Il Sole 24 Ore, 23 dicembre 2018
È la vigilia di Natale: state attenti ai fantasmi!
Vi sarà forse capitato di leggere Fergus Hume, giallista inglese cresciuto in Nuova Zelanda, morto nel 1932. Un suo racconto, pubblicato a Londra nella raccolta The Dancer in Red nel 1906, s’intitola The Ghost’s Touch, “Il tocco del fantasma”. Fa partecipe il lettore di uno “spaventoso Natale” passato a Ringshaw Grange, dove apparve uno spettro. Era di una donna, con un lungo abito di broccato a fiori e il copricapo dei tempi di Anna d’Inghilterra. Il malcapitato tremò talmente da giurare, in calce allo scritto, che avrebbe rinunciato per sempre alla caccia dei fantasmi e a dormire nelle stanze infestate dalla loro presenza.
Cosa c’entrano gli spettri con il Natale? Bella domanda, è il caso di aggiungere; la risposta, comunque, non conviene cercarla paragonando queste inquietanti presenze ai seccatori del periodo natalizio. Taluni storici delle religioni, colpiti da rituali della festa celtica di Yule in cui erano evocati demoni e spiriti di morti, attestato che “solstitium” significa “sole fermo”, quasi che la natura ipnotizzi in quel giorno la vita, hanno notato che nell’antica Europa, prima che la commemorazione del Sole diventasse la nascita del Salvatore, si celebrava qualcosa per (o con) i defunti. Del resto, il lepido Jerome K. Jerome nel suo libro Told after Supper del 1891, tradotto solitamente con Storie di fantasmi per il dopocena, non ha scritto che «la Vigilia di Natale è la gran serata di gala dei fantasmi»?
Tutto questo sia detto senza mancare di rispetto ad Agostino che riteneva impossibile qualunque forma di contatto tra vivi e morti e considerava i fantasmi prodotto di un’immaginazione sovreccitata (nel De cura pro mortuis gerenda). Rispose inconsciamente al santo dottore Giacomo Leopardi nei Pensieri: parlando della “fantasima” ricordò che il suo tempo stava diventando quello in cui «si veggono fantasmi, che sono creduti spiriti». L’affermazione del sapere scientifico e il dilagare delle pretese filosofiche di quel periodo favorì l’invasione degli spettri: occuparono una parte della cultura e molta vita borghese, facendo prosperare spiritismo e ipnotismo. D’altra parte, due pensatori non sospettabili di dabbenaggine, vale a dire Marx ed Engels, non avevano forse paragonato il comunismo, nel Manifesto del 1848, a uno spettro che si aggira per l’Europa?
Per rispondere a simili domande e alle innumerevoli che si possono aggiungere sull’argomento, è bene consultare il libro di Simona Cigliana Due secoli di fantasmi, appena pubblicato dalle Edizioni Mediterranee, ove si tratta di case infestate, tavoli giranti, apparizioni, spiritisti, magnetizzatori, medium e cose simili. Dopo aver insegnato alla Sapienza ed essersi occupata tra l’altro di storia delle avanguardie, l’autrice ha deciso di rivedere, ampliare e aggiornare «in una nuova veste scientifica completa di apparati» questo suo testo sui fantasmi, che ebbe una prima edizione nel 2007 da Fazi. È diventato una guida affidabile per chi volesse conoscere la negromanzia delle sorelle Fox o come nacque lo spiritismo moderno, quanto accadde in talune Chiese o che attendibilità meritano le foto di fantasmi, ectoplasmi, aure o pensieri. Troverete anche i medium negli ospedali, vicende con vampiri e, tra molte altre cose, il fatto che numerosi occultisti dell’Italia postunitaria considerarono Giuseppe Mazzini “un santo e un iniziato”.
Qui il discorso si complica e si finisce tra gli spettri del Risorgimento. Ha intitolato D. T. Max la biografia scritta per David Foster Wallace con una battuta di quest’ultimo: Ogni storia d’amore è una storia di fantasmi». Impossibile aggiungere altro.