la Repubblica, 22 dicembre 2018
Tennis, il richiamo del campo. Rios sulla scia di Borg
Nessuno vuole prenderlo sul serio. «Sono stato morso dal verme del desiderio di ritornare». Nessuno gli crede, a Marcelo Rios. Anche se lui ha continuato, ha ribadito: «Voglio essere in grado di vincere, fare nuovamente la storia e cercare di diventare il giocatore più anziano in assoluto a vincere un torneo professionistico».Chi ricorda il tennista cileno?Mancino, con il codino, assolutamente talentuoso, una sorta di McEnroe del Sudamerica.A Santo Stefano compirà 43 anni, essendo un classe ‘75, ed ora ha fatto ventilare questa ipotesi, riprendere la racchetta. Ha chiesto (ma non ancora ottenuto) una wild card, un invito, per il Challenger di Columbus, Ohio, al via il prossimo 7 gennaio. Una boutade? Molto possibile, conoscendo e ricordando il personaggio, non proprio esempio di disciplina e regolatezza. Che, comunque, è stato numero uno del mondo nel 1998 e ha anche giocato la sua ultima partita Atp nel 2004.«Ma dai, non ha nulla da fare» dice scherzando Riccardo Piatti. «Il tennis di oggi è tutt’altra cosa rispetto ai suoi tempi...». E l’opinione del coach dell’Accademia di Bordighera è confermata anche da Filippo Volandri, che di anni ne ha 37. «E di tornare a giocare non ci penso proprio! Però lo capisco, Rios: ci pensi da morire, a rigiocare. Ma se non sei allenato non vai da nessuna parte».La storia del tennis è piena di tentativi di ritorni, finiti tutti nell’ambito della tristezza: «Forse non vi ricordate Thomas Muster, e stiamo parlando dell’austriaco la cui abnegazione era nota: al suo ritorno la pallina non viaggiava, si fermava a metà campo. E giocava contro giovanissimi. Sono figure barbine, che poi rovinano i ricordi» spiega ad esempio Massimo Sartori, che è l’allenatore di Andreas Seppi.Andando a ritroso, ecco le immagini di Bjorn Borg sulla terra rossa del Country Club di Montecarlo. Lo svedese aveva deposto la racchetta nel 1983 e, nel ‘90, annunciò la sua intenzione, che avvenne nel 1991. Quella partita fu un colpo al cuore per i suoi fans: impegnato contro lo spagnolo Jordi Arrese, Borg racimolò soltanto cinque giochi.Eppure il grande rivale di Mac s’era allenato con Ivanisevic e Becker in gran segreto, ma fu costretto ad accettare la sentenza: non era più competitivo, con la Donnay di legno. «Eppure fisicamente c’era, ma era il suo tennis il problema, senza pressione».Per questo l’idea di Rios viene presa con le pinze: «Ma dai, non ci credo: davvero ha detto così?».Vincenzo Santopadre, anche lui mancino, di anni ne ha 47. «Se la deve vedere prima con me...».Santopadre si diletta ancora con la Serie A (con l’Aniene), ma palleggia anche con Matteo Berrettini, il suo pupillo.Il coach romano si sforza di voler prendere sul serio le intenzioni di Rios: «Dovrebbe allenarsi tanto, dare continuità. Io non me lo ricordo per essere un giocatore di questo tipo, tutti gli riconoscevamo questo talento che lo aveva portato in cima al mondo. Io dico che magari ha detto questa cosa con cuore, con sincerità.Perché ha davvero ancora amore per il tennis, perché vorrebbe giocare qualche partita, ma io penso sporadicamente. Alla sua età forse è verosimile vederlo impegnato nel doppio, non in singolare».Per questo Nicola Pietrangeli insiste sempre nel suo assunto: «Ognuno è campione nella propria epoca, è inutile che insistete, sono inutili i paragoni».Ma anche i ritorni, a questo punto.