Libero, 22 dicembre 2018
Quante vittime famose ha fatto la sfiga
Il raziocinio impone di non confessarlo (ufficialmente si dice che ognuno di noi sia arbitro del proprio destino) ma molti nutrono un forte sospetto. Quello che la sfiga esista oltre ogni irragionevole superstizione. Alzi la mano chi almeno una volta nella vita non ha condiviso il detto popolare «la fortuna è cieca, ma la sfiga ci vede benissimo». Ineluttabile teoria (chiamala se vuoi karma o destino) dalla quale si cerca inutilmente di difendersi con scaramanzie idiote. Attività che si fa particolarmente intensa in questi giorni di festa, quando gli auguri si sprecano sino al fastidio, e ci si attrezza con ostinazione per i riti di Capodanno, vagonate di lenticchie e mutande scarlatte. Desta quindi attenzione il libro di Micol Beltramini, che il fenomeno l’ha analizzato nel corso del tempo, rapportandolo a molti personaggi famosi i quali, nonostante il successo acquisito, a un certo punto della vita non sono sfuggiti al fatale colpo di sfiga. Titolo Che sfiga! Storie di gente che ha cambiato il mondo ma poi qualcosa è andato storto (Centauria editore, euro 17). La Beltramini è già autrice di libri nei quali esprime tutto il suo amore per il capoluogo lombardo (ed evidentemente ha portato fortuna visto il recente riconoscimento di città più vivibile d’Italia), il più recente si intitola appunto Perché Milano è meglio di Roma se ci devi vivere. E sulla “filosofia della sfiga” si rivela esperta sottile: esordisce dicendo che sin da piccola fra la creature di Disney la sua preferita è sempre stata Paolino Paperino, il papero sfigato che doveva vedersela con l’avarizia di zio Paperone. Gli voleva davvero bene, proprio a causa della malasorte congenita e, all’opposto, Topolino le stava sulle scatole perchè per lui c’era sempre un felice the end. Si immedesimava, Micol, tanto che diventando adulta ha continuato ad analizzare l’argomento, arrivando ad una conclusione clamorosa: secondo lei la sfiga e l’amore si equivalgono, hanno la stessa valenza, e quando colpiscono, non c’è santo che tenga. supplizio di sisifo Intanto lei è stata irrimediabilmente colpita da una riflessione di Albert Camus, il quale ha paragonato la vita umana al supplizio di Sisifo, il poveraccio condannato a spingere un macigno su per la montagna, e, quando arriva in cima, la perfida pietra rotola giù, e lui deve ricominciare. La conclusione di Camus (ad ogni costo positiva) dice che «anche la lotta verso la cima basta a riempire il cuore di un uomo». E quindi «bisogna immaginare Sisifo felice«. Infatti la Beltramini è andata oltre Camus, finendo per scoprire storie deliranti di personaggi passati alla storia, ma quanto pesante è stata per loro la bordata della sfiga: al confronto la sua, sia pur disastrata, le è sembrata quella di Heidi, campionessa della felicità idiota. ragioni religiose I personaggi presi in considerazione in varie epoche storiche e diversi settori, sono cinquanta. Si inizia con Pitagora, che detestava le fave anche per ragioni religiose e, quando, inseguito da nemici, si trovò la strada sbarrata da codesti legumi, preferì lasciarsi raggiungere e uccidere piuttosto che attraversarla. Prendete Edgar Allan Poe, campione della letteratura dark: solo una vita come la sua poteva ispirargli opere tanto cupe. Il padre naturale abbandonò la famiglia, la madre morì di turbercolosi, quello adottivo lo mise a studiare in un collegio vicino al cimitero, dove agli studenti veniva consegnata una vanga perché adibiti a scavare le fosse. Sposò innamorato una giovanissima cugina, ma lei morì all’improvviso mentre cantava e suonava il piano, causa la rottura di un vaso sanguigno in gola. Incontreremo James Dean, che non volle tener conto dei funebri presagi, in particolare quello di Alec Guinnes: gli aveva detto che la sua Porsche, detta Little Bastard, era una macchina sinistra, «ti ci troveranno morto dentro». Infatti accadde, proprio quando stava iniziando il grande successo e lui non aveva ancora terminato di girare Il gigante. E che dire di Tennessee Williams che morì soffocato dal tappo del collirio che teneva fra i denti, mettendo le gocce negli occhi? E di Eschilo ucciso nel sonno mentre dormiva in un prato, da una tartaruga lasciata cadere da un’aquila? Di Isadora Duncan strangolata dalla sua sciarpa impigliata nella ruota della sua Bugatti? Semplicemente, è tutta questione di una sfiga mortale.