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 2018  dicembre 24 Lunedì calendario

Così le droghe invisibili conquistano i ragazzini

Le nuove droghe si comprano online, in milligrammi. Niente passaggi furtivi di contanti al parchetto, ma carta di credito. Nessun rischio con la polizia, perché arrivano per posta. Così è semplice giocare al piccolo chimico e pensare pure che non possano fare male, considerato che sono legali. I siti le promuovono con la promessa di una serata eccitante a pochi euro. Ne conosciamo 800, con un ritmo che sta tra le sessanta e le settanta nuove molecole l’anno. Quasi una a settimana. 
Nascono e vanno sul mercato talmente in fretta che i dipartimenti ministeriali non riescono a tracciarle. Il menu a disposizione dei clienti virtuali è ricco, se le sigle disorientano basta leggere descrizioni e recensioni. Dieci pastiglie di 3-MMC sono 35 euro, un grammo in polvere 25. Sui tre grammi, c’è lo sconto. La «Blue Stuff», la «Roba blu» invece è un «blend di sostanze». Ai clienti di Chem.eu è piaciuta. Quattro recensioni a cinque stelle. «Ottimo servizio, bella confezione». «Il bagno più divertente della mia vita». Seguito da una faccetta che strizza l’occhio. La «roba» si vende in cristalli, ma come sale da bagno. Anche se non c’è scritto di preciso quali siano le molecole che la compongono, il principio attivo è l’ethylphenidate. Un farmaco psicostimolante molto simile al metilfenidato. Ancora non vi viene in mente niente? 
È come sniffare il Ritalin, discusso psicofarmaco usato per i deficit di attenzione e iperattività. Da maggio in Italia questa molecola è classificata come stupefacente, ma le alternative fioccano. C’è un’intera sezione del portale dedicata a cosa è legale e cosa no, paese per paese. Ad esempio per l’Italia «quattro volte più forte del Ritalin, venduto in cristalli ed esclusivamente per ricerche scientifiche» di nuovo c’è il MDPV. Poi le bustine di 2-Al, analogo delle anfetamine come il 3-FEA. L’elenco è infinito, pare criptico, ma per orientarsi basta conoscere l’inglese e Wikipedia. Le droghe legali, meglio non illegali, in circolazione sono migliaia. I ricercatori le chiamano Nps, Nuove sostanze psicoattive, per chi invece le compra sul web la parola chiave è research chemicals o legal highs. 
Con una composizione chimica leggermente diversa dalle droghe tradizionali, sono tecnicamente lecite. Seducono in fretta chi cerca online eccitanti, performanti. Pastiglie colorate e cristalli che danno reattività aumentata ed eccitazione. 
Sono legali perché non rientrano ancora nelle tabelle ministeriali delle sostanze stupefacenti e psicotrope, e quindi non sono regolamentate. Per etichettarle come nuove droghe bisogna seguire dei processi lunghi - e costosi - di analisi e osservazione. Per ricostruirne la pericolosità ci vogliono mesi, in alcuni casi anni. L’ultimo aggiornamento è dello scorso 17 novembre, disposto «a seguito dei casi di decesso registrati in Europa e in considerazione dei rischi connessi alla diffusione, riconducibile a sequestri». 
Morti per overdose
Sono morti - registrate in Svezia, Polonia e Slovenia tra il 2016 e il 2017 - che hanno a che fare con le molecole derivate dal Fentanil, oppioide sintetico mortale nell’eroina da spaccio. Nel decreto ministeriale, oltre all’elenco delle «nuove» droghe, c’è un’allerta. La diffusione di «molecole sintetizzate simili al Fentanil per aggirare il divieto internazionale» è motivo di «allarme sanitario». Nel 2017 sono stati studiati dall’Osservatorio europeo cinque derivati, disponibili addirittura come spray nasale. Sono più potenti dell’originale, ma chi li assume spesso nemmeno lo sa. Se le droghe tradizionali si misurano in grammi, per le molecole si parla di milligrammi. Difficili da dosare non solo per chi le usa. I vantaggi per chi le vende però sono impagabili: anche piccoli quantitativi si traducono in migliaia di potenziali dosi. Se poi sono legali, i rischi sono a zero. 
Secondo il Libro Bianco sulle droghe presentato a giugno, il consumo nel 2017 è raddoppiato tra gli adulti e quadruplicato tra i minorenni. L’Italia è il terzo Paese in Europa dove si consuma più cannabis, il secondo se si considera la fascia di età tra i 15 e i 34 anni. Siamo al quarto posto per la cocaina. La ricerca di Espad, stima che nell’ultimo anno in Europa circa tre ragazzi su cento abbiano provato una di queste sostanze psicoattive. E solo in Italia quasi 41 mila ragazzi hanno preso una sostanza senza sapere cosa fosse. Nel 2017 dieci adolescenti tra i 15 e i 19 anni sono morti per droga, 1334 i minorenni segnalati alle forze dell’ordine, 300 gli stranieri. Compaiono i baby spacciatori, 54 under 14 fermati, triplicati rispetto al 2016. La prima assunzione ormai avviene tra gli 11 e i 12 anni. Il nuovo pusher globale è Internet. In alcuni Paesi, come Gran Bretagna e Olanda, queste attività sono lecite. Ma il business sta nel forzare i limiti legali, navigando nella zona grigia della chimica e del nome delle sostanze. 
Si gioca con le legislazioni diverse. E l’apparente legalità restituisce al consumatore una percezione di sicurezza. Se c’è un sito, si può pagare con la carta di credito, non c’è alcun rischio per la salute segnalato, cosa mai potrà succedermi di male? Il vecchio mondo degli spacciatori di strada non scompare, ma si aggiunge. Quando arriva una nuova droga, il meccanismo è quello dell’affiancamento. Mai della sostituzione. 
Il poli-consumo dei giovani
Le vecchie sostanze si mescolano. Cambia il modello di consumo. Non si è più dipendenti da una sostanza, ma dalla dipendenza. Su Internet si trovano moltissime informazioni su come combinare i farmaci in casa per potenziarne gli effetti. Così per ogni festa c’è una droga diversa. Lo sciroppo per la tosse, mischiato con codeina e Sprite, è il beverone viola cantato nella trap. «Sciroppo cade basso come l’Md/bevo solo Makatussin nel bicchiere» è un verso della canzone «Sciroppo» di Sfera Ebbasta.
Il rapporto tra droga e musica non è una novità. L’immaginario non è più dominato da marijuana e cocaina. Non c’è solo l’eccitazione, la voglia di divertirsi, ma anche la voglia di stordirsi. Isolarsi. E così accanto agli eccitanti crescono i farmaci oppiacei derivati dalla morfina o antistaminici. «Perché ci droghiamo? Perché siamo umani» è la risposta di Josè Bardini sul mensile «Vita». È il responsabile della Comunità Pars, quella di Pamela Mastropietro. Una ragazza di 18 anni che seguiva un percorso terapeutico per disintossicarsi dall’eroina. Non ce l’ha fatta. «L’alcol e la droga si sono configurati come paradisi artificiali del mondo moderno - ragiona Bardini -. Il messaggio è: l’uomo può fare ciò che vuole, purché risponda alle proprie voglie. Nella testa di un ragazzo è una bomba atomica. Ma è il mondo adulto ad averglielo raccontato».