Corriere della Sera, 23 dicembre 2018
I dolori di Alba, orango albino
Vivere da albini, nel mondo degli uomini come nel mondo animale, non è facile. Diversi o speciali? Per Alba, giovane femmina di orango del Borneo indonesiano, il candore della pelliccia, il blu dei suoi occhi – tratti caratteristici in tutte le specie di mammiferi quando manifestano questa variazione genetica – la vita nella foresta è stata sempre problematica.
Intanto perché, come tutti gli albini, vista e udito non sono mai stati il suo forte, e poi (qui, ahimè, entra in campo l’uomo) perché la sua «unicità» ne ha fatto rapidamente una preda da esposizione. Se avete visto l’ultimo adattamento cinematografico del «Libro della giungla» di Rudyard Kipling (Mowgli-Il figlio della giungla, regista Andy Serkis, su Netflix) avrete capito il riferimento. Nel film, Bhoot, un lupacchiotto albino, è evitato da tutti nel branco, e trova conforto soltanto nella compagnia del cucciolo d’uomo. Fino al giorno in cui non incontra il cacciatore che lo uccide per impagliarlo e trasformarlo così in un «magnifico oggetto» da ammirare.
Chi lo dice che il cinema è invenzione? Alba – unico esemplare conosciuto di orango albino – è stata trovata dai volontari del Borneo Orangutan Survival Foundation (Bosf), racconta il Guardian, in un remoto villaggio ai bordi della foresta, ferita, affamata e sull’orlo di fare una brutta fine: pesava, nell’aprile 2017, soltanto 8 chili. Liberata e trasportata nei recinti della fondazione, lo splendido esemplare di primate si è ripreso rapidamente: nel fisico e nello spirito. «È tranquilla e sicura di sé, tutto l’opposto di quello che ci immaginavamo all’inizio», ha spiegato al quotidiano britannico il veterinario indonesiano Agus Fathoni. «Il vero pericolo? Viene dall’uomo».
Difficile pensare una cosa diversa, nonostante lo splendido lavoro del Bosf, che è pure un «prodotto» umano. La verità è che il bracconaggio, sommato alla continua distruzione della foresta pluviale – sfruttata per la sue ricchezze – habitat indispensabile per la vita di questi animali, ha portato negli ultimi 16 anni alla scomparsa di 150 mila oranghi. Per questo a molti è sembrato un azzardo la decisione di liberare Alba, ormai in salute, all’interno del parco nazionale di Bukit Baka Bukit Raya, al centro del Borneo, nella provincia indonesiana di Kalimantan. I bracconieri, infatti, sono una minaccia costante che i guardiani del parco riescono a contenere fino a un certo punto. In un Paese dove 26 milioni di persone vivono sotto la linea di povertà, gli oranghi (uccisi o venduti come fenomeni da baraccone) possono fruttare centinaia di dollari al mercato nero.
«Alba sarà controllata elettronicamente – spiega, al Guardian, l’esperto del Bosf Jamartin Sihite —. Certo, è una scommessa, ma vale la pena provarci». Il sottinteso è che Alba ha il diritto di vivere in natura e non in un recinto, per quanto comodo, circondata da umani.
I suoi primi passi, una volta uscita dalla gabbietta con cui è stata trasportata nel fitto della giungla, hanno mostrato come un primate sappia esprimere gioia e riconoscenza: salita su un albero, ha continuato a guardare i suoi «salvatori». Per poi muoversi lenta verso la sua meritata libertà.