciuto dalla Convenzione sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, ratificata dallo Stato italiano il 27 maggio 1991, con legge n.176». E «se il Miur stabilisce per gli studenti, periodi obbligatori di vacanza, cioè di riposo, ricreazione, svago, questi devono essere rispettati. L’assegnazione dei compiti impedisce il godimento della vacanza perciò si deve ritenere illegittima».